a cura di Angela Caputo
Katy Blacksmith è un’autrice self per scelta: si avvale di editor e grafico per curare ogni aspetto dei propri romanzi. L’ultima sua opera, dal titolo "Il razziatore", ha addirittura superato la selezione del Comitato del Salone Internazionale del Libro di Torino, al quale sarà presente nel 2024. Un sogno quasi irrealizzabile ma Katy ce l’ha fatta per la soddisfazione di tutto il popolo degli autori Self publishing che con difficoltà riescono a fare conoscere e divulgare i loro lavori. Al momento l'autrice ha all'attivo due romanzi di fantascienza, disponibili su Amazon e Kindle. Nata nel millennio scorso, cosa alla quale tiene perché la fa sentire quasi immortale, ha una formazione tecnico-scientifica. È molto “ex”: ex-piemontese, ex-artista marziale di quattro discipline diverse, ex-chitarrista con una passione per il metallo, per disintossicarsi dal quale ha avuto una parentesi con flauto traverso per cui è anche ex-flautista, ex-motociclista, ex-birraia con tanto di master universitario. Si sta impegnando per diventare anche ex-programmatrice, anche se l'utilizzo di linux le permette di creare da sé gli ebook e curare meglio i romanzi che scrive. A casa la attendono un marito e due gatte. Non stira. Mai. Il popolo delle stiratrici seriali sarà curioso di capire come fa, ma questo magari lo approfondiremo in un’altra intervista.
Parliamo oggi di scrittura. Quando hai scoperto che non puoi fare a meno di scrivere?
Come molti autori e autrici: scrivo dall'età di sei o sette anni. Inizialmente si è trattato di piccoli racconti, spesso inizi di storie, a volte testi più complessi. Prima del 2021 la cosa più impegnativa che avevo scritto era un "romanzo" adolescenziale, due quaderni scritti a penna stilografica, in una grafia minuscola (e che non vi infliggerò).
Sono una persona curiosa e nel tempo ho dedicato le mie attenzioni a molteplici attività che mi hanno permesso di accumulare esperienze in vari settori, per cui solo nel 2020, dopo l'ennesimo episodio svilente sul lavoro ho deciso di iniziare a scrivere sul serio. Proprio perché come donna non sono stata presa sul serio sul lavoro nonostante l'esperienza più che ventennale, ho voluto farlo senza padroni. Ho studiato il mercato editoriale, mi sono informata sui passi da fare per dare ai miei lavori la veste professionale necessaria per rispettare il lettore e il 5 febbraio 2021 ho pubblicato "Bestia di Pterr". Da quel momento ho iniziato a considerarmi un'autrice e ho continuato a studiare leggendo molto e sperimentando, anche sottomettendo racconti brevi al giudizio di altri autori e imparando sia dai loro appunti, sempre molto onesti e utili, che dal lavoro fatto con la mia ultima e bravissima editor.
Ti definisci “ex”. Di solito gli ex non sono molto simpatici ma nel tuo caso c’è molta autoironia. C’è per caso il rischio di diventare una ex scrittrice?
Si diventa tutti ex, a un certo punto: in genere accade quando si smette di respirare.
Prima di allora, però, ho ancora tantissime cose da scrivere. Ci sono personaggi non ancora "nati" che spesso e volentieri si impongono alla mia attenzione disturbandomi in attività quotidiane. Dubito che mi lasceranno andare facilmente, quindi ci vorrà ancora un po' prima che io diventi anche ex-autrice. O almeno lo spero.
Il tuo romanzo “Il razziatore” è stato definito una "space opera", una vicenda con molti personaggi e che copre un periodo temporale di oltre un anno, e si svolge in luoghi anche molto distanti tra loro. C’è qualche aspetto che vorresti approfondire ai nostri lettori (senza spoilerare troppo)?
Il razziatore è il mio secondo romanzo; un'opera di quasi cinquecento pagine che tratta di di razze aliene con difficili rapporti tra loro, un sistema sociale ben definito, due cattivi davvero malvagi e con un rapporto squilibrato. A tratti il racconto è crudo, il linguaggio è preciso (nessuna parola è lasciata al caso) e mi sono avvalsa della consulenza di mio marito, che ha fatto studi di astrofisica, per evitare di scrivere sciocchezze macroscopiche. È fantascienza, ma è anche un thriller, una storia in cui il protagonista, un mite consigliere che non tollera nessuna forma di aggressività, deve contribuire a porre fine a una minaccia su grande scala. Allo stesso tempo non può permettere che un segreto venga esposto, o un'intera razza, la sua, rischia di scomparire.
Muoversi sul filo del rasoio tra bugie e omissioni lo porterà a rivalutare i propri affetti, a scoprire che gli anni trascorsi lontano dalla colonia natale hanno lasciato su di lui una consapevolezza che va al di là della sua stessa natura e che lo porteranno a scegliere di mettere in gioco la sua vita pur di garantire la sopravvivenza dei suoi affetti.
In questo romanzo ho sfruttato in particolare la mia esperienza pregressa nei dojo per dotare uno dei personaggi, Mick, di una solida formazione nel campo dei combattimenti, sia corpo a corpo che con il falcione, in modo da permettergli di affrontare gli avversari negli scontri nell'arena. La sua abilità è cruciale per la risoluzione di un punto particolare, e mettere Mick in difficoltà è stato divertente. Lui inizialmente non ha apprezzato, ma poi ha compreso lo scopo del suo ruolo e alla fine abbiamo fatto pace.
Quali sono invece le tue letture preferite? C’è un autore in particolare che nella tua formazione ha influenzato anche la tua lettura?
