(fonte Gazzetta dello Sport)
Incredibile. Non tanto la vittoria che era prevedibile – a meno di rotture - dopo il passaggio dell’Equatore, visto il vantaggio sull’unico inseguitore rimasto, ma il tempo con cui il normanno Charles Dalin è tornato a Les Sables d’Olonne, sulla costa atlantica francese - da vincitore del Vendèe Globe impiegando 64 giorni, 19 ore, 22 minuti e 49 secondi. Ha frantumato il record stabilito dal bretone Armel le Clèac’h nell’edizione 2016-2017: 74 giorni, 3 ore e 35 minuti. E avrebbe fatto di meglio se l’avvicinamento al traguardo non fosse stato rallentato da condizioni di poco vento che hanno fatto scendere la media di Macif Santè Prevoyance a meno di 10 nodi.
Nel giro del mondo in solitario succede anche questo, non bisogna mai perdere la calma e Dalin, da questo punto di vista, ha espresso il meglio quando dopo 40 giorni di regata, il connazionale Yoann Richomme aveva recuperato quasi 400 miglia, approfittando di un problema alla randa su Macif e di qualche errore strategico del leader.
VELOCITÀ— A Capo Horn, Richomme al timone di Arkea Paprec era passato con soli 9 minuti e mezzo di vantaggio (nulla, in una corsa lunga quasi 25mila miglia nautiche) e stava guadagnando ancora. Ma Dalin puntava sulla maggiore velocità di Macif nell’aliseo previsto nella risalita verso l’Equatore, nei giorni prima della Befana ha dato gas e ha rifilato quasi 200 miglia all’avversario. A quel punto è stata una regata di controllo, favorita da un problema alla vela di prua di Richomme che nel momento di rallentamento finale si è avvicinato a una novantina di miglia ma poi è stato frenato a sua volta. Ma è stato uno straordinario avversario, che dovrebbe arrivare – mentre scriviamo – verso sera. Quanto agli altri, Sebastien Simon è atteso tra giovedì e venerdì mentre per il nostro Giancarlo Pedote – impegnato in un tentativo di rimonta verso la 15° posizione – si parla di un arrivo tra il 4 e il 7 febbraio. Per la cronaca, all’ultimo solitario in gara - al belga Denis Van Weynbergh mancano poco di 9mila miglia per completare (ce lo auguriamo) la grande avventura.
SCUOLA OCEANICA FRANCESE— Dalin è l’ennesimo prodotto della scuola oceanica francese, fertile – per numeri e qualità- quanto quella brasiliana nel calcio o canadese nell’hockey su ghiaccio. È di Le Havre, ha 40 anni e da ragazzino seguiva ogni partenza delle transat dai porti bretoni: non appena ha potuto, è salito sulle barche d’altura. Diventato professionista, nel 2008 si è fatto notare con il secondo posto alla Mini Transat e dal 2011 si è cimentato sui Figaro 40 – scafi lunghi 12 metri – che in Francia vengono utilizzato per un campionato dove il massacrante Tour de France è la prova numero 1. Charlie vi ha corso sette stagioni, portandosi a casa due titoli assoluti, nel 2014 e 2016. Scontato il passaggio all’IMOCA 60, classe dei grandi eventi oceanici: ha iniziato nel 2019 e ha mostrato la sua capacità, vincendo la transat Jacques Vabre e arrivando secondo sia al Vendèe Globe 2020-2021 sia alla Route du Rhum 2022.
PRIMATI— La nuova campagna, sostenuta da Macif Santè Prevoyance – fondo previdenziale tra i più importanti oltralpe – è partito da una nuova imbarcazione, firmata dal ‘mago’ Guillame Verdier e provvista di foil, che si è dimostrata molto affidabile. Praticamente Macif, a parte il già citato problema alla randa, ha guidato la flotta in 254 momenti della corsa contro i 76 di Paprèc Arkea del rivale, sicuramente molto veloce ma che ha accusato qualche problema. Un dato fa capire quanto Macif sia stata veloce e Dalin un fenomeno: quattro anni fa aveva impiegato 80 giorni, 6 ore, 15 minuti quindi ha abbassato il suo primato di ben 15 giorni abbondanti. Non bastano i foil, evidentemente, a spiegarlo