Il Pilates, insieme allo yoga, è la disciplina che più viene praticata da quanti scelgono i cosiddetti fitness “body and mind”, capaci di allenare il corpo senza sforzi eccessivi e nello stesso tempo rilassare la mente. Lo yoga è una vera e propria galassia di pratiche differenti, ma anche il Pilates può essere declinato in molti modi diversi: alla base ci sono gli esercizi a corpo libero, il cosiddetto matwork da eseguire, come dice il nome, sul tappetino anche con l’ausilio di piccoli attrezzi; il Reformer, invece, è un macchinario particolare, con il quale ci si allena in modo specifico e per ottenere risultati più mirati.
Per capire qual è la differenza tra due queste due tipologie di esercizio abbiamo incontrato un esperto: Luca Pantaleone, Pilates Master Trainer e formatore di Pilates grandi attrezzi e matwork per la scuola di formazione italiana Nonsolofitness.
Parlando di Pilates, si dice spesso che è una pratica che fa bene al corpo e alla mente. È davvero così?
Certamente sì. L’attività fisica ha sempre il potere di scaricare la mente, liberando endorfine, gli ormoni che modulano il tono dell’umore, e allentando lo stress. Il Pilates, però, ha in un certo senso una marcia in più: il suo fondatore, il medico tedesco Joseph Hubert Pilates, scrisse: "Physical fitness is the first requisite of happiness". Alla lettera significa che una buona condizione fisica è il primo requisito per la felicità: in senso più generale possiamo dire che il primo scopo del metodo è quello di superare una serie di difficoltà fisiche che possono causarci dolore: ad esempio correggendo le posture scorrette potremo avere sollievo dal mal di schiena o dai disturbi da cervicale. Lo stesso Pilates sperimentò su se stesso la bontà del suo metodo, dato che inventò gran parte degli esercizi del repertorio ancora oggi in uso proprio per sopperire alle sue difficoltà personali (rachitismo, asma e febbre reumatica). Il Pilates, correggendo le posture e migliorando la consapevolezza del corpo, in particolare la mobilità della colonna vertebrale, migliora o risolve molti stati dolorosi e quindi ci fa stare meglio anche mentalmente. La respirazione che si impara con la pratica e la concentrazione che si acquisisce con l’esperienza ci predispongono ancora meglio a uno stato di benessere sia fisico che interiore.
Il Pilates si pratica a corpo libero, sul tappetino o con il Reformer. Qual è la differenza tra le due discipline?
Diciamo innanzi tutto che si tratta di due modi complementari di applicare il metodo. Il matwork si concentra innanzi tutto sul rafforzamento del “core”, il centro, mentre il Reformer comprende esercizi diversi che possono coinvolgere i vari distretti muscolati, come gambe, braccia, addominali. Il Reformer è un attrezzo composto da un lettino che scorre su binari, con un poggia-testa e un poggia-spalle, munito di una sbarra da un lato e di due cinghie regolabili dall’altro, e collegato a una serie di molle dalla resistenza variabile che permettono di modulare l’intensità dell’esercizio. La sua utilità consiste in particolare nel “bloccare” le scorrettezze posturali perché offre, soprattutto grazie al poggia-spalle, una serie di punti di riferimento nello spazio per verificare il corretto allineamento dei vari distretti del corpo. In un certo senso, quindi, possiamo considerarlo come propedeutico al matwork. Dato che si lavora stando distesi senza gravare sulla colonna e sulle articolazioni. è veramente utile se sono presenti delle patologie. Il matwork, invece, è utilissimo per sviluppare la propriocezione, ovvero la capacità di percepire la posizione del proprio corpo e acquisire consapevolezza di sé attraverso la respirazione. Inoltre, e questo è uno dei suoi punti di forza, rinvigorisce il core, ossia il centro, sfidando la forza di gravità e insegnando il controllo del corpo in contrasto ad essa, per acquisire fluidità e dinamicità nel movimento.
E i punti di forza del Reformer, invece, quali sono?
Innanzi tutto, migliora il riallineamento in scarico della colonna: perfeziona poi l’equilibrio e il controllo con gli esercizi in piedi sull’attrezzo. È molto utile anche come allenamento preparatorio di atleti e di ballerini, o per il recupero dopo un infortunio.
Anche nel matwork si adoperano dei piccoli attrezzi?
Sì, certo, alcuni dei quali sono stati inventati dallo stesso Pilates, ideatore anche del Reformer. Sul tappetino si adoperano il ring, uno speciale anello con maniglie, bande elastiche, il foam roller (un cilindro di materiale sintetico di varie lunghezze), palle di varia dimensione. Gli attrezzi servono di solito come ausilio o per incrementare l’intensità del lavoro richiesto, o come elementi di destabilizzazione, per esercitare l’equilibrio.
Insomma, è meglio un corso di matwork o uno di Reformer?
L’ideale, naturalmente, è alternare le due discipline, dato che perseguono obiettivi un po’ diversi. I principianti possono trarre vantaggio dal matwork per imparare le primissime nozioni, la respirazione e rinforzare il “core”. Il Reformer è più adatto se è presente qualche problema fisico, ed è molto utile per acquisire il controllo del movimento. Entrambi, specie negli esercizi più avanzati, possono essere decisamente impegnativi: non resta che provare e scoprire quale è più adatta alle nostre esigenze, senza però trascurare troppo l’altra.
Infine, una domanda cruciale: il Pilates è utile per dimagrire?
In senso stretto, ahimè, no. Per bruciare calorie le discipline più indicate sono quelle aerobiche e cardio, oppure i pesi. All’interno di una sessione di Pilates possono esserci del momenti cardio, ad esempio quando sul Reformer si utilizza la jump-board, una sorta di tavoletta sulla quale si spinge con i piedi simulando un salto, ma di per sé il Pilates di per sé non è un’attività brucia-grassi. Può essere però molto utile per preparare il corpo al workout metabolico, perché allena la muscolatura posturale profonda e prepara a un lavoro intenso successivo, prevenendo gli infortuni.