Un inno al concetto di vittoria. Questo è stata la carriera di Marcello Lippi , raccontata ora nel primo film documentario a lui dedicato, “Adesso vinco io”, in uscita al cinema oggi e domani martedi 27e mercoledi 28 febbraio ore 19.00-21.00. In 90 minuti, il tempo di una partita di calcio, il lungometraggio ripercorre l’intera epopea del tecnico campione del mondo nel 2006, dagli esordi come giocatore nella sua Viareggio al passaggio alla Sampdoria, Carrarese, ma soprattutto la sua seconda vita come allenatore rivissuta, oltre che con le parole del protagonista, con i ricordi dei tanti campioni da lui allenati e dei collaboratori che lo hanno affiancato, ma anche dei suoi famigliari (suo figlio Davide in primis).
Infatti non c’è solo il Lippi pubblico, nel lavoro diretto da Herbert Simone Paragnani e Paolo Geremei, bensì anche quello privato, il Lippi padre, marito e pure nonno. La parte calcistica è comunque esaustiva. «Ho allenato grandi calciatori che erano anche grandi uomini», spiega lui. Uno di questi era Zidane. Ci sono davvero 7 palloni d’oro di differenza tra lui e Messi? «Parliamo di giocatori diversi, hanno segnato epoche differenti, non si può fare un confronto». Proviamo allora con Totti/Del Piero, fantasisti coevi. Lui li ha allenati entrambi ma fu sul romanista che costruì la sua Italia vincente: «Una volta che ho detto chi dei due era il più forte che abbiamo risolto». Più dolce il ricordo di due grandi ex giocatori scomparsi da poco, Gianluca Vialli e Gigi Riva, quest'ultimo team manager degli azzurri ai tempi della trionfale spedizione iridata: «Con Gianluca ho avuto un rapporto fantastico, era un grande giocatore e una persona di livello. Quando seppi della sua malattia ci rimasi malissimo. Anche quella di Gigi è stata una perdita difficile da sopportare».
Lippi torna ruvido quando gli si chiede del calcio italiano di oggi. «Mancano grandi calciatori. Ogni periodo ha la sua espressione. Adesso ce ne sono di buoni ma non di forti come quelli che ho avuto io. La Juve attuale? Non ho consigli da dare ad Allegri, servirebbero grandi giocatori». E poi la Nazionale: «L’addio di Mancini? Non ho seguito la vicenda. Ognuno può fare quello che vuole, non sono io a dover giudicare. Spalletti? Non so se sarà vincente ma credo che farà un ottimo percorso al prossimo Europeo». Ha nostalgia della panchina? «Al massimo posso sedermi sulle panchine di Viareggio. Con il calcio ho chiuso».