Oggi, 30 anni fa, ci lasciava il grande Massimo Troisi. Principale esponente della nuova comicità napoletana nata agli albori degli anni 1970 e soprannominato «il comico dei sentimenti» o il «Pulcinella senza maschera», è considerato uno dei maggiori interpreti nella storia del teatro e del cinema italiano.
Formatosi sulle tavole del palcoscenico ed istintivo erede di Eduardo e di Totò, fu accostato anche a Buster Keaton e Woody Allen. Cominciò la sua carriera assieme agli inossidabili amici del gruppo I Saraceni, divenuto La Smorfia (Lello Arena ed Enzo Decaro). Il successo del trio fu inatteso e immediato e consentì al giovane Troisi di esordire al cinema con Ricomincio da tre (1981), il film che decretò il suo successo come attore e come regista. Dall'inizio degli anni ottanta si dedicò esclusivamente al cinema, interpretando dodici film, cinque dei quali diretti da lui stesso.
Affetto da gravi problemi sanitari al cuore sin dall'infanzia, morì prematuramente nel 1994 a Roma, all'Infernetto. La causa fu un attacco cardiaco, conseguente a febbri reumatiche; il giorno prima aveva terminato la sua ultima pellicola, Il postino, per la quale sarebbe stato candidato ai premi Oscar come miglior attore e per la miglior sceneggiatura non originale nel 1996.
Adoperò uno stile personale, che esaltava una capacità espressiva sia verbale sia mimica e gestuale con la quale univa ruoli prettamente comici a quelli più riflessivi. Troisi indicò al cinema italiano una via per un'escursione rivitalizzante con in più uno sguardo attento alla società italiana ed alla Napoli successive al terremoto del 1980, alle nuove ideologie, al femminismo, all'autoironia crescente e all'affermazione della soggettività individualista. Con lui nacque il nuovo tipo napoletano dell'antieroe, la vittima dei tempi moderni, un personaggio fragile che riflette tuttora i dubbi e le preoccupazioni delle nuove generazioni.
Occasionalmente si distinse anche al di fuori della recitazione, lasciando altri contributi: scrisse infatti 'O ssaje comme fa 'o core, una poesia messa in musica dall'amico Pino Daniele, un'allusione tanto alle patologie al cuore (comuni a Troisi e Daniele) quanto al romanticismo.