di Luigi Ansaloni (fonte Gazzetta dello Sport)
Dov’eravamo rimasti, Grisha? Ah, si, alle Finals di Londra del 2017, 2240 giorni fa. Ultima vittoria in un torneo e punto massimo della carriera per quello che doveva diventare l’erede di Roger Federer e non lo è diventato, ma poco importa. Dopo più di 6 anni, Grigor Dimitrov è tornato a vincere un torneo Atp, a Brisbane, e lo fa in maniera splendida, quasi sontuosa, perché battere questo Holger Rune, numero otto del mondo, non era affatto facile. Il 32enne bulgaro si è imposto in due set, 7-6(5), 6-4 in 2 ore e 10 minuti di vero tennis. Una bella partita, sia per agonismo sia per la quasi perfetta contrapposizione di stili tra i due, il picchiatore che non molla un punto contro uno dei giocatori più solidi, con un rovescio più aperto e a sventaglio, che ricorda in parte quello di Federer 2017, quando rientrò e vinse in Australia dopo sei mesi di stop.
IN CRESCITA— L’ex numero tre del mondo è stato più bravo di Rune nei particolari, risolvendo il primo set al tiebreak (fondamentale il 3-0 iniziale) e vincendo il secondo con il break nel spesso decisivo settimo gioco. Per lui è il nono titolo in carriera, il secondo a Brisbane dopo il 2017, e come detto, il primo dopo sei anni di astinenza. La vittoria di Brisbane, da parte del bulgaro, comunque è tutto tranne che un caso. Dietro c’è un percorso sempre più in crescita, con la semifinale a Shanghai (eliminando anche Alcaraz) e la finale a Parigi Bercy, superando Medvedev, Tsitsipas e Hurkacz. Dimitrov salirà lunedì a numero 13 del mondo e, ovviamente, sarà uno da tenere molto sott’occhio agli Australian Open.
IL RUSSO— Ad Hong Kong vittoria invece del numero cinque del mondo e testa di serie numero uno Andrey Rublev, che ha battuto in due set (6-4 6-4) il finlandese Emil Ruusuvuori. Per il russo è il quindicesimo titolo in carriera, dimostrando di essere già in forma slam: a Melbourne cercherà la sua prima semifinale in un majors, e chissà.