Sono una lettrice forte da quando ho iniziato a leggere e se avessi ancora la tessera delle biblioteca di quando ero piccola trovereste davvero molti libri. Attualmente il mio kindle gronda testi di molti generi diversi. Forse il genere che apprezzo meno è quello non fantastico: se devo immergermi in un mondo, datemi qualcosa che non vedo tutti i giorni, o mi sembrerà di sprecare il mio tempo. Leggo anche in inglese, perché alcune opere di autrici e autori cinesi (Priest e Mo Xiang Tong Xiu per citarne un paio) vengono difficilmente tradotti in lingua italiana; oppure autori self come l'americano C. M. Carney, che ha uno stile che mi piace molto ma non è tradotto. Ho alcuni autori ai quali sono particolarmente affezionata: Terry Pratchett, Neil Gaiman e Stephen King in primis, ma recentemente ho scoperto anche Steffanie Holmes, un'autrice self neozelandese molto ironica, e poi ho amato T. Kingfisher e il suo "A Wizard's Guide To Defensive Baking". Leggo sia autori di case editrici che autori self, e non bado al fatto che siano uomini o donne. L'unico requisito è che mi piaccia quel che leggo.
Tutti questi autori e autrici non credo mi abbiano influenzata nello stile o nella scelta delle trame; al massimo mi hanno mostrato che non esistono limiti alla creatività se non quelli legati alla coerenza dei mondi che creiamo. La coerenza è fondamentale per rispettare il lettore. E senza il rispetto del lettore, nessuna storia ha senso.
Quali consigli ti senti di dare a un autore che vorrebbe pubblicare in self? Perché scegliere il self anziché la casa editrice tradizionale?
Quella dell'autopubblicazione è una strada che ho scelto in armonia con il mio carattere: non amo essere ignorata né perdere il controllo di quello che faccio se per me è importante; non sopporterei di trascorrere dai sei ai dodici mesi nell'incertezza dopo aver inviato un mio lavoro a una CE, come non sopporterei di non sapere se il libro piace (e spesso le CE non aggiornano l'autore sulle vendite) e soprattutto per le CE un libro dopo un paio di mesi dalla pubblicazione diventa "vecchio" e smettono di promuoverlo. Il che è chiaramente una sciocchezza.
Il vero motivo è che le CE non hanno la forza per promuovere tutti i propri autori, quindi li abbandonano dopo poco tempo.
In molti pensano che la pubblicazione senza passare attraverso le case editrici sia semplice. Non è esatto.
La pubblicazione self non si limita all'operazione di caricare i file su Amazon. Prima di allora e soprattutto dopo c'è moltissimo lavoro da fare, lavoro che grava totalmente sull'autore, che diventa davvero editore di se stesso.
La via del self richiede dedizione per apprendere continuamente, elasticità nel comprendere quali punti vanno migliorati, tempo da dedicare alla promozione, denaro per pagare i professionisti dei quali ci si circonda per occuparsi degli aspetti in cui l'autore non è ferrato, un pizzico di fortuna nel riuscire a trovare i collaboratori giusti, capaci e degni di fiducia, in grado di valorizzare le storie aiutandole a sbocciare. Spesso l'autore non riesce a mettere su carta tutto quello che la storia ha davvero da dire: solo un editor capace riesce a intuire il potenziale e insistere fino a quando l'autore riesce a raccontare la storia per intero.
Non basta mettere il libro su Amazon per farsi leggere, e non è una strada tracciata in cui qualcun altro si occupa di tutte le attività (editing, correzione, impaginazione, grafica, pubblicazione, distribuzione, promozione) mentre l'unica attività dell'autore è scrivere. Se volete solo scrivere, cercate una casa editrice e sperate che sia una di quelle che si comportano in modo corretto, ma preparatevi a tanti rifiuti e a tempi lunghissimi.
E questo senza contare le case editrici a pagamento, quelle che abbindolano gli autori con il crowdfunding, quelle che a fine anno non versano i diritti all'autore scrivendogli "fammi causa!" (storia sentita con le mie orecchie), che chiedono soldi per pubblicare, per l'editing o per qualsiasi altro "servizio" che invece dovrebbe essere gratis e dovuto all'autore. Per queste aziende la merce non è il libro, ma l'autore: quando pagate per pubblicare, loro sono già rientrati delle spese e non hanno alcun interesse a spendere tempo ed energie per promuovervi. Statene alla larga, non fanno il bene dell'editoria e di certo non fanno il bene di chi si affida a loro.
È un mondo difficile quello dell'editoria. E la strada del self non è e non può essere un ripiego ma una scelta.
Progetti per il 2024?
Moltissimi, e ho aspettative molto alte sia per il Salone Internazionale del Libro di Torino, sia per le altre fiere che mi si stanno aprendo grazie al Collettivo Scrittori Uniti, che ha apprezzato la qualità editoriale de "Il razziatore".
Ho in lavorazione altri due romanzi - e questa volta i lettori li porterò in una Cina antica e ricca di misteri - e spero che almeno uno possa vedere la luce nel 2024.
E poi: Il bello di entrare in contatto con altri autori e con altre realtà, è che ciò permette di espandere gli orizzonti anche in ambiti leggermente diversi. Dovrebbe uscire un cortometraggio al quale ho collaborato, c'è in ballo la collaborazione con un podcast e sto progettando un gioco da tavolo, collegato ai due libri che ancora devono uscire.
E questo solo per quanto riguarda il lato delle attività collegato alle storie che scrivo.
Staremo a vedere cosa mi porterà davvero questo anno; spero di fare un bilancio soddisfacente tra 12 mesi, sfatando il mito dell'anno bisestile.