Il campo è aperto di Pulsatilla, alias Valeria di Napoli, ( Baldini+Castoldi) è un libro che sfida le convenzioni, in maniera al contempo caustica e dolce. In questa narrazione l’autrice si muove con maestria tra il personale e l’universale, abbracciando un confine indefinito tra la realtà e la sua rappresentazione.
Tra la giovinezza della protagonista con il suo presente, tra amori tossici, una complessa relazione familiare e la sfida con disturbi alimentari, Pulsatilla si svela al lettore come un personaggio sfaccettato, irresistibile nella sua autenticità e disarmante nella sua vulnerabilità.
La scrittura di Pulsatilla, a metà strada tra autofiction e memoir, colpisce come un flusso di coscienza. La mancanza di una continuità cronologica contribuisce a un’immersione totale nelle emozioni tumultuose della sua vita. Si passa da momenti di gioventù incosciente a una maturità espressiva, il tutto reso con una sincerità che non teme di essere scomoda.
Il nucleo ruota attorno alle relazioni familiari complesse, tra disturbi alimentari e anaffettività dei genitori, , entrambi figure che hanno segnato profondamentel’autrice. Il tema dell’eredità, sia essa genetica o emotiva, permea il racconto, creando un’atmosfera intensa e coinvolgente.
La ricerca di Pulsatilla di salvezza attraverso una comunità peculiare aggiunge un tocco di follia alla trama. L’autrice affronta senza paura la sua psiche fragile, la lotta contro la malattia mentale del padre e le sfide dell’anoressia e della bulimia.
Il campo è aperto è un viaggio emozionale che non si lascia imprigionare da schemi convenzionali. Con uno stile di scrittura che cattura, Pulsatilla offre un romanzo dalla forza quieta ma erosiva, una sequenza di scatti precisi di una creatura che cade e inciampa, solo per rialzarsi più forte e consapevole.