di Roberto de Filippis (fonte Gazzetta dello Sport)
Il reflusso gastroesofageo è un problema abbastanza comune, di cui possono essere vittima anche gli sportivi. Nonostante l’attività fisica possa peggiorare le condizioni di chi ne soffre, non per questo bisogna smettere di praticarla. È però fondamentale calibrare bene gli allenamenti, in modo da ridurre al minimo i disagi senza rinunciare ai numerosi benefici connessi alla pratica dello sport. In più, alcuni esercizi specifici hanno effetti positivi sul reflusso gastroesofageo.
L’ACIDO DANNEGGIA L’ESOFAGO— Con reflusso gastroesofageo si intende la risalita del contenuto dello stomaco nell’esofago attraverso il cardias, la valvola che separa questi due organi. Il materiale gastrico è sostanzialmente acido, ma qualche volta può essere misto o alcalino per via della bile, sostanza alcalina prodotta dal fegato che dal duodeno può refluire nello stomaco. “La presenza di bile nel materiale che risale non neutralizza l’acidità; anzi, peggiora il danno arrecato alla mucosa dell’esofago” precisa il professor Luigi Bonavina*. L’acido ha effetti negativi su quest’organo perché è causa di infiammazione, che se diventa cronica può favorire l’esofagite e, successivamente, l’esofago di Barrett. Se all’imperfetto funzionamento del cardias si somma l’ernia iatale, una sorta di “buco” nel diaframma che comporta la risalita nel torace della porzione di esofago che dovrebbe stare nell’addome e a volte anche dello stomaco, il reflusso gastroesofageo peggiora notevolmente, perché aumenta la quantità di materiale gastrico che risale.
REFLUSSO GASTROESOFAGEO: CAUSE, SINTOMI E DIAGNOSI— Le cause alla base del reflusso gastroesofageo sono diverse. Oltre che per ragioni anatomiche, il cardias può non funzionare bene a seguito di eccessi alimentari o di diete squilibrate. “Se lo stomaco è troppo pieno il cardias può rimanere aperto anche quando non si deglutisce” osserva il professor Bonavina. Un altro fattore favorente il reflusso è l’obesità, che determina un aumento della pressione addominale. Inoltre, alcune malattie del tessuto connettivo, come la sclerodermia, causano reflusso, riducendo sia la peristalsi dell’esofago sia la funzionalità del cardias. A volte, poi, nonostante questa valvola funzioni bene è sufficiente un’ernia iatale per causare reflusso. I sintomi classici della patologia sono la pirosi, cioè bruciore dietro lo sterno e acidità in bocca, che tende a manifestarsi soprattutto nella fase iniziale, e il rigurgito dei cibi, problema che di solito compare più avanti. In caso di sospetto reflusso gastroesofageo ci si dovrebbe sottoporre a una gastroscopia con biopsia e a una pHmetria, esame che prevede il monitoraggio del pH dell’esofago per almeno 24 ore.
REFLUSSO GASTROESOFAGEO: LE CURE— Dopo aver diagnosticato il reflusso gastroesofageo, la cura comincia con la correzione delle abitudini sbagliate. Oltre a limitare molto i cibi che lo favoriscono (birra, cioccolato, menta, pomodori, fritti eccetera), è importante perdere gli eventuali chili in più, in particolare facendo cene leggere. “È soprattutto di notte che il reflusso gastroesofageo può fare danni maggiori, perché quando si è sdraiati l’esofago fatica a ripulirsi del materiale gastrico risalito in quanto manca l’aiuto della forza di gravità” sottolinea il professor Bonavina. Per limitare i problemi è opportuno dormire sul fianco sinistro e usare un materasso a cuneo o dormire su un letto che consenta di sollevare lo schienale di almeno 20 cm. Se nonostante il cambio di abitudini la situazione non migliora, allora è opportuno l’uso di farmaci. Una classe, gli alginati, spesso mixati con antiacidi, ha un effetto barriera e protegge la mucosa dell’esofago dal contatto diretto con l’acido. Gli inibitori della pompa protonica bloccano invece la produzione di acido da parte dello stomaco. Per quanto efficaci, tali farmaci dovrebbero essere usati con criterio e per brevi cicli di cura (2-3 settimane); perciò, soprattutto ai giovani che soffrono di reflusso gastroesofageo può essere consigliato l’intervento chirurgico per correggere il difetto anatomico del cardias e anche l’eventuale ernia iatale.
IL RUOLO DEL DIAFRAMMA E L’IMPORTANZA DEGLI ESERCIZI E DELLO SPORT— Soprattutto quando il reflusso gastroesofageo dipende da un difetto lieve del cardias è utile il rinforzo del diaframma attraverso un’apposita ginnastica respiratoria d’origine orientale che si concentra su questo muscolo (la ginnastica diaframmatica, appunto). Rinforzando il tono del diaframma migliora infatti il funzionamento del cardias e aumenta l’effetto barriera nei confronti del materiale gastrico. Un esercizio che contribuisce a irrobustire il diaframma consiste nel tenere la mano destra sull’addome e la mano sinistra sul petto, bloccando il torace e cercando di far lavorare l’addome per respirare. Questa pratica aiuta anche a gestire meglio lo stress e l’ansia che possono essere collegate alla malattia. “In generale, l’attività sportiva peggiora le condizioni di chi soffre di reflusso gastroesofageo. Al tempo stesso, però, previene un importante fattore di rischio di questa malattia, ossia l’obesità, e attenua anche l’infiammazione. Perciò, non vi si dovrebbe rinunciare, ma andrebbero programmati con cura gli allenamenti per limitare i fastidi” conclude il professor Bonavina*.