di Roberto De Filippis (fonte Gazzetta dello Sport)
L’acido lattico è prodotto dal corpo quando è messo sotto sforzo, per esempio durante un’attività fisica prolungata. Di norma l’organismo, tramite il fegato, è in grado di smaltire senza difficoltà tutto l’acido lattico che produce. La situazione può cambiare radicalmente quando si pratica sport senza essere adeguatamente allenati o quando lo sforzo è molto intenso: in questi casi, infatti, tale sostanza si accumula, causando una sensazione di bruciore intenso o un dolore muscolare che possono costringere a interrompere l’allenamento o la gara.
ACIDO LATTICO COS'È E A COSA SERVE—
L’energia è prodotta dal corpo umano attraverso tre meccanismi distinti: il metabolismo aerobico, il metabolismo anaerobico alattacido e il metabolismo anaerobico lattacido. Durante il terzo processo, l’acido lattico è generato come un sottoprodotto. Questo composto è infatti il risultato dell’attività anaerobica intensa dei muscoli e agisce come un materiale di scarto. È tossico per le cellule e si forma quando l’esercizio fisico supera la capacità del corpo di produrre energia attraverso i metodi aerobici, nonostante un aumento della frequenza cardiaca e respiratoria. Durante l’attività fisica, la trasformazione del glucosio produce idrogeno, che l’acido lattico aiuta a neutralizzare, facilitando così la funzione muscolare. “L’organismo, nello specifico il fegato, è in grado di smaltire una determinata quantità di acido lattico. Tale quantità è tanto maggiore quanto più si è in forma” sottolinea la dottoressa Michela Galizzi, fisioterapista coordinatrice dei Punti Raf First Clinic di Milano e fisioterapista ufficiale delle Forze Speciali Svizzere (Ksk).
ACIDO LATTICO: RIMEDI PER IL DOLORE E L'AFFATICAMENTO— Più lo sforzo fisico aumenta, più l’organismo è in difficoltà nello smaltire l’acido lattico. Superata una certa soglia (variabile da persona a persona), questa sostanza può causare dolore, bruciore e affaticamento muscolare. In genere, ciò si verifica quando si svolge attività fisica al di sopra dell’80% della frequenza cardiaca massima, valore che sale a circa il 90% negli atleti professionisti. “È anche valutando, con appositi esami, la produzione di acido lattico che i preparatori atletici organizzano il programma di allenamento degli sportivi che seguono. Una buona gestione di questa sostanza ha benefici non solo sulle performance, ma anche sul profilo metabolico, perché sortisce effetti positivi sulla glicemia e sulla pressione arteriosa” aggiunge la dottoressa Galizzi.
A favorire la formazione di acido lattico sono soprattutto gli sport anaerobici, che richiedono sforzi molto intensi e concentrati nell’arco di brevi periodi di tempo. È importante ricordare che l’acido lattico è causa di un indolenzimento muscolare che compare all’improvviso, ma che è transitorio, in quanto si risolve al massimo in 3 ore. I problemi provocati da tale sostanza non sono da confondere con i Doms (Delayed Onset Muscle Soreness), indolenzimenti muscolari che invece compaiono a distanza di 24-72 ore dalla fine dell’attività fisica e che sono dovuti a microlesioni muscolari oppure a processi infiammatori o riparativi conseguenti all’esercizio fisico.
ACIDO LATTICO E MUSCOLI: L'IMPORTANZA DEL RISCALDAMENTO— Per ottimizzare i processi di smaltimento dell’acido lattico, la cui formazione è più probabile quando si comincia a fare sport dopo una lunga inattività, è fondamentale procedere con gradualità, aumentando i carichi di lavoro a poco a poco. Inoltre, è importante idratarsi a dovere perché i sali minerali, di cui l’acqua è una fonte preziosa, aiutano a gestire meglio questa sostanza. Altrettanto importante è il riposo, indispensabile all’organismo per recuperare in vista degli allenamenti successivi. Per una migliore gestione dell’acido lattico sono utili sia un buon riscaldamento sia esercizi di mobilità e stretching a fine seduta. “Per tenere sotto controllo la produzione di acido lattico è infine importante respirare correttamente, in quanto l’ossigeno è imprescindibile per produrre energia” conclude la dottoressa Galizzi.