martedì 11 marzo 2025

A TAVOLA

I CIBI CHE PROMUOVONO LA LONGEVITÀ 

La longevità in buona salute è uno dei temi più dibattuti e studiati in questi ultimi anni: inutile, infatti, campare cent’anni ma essere pieni di acciacchi e dipendere dalle cure degli altri. Per questo gli studi clinici si stanno dedicando con sempre maggiore attenzione all’analisi di tutto ciò che può servire per regalarci una maturità attiva e aiutarci a conservare la salute e una buona qualità della vita il più a lungo possibile. In questo, tutta la comunità scientifica è concorde: il primo passo sta in uno stile di vita sano a cominciare dall’alimentazione.  

LA RICETTA DELLE COMUNITÀ PIÙ LONGEVE - Analizzando la dieta delle cinque comunità del mondo in cui le persone vivono più a lungo e sono più felici, il saggista e divulgatore scientifico Dan Buettner, nel suo libro “The Blue Zones-The Secret for Living Longer” (in italiano “La dieta delle Zone Blu”, edito da Vallardi) ha compilato una lista di utili indicazioni. I gruppi umani che vivono nelle cosiddette  "Blu Zones", ovvero Zone Blu, vivono spesso fino a cento anni e anche oltre, in buona od ottima salute: queste zone felici della terra in cui sembra scorrere l’elisir di lunga vita, sono Okinawa in Giappone, Ikaria in Grecia, Sardegna in Italia, Nicoya in Costa Rica e Loma Linda in California: la scienza le studia da molto tempo per cercare di cogliere il loro segreto (se così si può dire,) grazie al quale la popolazione di centenari è particolarmente elevata. Anche se si tratta di luoghi molto distanti tra loro dal punto di vista geografico, le persone che li abitano hanno molte abitudini in comune, a cominciare da alimentazione, movimento, relazioni sociali e prospettive di vita. Si tratta naturalmente di principi e di consuetudini generali e non di una semplice regola da mettersi in tasca e riprodurre a piacere. Gli abitanti delle Blu Zones, ad esempio, fanno molta attività fisica. Questo non perché siano appassionati di fitness, ma perché la conformazione del territorio o la necessità di procurarsi di che vivere costringe a muoversi molto, esercitando costantemente la forza fisica, la coordinazione e la capacità cardiovascolare. Fondamentale è anche la pratica della moderazione a tavola: le Blue Zones sono per lo più zone montuose o rurali in cui l'abbondanza, soprattutto di proteine animali, non è cosa di tutti i giorni. L'alimentazione di queste comunità è basata soprattutto sui vegetali, che nella dieta abituale rappresentano il 90% e anche oltre: la carne e le uova sono quasi assenti, mentre è presente una piccola quantità mensile di pesce. Le fonti di proteine più utilizzate sono i legumi e il tofu. Tra i cibi di lunga vita, indicati da Buettner, spiccano dunque la frutta secca (da consumare con consapevolezza), le verdure, la frutta, i legumi, il pesce azzurro, il tofu e le bevande vegetali come il latte di cocco, di soia e di mandorle non zuccherato. Se la frugalità nel mangiare è quasi una regola, le relazioni familiari e sociali, invece, sono di grandissima importanza e vengono coltivate con la massima attenzione: gli anziani sono integrati nella società e sono quindi portati a mantenersi attivi e a conservare una mentalità positiva.

UNO STUDIO COMPARATIVO – Uno studio appena pubblicato sulla rivista scientifica "Advances in Nutrition" e realizzato effettuando 41 revisioni e meta-analisi su oltre un milione di persone, al quale ha partecipato anche l’Università di Bologna, ha analizzato gli effetti di 14 gruppi di alimenti sul rischio di morte per tutte le cause. Tra gli alimenti presi in considerazione ci sono i cereali (integrali e raffinati), la frutta, la verdura, i legumi, le noci, il pesce e i prodotti ittici, le uova, il latte e latticini, la carne bianca e rossa e i prodotti a base di carne lavorate e non lavorate, le bevande zuccherate e gli zuccheri aggiunti. Le conclusioni dello studio mostrano che un regime alimentare in cui abbondano frutta secca, cereali non raffinati, prodotti ortofrutticoli e pesce è strettamente correlato a una diminuzione del tasso di mortalità per qualsiasi causa: queste categorie di alimenti, in particolare frutta secca e cereali integrali, risultano protettivi per la durata della vita e per il benessere generale Anche carni bianche e legumi concorrono a questo risultato, anche se in misura inferiore. Tutti questi gruppi di alimenti hanno in comune il buon apporto di antiossidanti e di sostanze che aiutano a ridurre lo stress ossidativo, potenziano il buon funzionamento del sistema immunitario e sostengono le funzioni endoteliali, ovvero la buona salute dell'endotelio, il particolare tessuto che riveste l'interno del cuore, dei vasi sanguigni e linfatici. I ricercatori spiegano che "questi alimenti sono generalmente ricchi di nutrienti cruciali, tra cui vitamine, minerali, fibre alimentari e grassi sani, essenziali per ridurre al minimo l'infiammazione, migliorare la salute metabolica e prevenire malattie come quelle cardiovascolari, il diabete di tipo 2 e i tumori”. Fanno male alla salute, invece, e aumentano il rischio di contrarre malattie anche mortali, le diete ricche di carni rosse e lavorate e di zuccheri aggiunti: questi gruppi alimentali tendono a favorire fattori metabolici e cardiovascolari come ipertensione, iperglicemia, profili lipidici anomali e un indice troppo elevato di massa corporea (BMI), favorendo in modo significativo lo sviluppo di malattie responsabili di oltre il 66% dei decessi globali.

UNA QUESTIONE DI GENI? – Gli studi degli ultimi anni hanno confermato che una serie di malattie, tra cui alcuni tipi di tumori, hanno origine genetica: in pratica, che eredita alcune varianti e mutazioni di uno specifico gene ha più probabilità di ammalarsi di una determinata malattia. Esistono poi alcune patologie che, pur non essendo iscritte direttamente nel codice genetico, tendono a comparire in modo ricorrente all’interno di gruppi di consanguinei: in questo caso si parla di “familiarità”. Lo stesso si può dire per la longevità: in una famiglia con un elevato numero di ultracentenari è più probabile che anche le generazioni più giovani siano destinate a una lunga vita. Gli studiosi però mettono in guardia: i geni contano fino a un certo punto, per la precisione, si stima, intorno al 25%. Il resto dipende da un corretto stile di vita, magari lo stesso del nonno e del bisnonno.


 

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