giovedì 16 gennaio 2025

NUOVE LINEE GUIDA PER L’INSEGNAMENTO

LE REAZIONI 

Meno male che ho finito le medie. Sono in molti a commentare così il possibile ritorno, anche in forma opzionale, del Latino alla scuola secondaria di primo grado. Di sicuro gli “spoiler” rilasciati dal Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, sulle nuove linee guida per l’insegnamento nelle classi del primo ciclo (elementari e medie) hanno fatto discutere anche gli studenti.

Skuola.net ha raccolto e analizzato le opinioni che loro stessi hanno condiviso con il portale nei suoi vari canali, evidenziando le principali. La lingua degli antichi romani è sicuramente una delle grandi protagoniste del dibattito, ma anche il ritorno delle “poesie a memoria” e di una maggiore attenzione alle nostre radici storiche, includendo anche la mitologia e quindi la Bibbia, ha destato qualche perplessità. Associata al fatto che, nelle parole del titolare di Viale Trastevere, non sia fatta menzione di temi molto cari agli studenti come l’educazione all’affettività o magari l’insegnamento delle nuove tecnologie. Ma andiamo con ordine. 

Latino: palestra per il futuro o lingua “morta”?

Una delle misure più discusse è sicuramente la possibile introduzione dello studio del latino prima delle superiori. È vero che alcuni lo vedono come un modo per aiutare a sviluppare il pensiero critico, come lo studente secondo cui “il latino educa e forma e la disciplina che richiede può essere utile anche nel mondo del lavoro per le sue connessioni con il problem solving”.

Tanti altri, però, non sono d’accordo: “Utilità del latino nel mondo del lavoro? Nessuna”, dice un altro. E c’è pure chi rilancia con controproposte: “Ma fare più inglese, che serve molto di più del latino? Siamo nel 2025, non negli anni ’50”.

Gli studenti chiedono più coraggio sulle materie tecnico-scientifiche

Ma il vero nodo della discordia è il tendenziale silenzio, almeno nelle anticipazioni del Ministro, sulla formazione in ambito tecnico-scientifico. Gli studenti, infatti, ritengono che si tratti di materie fondamentali, finora troppo trascurate: “Il futuro - sostiene uno di loro - non ha bisogno di poeti o storici, ma di matematici, ingegneri e scienziati. Perché non potenziare queste materie invece di continuare a studiare poesie a memoria?”. Altrimenti il sistema, evidenzia una ragazza, “non avanza, ma va indietro”.

Più nello specifico, c’è la richiesta di un maggior focus sull’informatica e sulle competenze tecnologiche. A patto, comunque, che si proceda con modalità efficaci: “Informatica sarebbe mille volte più utile di latino, ma con computer vecchi di 30 anni cosa puoi insegnare? Paint su Windows 7?”, ironizza un alunno, chiamando in ballo lo scarso aggiornamento delle nostre scuole. “Invece di Word ed Excel, insegnate programmazione vera, come il C++. Sarebbe molto più stimolante e utile”, gli fa eco un collega.

Ma non manca chi chiede altre materie, pur apprezzando la scelta del contestato Latino: “Premesso che ho studiato latino e mi ha aiutato molto nell'apprendere le lingue (ne parlo e scrivo 5) ma inserire invece materie un po' più attuali e utili come Economia - Educazione Civica Pratica - Educazione Sessuale ed Emotiva no?”.

Così come chi difende le scelte di Valditara non nasconde l’importanza di dare pari dignità alle due macroaree: “Sia le materie umanistiche che quelle scientifiche - sottolinea un utente - sono fondamentali. La scuola deve formarci come persone e prepararci al futuro”.

Le rappresentanze studentesche tuonano

Molto più netta è, invece, la posizione delle organizzazioni di rappresentanza degli studenti. Su tutte, spicca quella dell’Unione degli Studenti, la più numerosa, secondo cui “l’introduzione, ad esempio, dello studio della Bibbia nel programma è una chiara scelta politica in linea con le idee reazionarie e conservatrici del Governo, che si prova a nascondere con la scusa dello studio delle ‘radici della cultura italiana’ che sappiamo invece essere molto più ampia”.

“Ridurre lo studio della geostoria, materia che permette di analizzare gli eventi storici legandoli al luogo dove essi si sono svolti, aprendo le menti degli studenti a una serie di ragionamenti più ampi, per sostituirla con lo studio della sola storia Italiana o occidentale in senso stretto - prosegue la nota UdU - non è solo un tornare indietro negli anni nella creazione del programma, ma è anche una scelta che prende la direzione di una scuola estremamente nazionalistica e contraria ad un'apertura che soprattutto in questa fase storica sarebbe necessaria”.

La memoria, un bene da preservare

“Premesso che è quantomeno prematuro valutare le nuove linee guida senza averle ancora lette nelle loro interezza, va detto - è il parere del direttore di Skuola.net, Daniele Grassucci - che alcune scelte che sono risuonate come antistoriche in realtà sono molto vicino alle esigenze dei tempi attuali: l’uso massivo di strumenti digitali ci sta facendo letteralmente perdere le capacità mnemoniche. Quanti tra noi ricordano il numero di telefono a memoria dei loro familiari? È chiaro, perciò, che la scuola del futuro debba rispondere alla sfida di aiutarci a preservare le abilità fondamentali del passato per sopravvivere nella società del futuro ma anche darci quelle che sono peculiari del contemporaneo, come ad esempio la conoscenza degli strumenti per dominare (e non essere dominati) dalle tecnologie”.


 

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