(fonte Tgcom)
Visto che in questo periodo di sole ce n’è poco, data la mia riconosciuta meteoropatia, ho deciso di proporvi tre lavori usciti nell’ultimo paio di mesi. Siamo nella grande casa della MPB la Música Popular Brasileira, ampio contenitore, come mi raccontava qualche giorno fa Toco nella lunga intervista che gli ho dedicato in occasione dell’uscita del suo nuovo disco, Riviera, presentato al Blue Note domenica 19 maggio. Nel mondo variegato dell’MPB ci sono due nuovi lavori degni di nota: il primo è di Moreno Veloso, figlio maggiore di Caetano, il secondo porta la firma di Claudia Castelo-Branco, brava pianista carioca che ha dedicato un intero album all’arte del paraibano Sivuca. Il terzo lavoro è la riedizione di un Ep uscito nei primi anni Ottanta, diventato praticamente introvabile. L’autore è Bororó, altro grande polistrumentista brasileiro.
A dieci anni di distanza da Coisa Boa ritorna Moreno Veloso, cinquantunenne figlio di Caetano con un disco di belle emozioni. La voce leggermente più acuta del padre, la ricerca di accordi e armonie figlie del Tropicalismo e della creatività di casa Veloso, un marchio di fabbrica, arrangiamenti certosini, tra samba, rodas de Samba tipiche del Recôncavo, brani ipnotici e tanta poesia… Dieci tracce per 33 minuti di ascolto, dove ogni brano ha il suo perché. A partire da Mundo Paralelo che dà il titolo al lavoro, un samba-reggae che celebra il bloco carnevalesco afro-baiano Ilê Aiyê (scritto con Tiganá Santana, testo di Carlos Rennó), per scivolare in Um dois e Já, melodia seducente che l’artista canta con Nina Becker, e, quindi, riproporre l’arrangiamento di un classico di Piero Piccioni, Mexican Dreams, dalla colonna sonora del film Colpo Fatale, crime italiano di fine anni Sessanta, che lui canta in spagnolo, ribattezzandolo Bailando. Non manca la tipica Roda Baiana, un samba del Recôncavo che vale l’ascolto: A Donzela Se Casou, dove ci sono i fratelli Tom e Zeca Veloso, il padre Caetano e la meravigliosa voce della zia Maria Bethânia. Tanta roba, per un artista che ha costruito il suo successo lontano dall’ingombrante nome paterno…
Claudia Castelo-Branco è una pianista e cantante molto quotata, e non solo in Brasile. Dal 2006 ha costituito, con un’altrettanto brava pianista, Bianca Gismonti, figlia di uno dei miei miti della musica brasiliana, Egberto Gismonti, il Duo Gisbranco (vi consiglio di ascoltare Pássaros, disco del 2018 che contiene Aqui no Rio, suonato e cantato con Eugenio Dale e Chico César). Venerdì scorso è uscito il nuovo lavoro firmato da Claudia, un omaggio a Sivuca uno dei grandi compositori del Novecento brasiliano, fisarmonicista, chitarrista, direttore d’orchestra. Dodici brani dove Claudia suona e canta, accompagnata dalle percussioni di Marcos Suzano e dal basso e chitarra di Fred Ferreira. Un’uscita strategica, pochi giorni prima del ricordo del 94esimo compleanno dell’artista, mancato nel 2006. Claudia fa una rispettosa quanto interessante rilettura del repertorio di Severino Dias de Oliveira (questo il vero nome di Sivuca), dal classico Adeus, Maria Fulô ad Estrela Guia, brano che Clara Nunes portò al successo nel 1980 e che la pianista ripropone creando un arrangiamento carico di pathos. Disco da ascoltare tutto d’un fiato.
Bororó, al secolo Dimerval Felipe da Silva, nato 71 anni fa a Goiânia, città del centro brasiliano capitale dello stato del Goiás, è uno degli artisti affascinanti di quel grande puzzle che è la musica brasiliana. Polistrumentista, suona chitarra, batteria, suo grande amore giovanile, basso e contrabbasso oltre ad altri strumenti, ha inciso questo Ep nel 1979 in collettivo, composto da musicisti provenienti dall’Orquestra Sinfônica De Goiânia dove suonavano. I brani furono scritti da quattro collaboratori: Carlos Ribeiro, Gustavo, Nasr Fayad Chaul e Lilian. Incisione realizzata nel leggendario Araguaia Studio, il cui proprietario era amico di Bororó, utilizzando un budget ricavato dal loro lavoro di produzione di Jingle commerciali. Il risultato è un disco che riassume le influenze dell’epoca, che Bororó ha vissuto in un’allora esuberante Rio de Janeiro. Quattro brani che si rifanno, per suoni, uso degli strumenti e mood, alla nuova scuola mineira un collettivo capitanato da Milton Nascimento e Lô Borges che partorì il doppio, bellissimo disco Clube de Esquina. Una musica più complessa, dove alla MPB si aggiungevano jazz, improvvisazione, suoni eterei, un certo modo di cantare rimasto nella storia della musica brasiliana. A tempo e a gosto è proprio questo, una musica fresca, complessa, raffinata. Quell’Ep per anni è stato introvabile, gioia e delizia dei collezionisti. Oggi è stato ristampato e riportato al giusto ascolto che questi brani meritano.