La profumeria non è mai stata tanto di moda e la moda, in profumeria, non è mai stata tanto “di casa”: non c’è fashion brand che non contempli (almeno) una fragranza a suo nome. Un trend dai risvolti sorprendenti. A monte ci sono ragioni utilitaristiche (parfum ed eau de toilette concorrono a consolidare la griffe a livello commerciale), ma è altrettanto vero che, attraverso la proposta olfattiva, il marchio può rimarcare l’heritage, suggerire la propria visione stilistica e i codici estetici. E chi acquista, investe sulla propria immagine: un profumo, di chi lo porta, rivela quanto un abito, un paio di scarpe o un gioiello.
RED CARPET— La lista si è fatta infinita da quando, alle grandi griffe dell’haute couture (da Chanel a Giorgio Armani, da Dior a Balmain, da Gucci a Chloé, da Mugler a Givenchy, da Prada a Fendi), si sono affiancati marchi affermati nel prêt-à-porter, arricchendo il ventaglio di opzioni tra cui scegliere la “firma” olfattiva. Tre esempi recenti: Jil Sander ha debuttato con una premium collection (Olfactory Series 1) composta da sei jus-connubio tra botanica, design e tecnologia; Versace ha ampliato la gamma Atelier con quattro composizioni che ne omaggiano l’expertise sartoriale; Brunello Cucinelli ha scelto di arricchire il proprio parterre olfattivo con una collezione, Incanti Poetici, destinata a ribadirne la visione stilistica.
NEW ENTRY— Nomi altisonanti cui fanno eco etichette più accessibili. Su tutti Rue Madam Paris e Cos: la prima sigla borse e capelli, cinture e foulard. A questi, ha allineato tre fragranze deputate a ribadirne l’allure parigina. Mentre Cos, brand Uk dallo stile minimal e atemporale, ha scelto di estendere la visione estetica a Perfumery, collezione di quattro fragranze e altrettante candele aromatiche.