Oggi in Italia si celebra la Festa della Repubblica italiana, che ricorda il referendum istituzionale con cui più di 28 milioni di italiani votarono per scegliere la nuova forma di governo del paese dopo la fine del fascismo e della Seconda guerra mondiale. Il referendum si svolse il 2 e il 3 giugno del 1946: alla fine votarono quasi 25 milioni di italiani e, per la prima volta su scala nazionale, italiane, molte delle quali avevano già votato nei mesi precedenti alle elezioni amministrative: vinse la Repubblica con 12.718.641 voti contro i 10.718.502 della Monarchia.
Contemporaneamente, si votò anche per eleggere i membri dell’Assemblea costituente: la Democrazia Cristiana ottenne la maggioranza relativa con 207 deputati sui 556 totali, seguita dai Socialisti e poi dai Comunisti.
Il referendum su monarchia e repubblica si svolse in uno dei momenti più difficili della storia d’Italia. Al tempo il paese era appena uscito dalla Seconda guerra mondiale e gli italiani e le italiane votarono tra le macerie dei bombardamenti alleati e quelle delle demolizioni dei nazisti in ritirata; centinaia di migliaia di italiani erano ancora sparsi per i campi di prigionia in tutto il mondo, mentre intere province erano sotto il governo militare straniero e il clima sembrava vicino a quello di una guerra civile.
I primi risultati del referendum arrivarono il 4 giugno e sembravano dare in vantaggio la monarchia. Durante la notte e la mattina del giorno successivo la repubblica passò in netto vantaggio e il 10 giugno la Corte di Cassazione proclamò il risultato: nel comunicato, però, a sorpresa utilizzò una formula dubitativa, rimandando quindi di alcuni giorni l’annuncio definitivo, dopo l’esame delle contestazioni presentate soprattutto dai monarchici.
I risultati ufficiali furono quindi annunciati il 18 giugno, e fu proprio in quel giorno che la Corte di Cassazione proclamò ufficialmente la nascita della Repubblica italiana. Oltre a coloro che votarono per una delle due forme di governo, 1.498.136 votarono scheda bianca o nulla; più di 3 milioni non parteciparono al voto.
Nonostante la repubblica avesse ottenuto due milioni di voti in più della monarchia, la distribuzione dei voti dimostrò quanto l’Italia fosse divisa in due metà: nel nord quasi tutti i centri urbani principali votarono a favore della prima, che ebbe il risultato più ampio a Trento, dove ottenne l’85 per cento dei consensi. In moltissime città del Sud, invece, la maggior parte degli italiani votò per la monarchia: a Napoli e a Palermo, per esempio, ottenne rispettivamente 900mila e quasi 600mila voti, contro i 250mila e i 380mila raccolti dalla repubblica. A Roma lo scarto in favore della monarchia fu più esiguo, circa 30mila schede.
Non tutti gli italiani comunque ebbero l’opportunità di votare. Non poterono partecipare alle elezioni i militari prigionieri di guerra nei campi degli alleati, alcuni dei quali si trovavano negli Stati Uniti, e non votarono nemmeno gli internati in Germania, che stavano cominciando lentamente a ritornare nel paese. Inoltre non si votò nella provincia di Bolzano, che dopo la creazione della Repubblica di Salò era stata annessa alla Germania e che dopo la fine della guerra era stata messa sotto governo diretto degli Alleati.
Non si votò nemmeno a Pola, Fiume e Zara, tre città che prima della guerra erano italiane, e che sarebbero poi passate alla Jugoslavia, così come non si votò a Trieste, che per diversi anni fu sottoposta all’amministrazione internazionale e fu al centro di un complicato contenzioso diplomatico che si sarebbe risolto soltanto nel 1954, con il ritorno della città all’Italia.
Il cerimoniale ufficiale della Festa della Repubblica oggi si svolge sempre il 2 giugno ed è una festa nazionale. Prevede che il presidente della Repubblica deponga una corona d’alloro in omaggio al Milite Ignoto, all’Altare della Patria che si trova a Roma in piazza Venezia. Lungo i Fori Imperiali a Roma si svolge poi la sfilata delle forze armate. Oltre all’Esercito Italiano, alla Marina Militare, all’Aeronautica Militare e ai Carabinieri, alla parata partecipano anche la Guardia di Finanza, la Polizia, i Vigili del Fuoco, la Guardia Forestale, la Croce Rossa Italiana e alcuni corpi della polizia municipale di Roma e della protezione civile. Non è però sempre stato così.
La Festa della Repubblica esiste dal 1948. Nel 1976 la parata militare che la caratterizzava fu annullata a causa del terremoto del Friuli Venezia Giulia, e dall’anno successivo, per più di vent’anni, fu una “festa mobile”: per non perdere un giorno lavorativo, infatti, fu deciso di festeggiarla ogni prima domenica di giugno. Nel 2000, su iniziativa del presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, il secondo governo Amato ristabilì invece la data della Festa al 2 giugno, insieme alle celebrazioni ufficiali.
Anche se lo si sente dire spesso ancora oggi, durante il referendum istituzionale non ci furono brogli.
Secondo le analisi di storici ed esperti che negli anni hanno approfondito le dinamiche del voto e i risultati, la votazione si svolse in maniera tutto sommato regolare; inoltre, creare artificialmente un distacco di quasi 2 milioni di voti avrebbe richiesto la complicità di migliaia di persone e lasciato dietro di sé molte prove. Quella convinzione è comunque rimasta viva: in parte a causa del clima teso che si respirava in quelle settimane e che continuò per anni a incombere sull’Italia, e in parte perché lo spoglio e il processo con cui venne annunciato il referendum furono gestiti in maniera incerta e a volte decisamente pasticciata.