( fonte Tgcom)
Alcune madri trasmettono geni, abitudini, paure. Altre, come Costanza, tramandano ossessioni, ferite, sogni spezzati. In Le Sibille (Solferino), Vincenza Alfano racconta il legame tra Costanza e sua figlia Emma, una relazione fatta di simbiosi e distanza, di amore e condanna.
Le trova in un libro che la madre le aveva regalato anni prima: Una donna di Sibilla Aleramo. Un’altra storia di una donna che voleva scrivere, un’altra vita segnata da un amore che diventa gabbia, da un figlio che si allontana, da una società che condanna chi non si conforma.
Come Costanza, anche Aleramo ha dovuto scegliere: essere libera e pagare il prezzo più alto. Per Emma, Una donna diventa un filo d’Arianna, un codice segreto che le permette di decifrare la madre.
Più legge, più le loro storie sembrano sovrapporsi: le frustrazioni di Costanza riecheggiano in quelle di Sibilla, il bisogno di trovare un posto nel mondo si riflette da una pagina all’altra. Persino la ricerca dell’amore diventa un nodo comune, con Costanza che sogna un altrove e Sibilla che attraversa incontri e passioni fino all’intensa, dolorosa relazione con Dino Campana.
La scrittura di Alfano fa riflettere. Il romanzo diventa un viaggio nella letteratura e nella psiche, neellafollia e nella ricerca di libertà. Per secoli, le donne che uscivano dal canone erano considerate pazze. Costanza lo sa. Aleramo lo sa. Emma lo capisce pagina dopo pagina. E quando Costanza, dopo il tentativo di suicidio, si rifugia in una piccola casa per scrivere, Emma spera che abbia trovato il suo approdo, proprio come Sibilla nella sua “povera stanza solitaria” in via Margutta.
