di Silvia Trevaini (fonte Tgcom)
Esiste una dualità all’interno di ogni individuo, costituita da due nature distinte: una simile all’acqua, caratterizzata da adattabilità, fluidità e apertura, mentre l’altra incarna le qualità del fuoco, come intensità, impulsività e passione. Questi elementi contrastanti convivono dentro di noi, e l’uno o l’altro prende il sopravvento a seconda delle circostanze in cui ci troviamo. Tuttavia, alcuni individui tendono a sopprimere la loro natura focosa.
Questi individui si conformano pienamente alle aspettative e ai desideri degli altri, assumendo il ruolo di una figura camaleontica e, di conseguenza, non esprimono mai pienamente il proprio sé, i desideri e le emozioni autentici. Tuttavia, l’energia del fuoco è inarrestabile e trova il modo di riemergere e manifestarsi. Spesso riemerge come una forza distruttiva che l’individuo cerca disperatamente di estinguere, innescando un circolo vizioso. Ma allora quando ci si sente obbligati a nascondere la propria natura focosa? Di solito si verifica quando la si teme, la si giudica rispetto agli ideali sociali o alle credenze esterne. In sostanza, si desidera essere rispettati dagli altri, ma senza tirar fuori le unghie, perché hai relegato nei confini del tuo essere quello che giudichi essere il tuo “cattivo interiore”.
Quella voce che ti rimprovera di essere egoista
Da dove nasce il senso di colpa opprimente che ti impedisce di far valere i tuoi bisogni e desideri? Di chi è la voce che giudica e ti condanna come egoista o immorale ogni volta che dai priorità alla cura di te stesso o consideri di rifiutare le continue richieste della tua amica manipolatrice, che sa che sarai sempre lì per lei? È una voce che hai assorbito dal mondo esterno, dagli ambienti in cui sei stato, dalle norme sociali che ti sono state instillate, da un ideale di bontà che ci è stato insegnato. Questa voce non appartiene al tuo vero sé o al tuo essere più profondo. Marie-Louise Von Franz, stimata allieva di Jung, ci consigliava di ascoltarci e di interrogarci sull’origine di questa voce. Chi è veramente il nostro “giudice interiore”? Non sei tu, ma piuttosto un personaggio che hai interiorizzato e che ti rimprovera ogni volta che ti avvicini ai tuoi desideri. Possiamo visualizzare questo personaggio e dialogare con lui, mantenendo una sana distanza. Una volta rimossa la sua presenza, ci sarà più facile ascoltare i nostri desideri più profondi senza alcuna limitazione, riconoscendoli e abbracciandoli pienamente.
L’importanza di una comunicazione assertiva
Se né lo stile di comunicazione passivo né quello aggressivo si rivelano efficaci, come si può comunicare efficacemente in modo da ottenere considerazione rispettando allo stesso tempo i bisogni degli altri? La risposta sta nel praticare l’assertività, un approccio fiducioso alla comunicazione che consente di far valere il proprio rispetto e i propri bisogni, tenendo conto anche dei desideri degli altri. La capacità di comunicare in modo assertivo è una caratteristica cruciale degli individui, dei leader e degli abili comunicatori di successo. Quando si utilizza l’assertività, si è diretti e onesti con gli altri. Invece di aspettare che gli altri indovinino i loro desideri, gli individui assertivi chiedono con sicurezza e calma ciò che vogliono. Inoltre, se incontrano una risposta negativa, quelli con uno stile assertivo non si arrabbiano o si scoraggiano, ma cercano piuttosto di trovare una via di mezzo o un compromesso.
Come imparare a dire di no
Dire di sì è sicuramente più facile che dire no. Il no fa emergere il conflitto, la vergogna, la colpa. Il no però fa emergere anche i nostri bisogni, il nostro essere diversi dagli altri, la nostra individualità. Imparare a dire di no significa imparare a mettere dei limiti. Mettere dei limiti per rispettare noi stessi. Il nostro spazio, il nostro tempo, le nostre necessità. Pretendere dagli altri il rispetto dei nostri limiti implica innanzitutto che siamo noi per primi a rispettare ciò che siamo e vogliamo. Definire l’obiettivo è il primo passo per riconoscere ciò verso cui tendiamo e di conseguenza le richieste alle quali dire di no. Prendere del tempo per riflettere e definire se la situazione alla quale siamo chiamati contribuisce al nostro benessere oppure no. Si può dire di no. Dire di no è un nostro diritto. Possiamo scegliere di motivarlo in maniera semplice e diretta oppure pronunciarlo in modo secco e rispettoso. Al fine di fare dei tuoi bisogni una priorità è importante capire che avere delle necessità fa parte dell’essere umano. Le altre persone devono maturare l’idea che le tue esigenze sono importanti quanto le loro. Puoi esprimere in modo chiaro e diretto ciò che desideri. Quando ti prendi la responsabilità delle tue esigenze e le fai rispettare, anche le persone che ti circondano cominciano a beneficiarne perché sarai una persona più sicura, responsabile e capace di prendere le decisioni giuste.