Senza l’estinzione dei dinosauri il vino non esisterebbe. Una nuova ricerca scientifica ha dimostrato come il nettare degli Dei provenga da varietà di uva fossile che risalgono a un periodo compreso fra i 60 e i 19 milioni di anni fa. Questo curioso e inaspettato ritrovamento è stato fatto in Colombia, Panama e Perù. Addirittura una delle varietà individuate è la prima individuata nell’emisfero occidentale. Si tratta di dati che aiutano a comprendere l’evoluzione delle viti dalla scomparsa dei dinosauri ai giorni nostri. Ma vediamo di capirne di più scendendo nei dettagli.
Cosa c’entra l’estinzione dei dinosauri con il vino
Pare che sia una storia di incompatibilità, come molte che uniscono – per poi separare – persone che si amano alla follia, ma non riescono a stare insieme. Ecco perché l’uva si è sviluppata solo dopo l’estinzione dei dinosauri, dando vita alla materia prima del vino. I semi della più antica uva fossile sono stati ritrovati in India e risalgono a 66 milioni di anni fa. Lo stesso periodo in cui un enorme meteorite è caduto sulla Terra, provocando l’estinzione di massa dei dinosauri. Un evento, questo, che ha avuto ripercussioni sulla natura a 360 gradi. “È risaputo che i grandi animali sono in grado di alterare l’ecosistema che li circonda e pensiamo che, con i dinosauri liberi di vagare, fosse probabile che spesso degli alberi venissero abbattuti e che questo effettivamente contribuisse a mantenere foreste più aperte di quelle che abbiamo oggi”, hanno spiegato i ricercatori.
Solo dopo la scomparsa di questi grandi rettili la vegetazione è diventata più fitta, dotata di un sottobosco. “Tra i reperti fossili sono state trovate più piante come la vite”. La nuova fauna potrebbe aver contribuito al processo di evoluzione dell’uva. I volatili potrebbero aver giocato un ruolo fondamentale nel trasporto dei semi da un luogo a un altro. In totale sono state scoperte nove nuove varietà di uva fossile, così facendo si sono scoperte storie di evoluzione e di estinzione di una pianta che oggi permette la produzione di una delle bevande più amate e consumate al mondo. “I reperti fossili ci dicono che l’uva è molto resistente, che ha subito molte estinzioni nella regione dell’America centrale e meridionale, ma che è anche riuscita ad adattarsi e sopravvivere in altre parti del mondo”, hanno dichiarato gli esperti.
Qualcosa minaccia l’uva: a rischio come i dinosauri?
Una pianta che è sopravvissuta per milioni di anni forse corre il pericolo di scomparire. Il vino, nato grazie all’estinzione dei dinosauri, rischia di non poter essere più prodotto per una nuova malattia che colpisce le viti in Europa. Secondo Copernicus, il programma di osservazione e monitoraggio della Terra guidato dall’Unione Europea, il surriscaldamento globale contribuirebbe alla diffusione della Malattia di Pierce. Nello specifico, è il batterio Xylella fastidiosa che sta minacciando il 25% dei vigneti delle regioni DOP francesi. Ma non è finita qui. Anche l’Italia, dove si produce il miglior vino al mondo, sta combattendo con questa patologia che potrebbe colpire il 60% dei vigneti DOP. La domanda che oggi ci si pone – dopo che si è scoperto che la cantina del vino più caro in Italia è entrata in Borsa – quindi, è se l’uva riuscirà a essere più forte dei dinosauri e a resistere al corrispettivo del meteorite che ha distrutto una delle specie che pareva essere indistruttibile. Un piccolo batterio metterà ko il vino?