martedì 23 gennaio 2024

CERVELLO, L' ATTIVITA' FISICA CHE NE MIGLIORA LE PRESTAZIONI

SCOPRIAMOLE INSIEME

a cura di Federico Mereta (fonte Libero)

Mi sento meglio. E quindi anche la mia mente è più pronta. Sono davvero tante le persone che dopo una corsa, una sessione in palestra, una nuotata si sentono più in forma. E non solo sul fronte dei muscoli e delle articolazioni, ma anche sul versante cognitivo. Ebbene, se siete tra loro, sappiate che esistono precise ragioni per spiegare questa situazione. In particolare, oltre alla classica scarica di endorfine che ci fa sentire meglio, un ruolo fondamentale nel migliorare le prestazioni cognitive sarebbe legato all’azione della dopamina. Ecco come.

L’azione della dopamina

Il sistema nervoso centrale lavora al meglio anche grazie all’azione di particolari composti, chiamati neurotrasmettitori, che in qualche modo agevolano con la loro presenza la trasmissione dei messaggi. Uno di questi è la dopamina. Ebbene, su Journal of Physiology, è apparsa una ricerca che mostra come proprio la liberazione di dopamina in seguito ad una sessione di allenamento sarebbe alla base di una maggior velocità nei tempi di reazione da parte del cervello. Si tratta di un’osservazione in più su questo neurotrasmettitore legato al piacere, alla soddisfazione e alla motivazione. Gli studiosi, coordinati da Joe Costello e Soichi Ando, hanno valutato il rilascio di dopamina nel cervello utilizzando un sofisticato dispositivo di scansione, noto come tomografia a emissione di positroni (PET). Con questa scansione si tiene traccia dell’attività metabolica e biochimica delle cellule. Sono stati condotti tre esperimenti con 52 partecipanti. Nel primo, ai soggetti è stato chiesto di svolgere compiti cognitivi a riposo e mentre pedalavano nello scanner PET, in modo che il team potesse monitorare il movimento della dopamina nel cervello.

Il secondo ha utilizzato la stimolazione muscolare elettrica per verificare se il movimento muscolare forzato per stimolare l’esercizio avrebbe anche migliorato le prestazioni cognitive. L’esperimento finale ha combinato esercizi volontari e involontari. Negli esperimenti in cui è stato effettuato esercizio volontario, le prestazioni cognitive sono migliorate. A differenza di quanto si è osservato quando i muscoli si contraggono “passivamente” per la stimolazione elettrica. Insomma: l’attività (specie se aerobica) può davvero migliorare la capacità di reazione e le risposte cognitive. Ora occorre semplicemente aumentare la “prescrizione” di questo trattamento senza farmaci, per pensare, nel tempo, di aiutare le persone.

Perché la musica aiuta

Oltre a fare attività fisica regolarmente, a tutte le età, tenete presente l’importanza di mantenere il ritmo. E non solo nello sforzo, ma anche nella mente. Per chi corre o comunque deve mantenere il tempo, una “compilation” su misura in base ai ritmi da tenere e ai gusti del singolo, sarebbe infatti un ingrediente fondamentale per ridare tono alle prestazioni se la condizione psicologica non è ottimale. A raccomandare la corsa a tempo di musica è un originale studio condotto da un’equipe coordinata da Shaun Phillips, dell’Università di Edimburgo, pubblicato su Journal of Human Sport and Exercise. L’indagine ha preso in esame 18 persone abituate al classico “running” per valutare, in due sessioni separate (una con il “supporto” musicale e l’altra no), quanto l’impiego delle cuffiette che riproducono le canzoni direttamente nelle orecchie degli atleti può influire sulla prestazione. La caratteristica comune di tutti i partecipanti era l’affaticamento mentale, sotto forma di sensazione di debolezza psicologica. Il primo test ha esaminato gli effetti sulla capacità di corsa a intervalli – alternando corsa ad alta intensità e jogging a bassa intensità – su nove atleti fisicamente attivi. Il secondo test prevedeva una cronometro di 3 miglia con nove corridori. I ricercatori hanno testato i corridori con e senza musica motivazionale (importante ricordare che gli “atleti” hanno scelto caso per caso le sinfonie d’accompagnamento alla corsa) dopo un questionario che prima della prova si informava proprio sul presunto impatto della musica. Ebbene, in pratica correre (o anche fare altre prestazioni fisiche) in base alle canzoni scelte ha migliorato la capacità di correre ad intervalli in chi era mentalmente “affaticato”, annullando in pratica l’impatto negativo della stanchezza psicologica. Qualche miglioramento, anche se meno significativo, si è osservato anche nelle corse di quasi quattro chilometri.

La musica favorisce l’azione della dopamina

Ma torniamo alla dopamina. Qualche tempo fa una ricerca ha spiegato che grazie all’ascolto della musica (ovviamente anche in cuffia mentre si fa un’attività fisica, non necessariamente la corsa) può crescere la presenza di un neurotrasmettitore collegato alla sensazione di piacere come la dopamina. A questa indagine comparsa su Nature Neuroscience si associa un altro studio che invece collega il correre regolare (mai dimenticare che per essere davvero efficace lo sforzo oltre ad essere regolare deve essere programmato in base alle caratteristiche fisiche dell’individuo, per cui non bisogna mai strafare e parlare con il medico sui termini dell’impegno) con un miglioramento della memoria. Lo studio, realizzato da esperti dell’Università Brigham Young e pubblicato su Neurobiology of Learning and Memory, segnala che la corsa regolare (o comunque anche l’attività fisica che imponga sforzi seri con cadenza fissa) porterebbe ad un potenziamento nelle attività dell’ippocampo, la regione del cervello che entra in gioco proprio nella gestione dei ricordi. Ovviamente lo studio è stato condotto su animali da esperimento, ma offre una motivazione in più per ricordare il titolo di un grande film western come consiglio: “corri, uomo corri”.

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