Il Molise a volte viene definito come “la regione che non c’è”. Niente di più sbagliato. Il Molise è, al contrario una terra con caratteristiche ben definite e tutte da scoprire, schiette e semplici, ma apprezzabili proprio per questo motivo. Oltre a luoghi splendidi e noti come Termoli, con il suo bel mare,e con il borgo antico arroccato sulla spiaggia, l’entroterra piacerà soprattutto a chi apprezza i buoni sapori e i prodotti genuini della terra, lavorati ancora come un tempo, o le antiche competenze artigianali, riuscite a ritagliarsi un proprio spazio anche nell’era della globalizzazione.
Dopo aver visitato Termoli, con l’imponente fortezza che domina la costa, con le pittoresche stradine e piazzette che si aprono in una bella piazza centrale sulla quale si affaccia l’incantevole Duomo duecentesco, ci si muove verso l’interno, alla scoperta di territori ancora intatti, che hanno saputo conservare una lussureggiante biodiversità, tanto nel paesaggio quanto nell’identità stessa degli abitanti. Il prodotto forse più emblematico di questa zona è la Tintilia, un vino rosso generoso prodotto a partire da un vitigno autoctono la cui area DOC si estende nelle province di Isernia e di Campobasso, del quale è stata scongiurata la scomparsa grazie a una recente campagna di recupero e di rilancio. Se poi qualcuno, assistendo alla proiezione del film diretto da Tim Burton “La Fabbrica di cioccolato” desiderasse vivere l’esperienza del piccolo Charlie, può realizzare il suo desiderio recandosi a Monteroduni, in provincia di Isernia, e visitando (su prenotazione) lo stabilimento “Dolce Amaro” dei f.lli Papa: dalla costa occorre fare un po’ di strada, ma si attraversano paesaggi bellissimi e alla fine la visita ricolma di dolcezza, scoprendo come vengono realizzati confetti, bonbon e strepitosi macarons destinati alle tavole di mezza Europa. Unico neo di questo regno è l’impossibilità di farsi chiudere nella fabbrica al momento della chiusura per godersi una notte di sfrenata golosità: qui si lavora a ciclo continuo, notte compresa, con i tecnici confettieri, dalle dita abili come quelle di un suonatore di arpa, a turno sempre al lavoro.
Altra località, altra dolcezza: A Montaquila, a pochi chilometri di distanza, si trova la pasticceria dei fratelli Ricci, i quali, oltre a infinite prelibatezze tra cui il babà merita una menzione speciale, propongono un delizioso panettone all’olio extravergine d’oliva, capace di sedurre anche i milanesi, abituati a considerare il panettone come un bene di famiglia. Per restare in tema di farine, ma con una tregua dal sapore dolce, ci si sposta a Matrice, per visitare il mulino Cofelice, un piccolo opificio nel quale si macina il grano a pietra. La produzione è riservata ai grani antichi, come il grano Senatore Cappelli, il granone Agostinello e altri ancora, rendendo sostenibile la lavorazione di piccole produzioni che altrimenti non sarebbero remunerative e quindi destinante a sparire. La farina ottenuta viene poi lavorata per produrre pasta e pani speciali. Sempre in tema di pane, cambiando zona e avvicinandosi a Isernia, vale la pena recarsi a Macchiagodena per scoprire il pane casereccio prodotto dal forno De Cesare, di Rocco e Anna Lucia, in attività da circa 25 anni e certificato tra le eccellenze molisane. Qui si fa ancora tutto a mano, senza l’ausilio dei macchinari, utilizzando il lievito madre e cuocendo meravigliose forme di pane nel forno a legna.
I buoni sapori sono frutto di una cultura che genera competenze non solo nell’ambito gastronomico. Lo si vede recandosi a Frosolone, sempre in provincia di Isernia, per ammirare il Museo del Costume e il Museo dei Ferri Taglienti. Il Museo del Costume è un piccolo ambiente che conserva uno scrigno di storie e tradizioni: ci sono le vesti tradizionali ricamate a meno, le lenzuola e gli asciugamani del corredo che ogni sposa portava in dote, i piccoli gioielli e gli ornamenti che caratterizzavano la vita delle persone. Ogni oggetto è un pezzo di storia e il punto di partenza per infiniti racconti che descrivono la vita di un popolo legato alla transumanza, con gli uomini lontani per accompagnare le greggi ai pascoli più favorevoli e le donne sole a casa per molti mesi. Tutto questo rivive nelle tele tessute a mano e decorate con infinita pazienza da lavorazioni al tombolo, un’usanza preziosa che ancora sopravvive grazie alla passione di alcuni gruppi di donne, impegnate a trasmettere il loro sapere alle compagne più giovani. Sempre a Frosolone, a pochi passi di distanza non si può perdere una visita al Museo dei Ferri Taglienti, che celebra un altro sapere locale: la forgiatura delle lame utilizzate per realizzare, coltelli, forbici, utensili. La visita è interessante e, con un po’ di fortuna, può anche capitare di incontrare un forgiatore al lavoro, nella fucina adiacente al museo, e assistere alla trasformazione di un pezzo di ferro in una lama pregiata.
Infine, a qualche chilometro di distanza, non si deve mancare la visita ad Agnone, antica città sannita celebre perché ospita la Pontificia fonderia di campane Marinelli, il più antico stabilimento al mondo per la fusione delle campane. Fondato nel 1040 e ancora oggi e autorizzato a usare lo stemma pontificio, è una delle più antiche aziende a gestione familiare del mondo. La fonderia Marinelli ha realizzato concerti di campane importanti, tra cui quello per l'Abbazia di Montecassino, per il Santuario della Beata Vergine del Rosario di Pompei, per la cattedrale di Buenos Aires e la campana del Giubileo del 2000, chiamata "Giovannea" perché commissionata da papa Giovanni Paolo II. Annesso alla fonderia c'è anche il Museo internazionale della campana, istituito nel 1999, al cui interno sono conservate testimonianze e documenti della storia della fonderia, a partire dal Medioevo fino al presente.
Le informazioni per organizzare la visita sono disponibili presso l’ASST Molise, piazza Bega 42, Termoli. info@termoli.net ; www.termoli.net