di Roberto de Filippis (fonte Gazzetta dello Sport)
Utilizzare i farmaci in modo corretto, assumendoli solo quando necessario e alla dose indicata dal medico, è fondamentale per preservare la propria salute. Quando la prevenzione non farmacologica nei confronti del diabete di tipo 2 (quello tipico degli adulti) non è sufficiente, si può fare affidamento su medicinali che contribuiscono ad abbassare le possibilità che si sviluppi questa malattia. D’altro canto, però, è anche importante sapere che vi sono farmaci che, al contrario, possono favorirla.
GIORNATA MONDIALE DEL DIABATE: CAUSE E FATTORI DI RISCHIO— A caratterizzare il diabete, di cui oggi si celebra la Giornata Mondiale, è l’iperglicemia, cioè l’eccessiva concentrazione di glucosio nel sangue. Alla base dell’iperglicemia nel diabete di tipo 2 vi è una ridotta produzione di insulina (l’ormone che regola i livelli di glucosio nel sangue) da parte del pancreas e/o la resistenza all’azione di tale ormone, in particolare nel fegato, nel tessuto adiposo e nei muscoli. Attualmente, sono numerose le persone con questa malattia che seguono una terapia farmacologica. In realtà, basterebbero semplici cambiamenti di abitudini per evitarne lo sviluppo. I fattori di rischio del diabete di tipo 2 sono infatti il sovrappeso, la sedentarietà, la scarsa attività fisica e alcuni aspetti socioeconomici (scarsa scolarità, che spesso determina anche il reddito, educazione familiare, vita in periferia).
“Questi fattori si intersecano, in quanto gli individui a basso reddito sono quelli che hanno più possibilità di seguire stili di vita scorretti e, in particolare, di consumare cibi molto calorici, di essere poco propensi all’esercizio fisico e di prestare poca attenzione alla salute” osserva il professor Silvio Garattini, ricercatore, farmacologo, fondatore e presidente dell’Istituto Mario Negri di Milano e autore, in collaborazione con Lidia Staszewsky, de Il diabete di tipo 2 – Una malattia evitabile (Edizioni Lswr). Siccome questi fattori di rischio sono modificabili, come dimostrato da vari studi scientifici si può prevenire il diabete di tipo 2 cambiando stili di vita.
FARMACI PER PREVENIRE IL DIABETE— Quando il cambiamento delle abitudini non dà i risultati sperati o se non è possibile modificare gli stili di vita, così come negli individui ad alto rischio, si può cercare di prevenire il diabete di tipo 2 anche con una cura farmacologica. Numerose ricerche scientifiche pubblicate negli ultimi vent’anni mostrano infatti che usando alcuni farmaci ipoglicemizzanti è possibile abbassare il rischio di sviluppare questa malattia. In particolare, l’acarbosio e la metformina aumentano la sensibilità periferica all’insulina, facendo così diminuire la quantità di glucosio presente nel sangue. Nello specifico, l’acarbosio agisce sul glucosio proveniente dal tratto gastrointestinale e la metformina su quello che giunge dal fegato. Inoltre, la nateglinide stimola la produzione di insulina da parte delle beta-cellule, uno dei primi deficit nella storia naturale del diabete, mentre i tiazolidinedioni riducono l’impatto del grasso in eccesso sulla sensibilità all’insulina. Infine, le tre classi di antidiabetici più recenti sono DPP4-i (inibitori della dipeptidil-peptidasi IV), GLP-1a (agonisti del GLP-1) e SGLT-2i (glifozine). “Gli effetti degli approcci farmacologici sulla prevenzione del diabete di tipo 2 sembrano limitati nel tempo e non prolungarsi dopo la sospensione della terapia. Al contrario, i cambiamenti degli stili di vita comportano effetti positivi più duraturi” sottolinea il professor Garattini.
QUALI SONO I FARMACI CHE FAVORISCONO IL DIABETE DI TIPO 2?— Ci sono però anche alcuni farmaci che possono causare o peggiorare l’iperglicemia. Di recente, l’Organizzazione Mondiale della Sanità e l’Associazione Statunitense di Diabetologia hanno coniato l’espressione “diabete indotto da farmaci” per indicare tale condizione. Tra questi figurano anche alcuni molto utilizzati, quali i cortisonici, spesso impiegati per la loro azione antinfiammatoria. Sembra inoltre che i contraccettivi orali a base di estrogeni favoriscono la resistenza all’insulina e una ridotta tolleranza al glucosio, mentre la terapia ormonale sostitutiva con estrogeni per le donne in menopausa non pare mostrare questi effetti. Infine tacrolimus e sirolimus, farmaci immunosoppressori a cui si ricorre dopo un trapianto di rene, favoriscono il diabete di tipo 2 o alterazioni della glicemia. “La gestione dell’iperglicemia e del diabete farmaco-indotto dopo il trapianto deve prevedere, se il rischio di diabete è alto, una selezione individualizzata dell’immunosoppressore basata sul rischio immunologico e sulla sorveglianza precoce della glicemia e, se necessario, l’inizio di un trattamento antidiabetico standard” precisa il professor Garattini. In definitiva, soprattutto i farmaci che favoriscono il diabete di tipo 2 dovrebbero essere utilizzati solo se strettamente necessari.