di Stefano Agresti (fonte Gazzetta dello sport)
No, non lamentiamoci più. E non mostriamo amarezza, rabbia o – addirittura – indignazione di fronte alle simulazioni dei calciatori. Perché è tutto consentito, tutto lecito. Sono liberi di prenderci in giro, di farsi beffe della gente che guarda le partite. Un giocatore – prendiamone uno a caso, Davide Faraoni, terzino e perfino capitano del Verona, trentadue anni di età – può gettarsi a terra perché viene sfiorato dal braccio di un avversario, poi tirarsi un po’ su perché l’arbitro non gli concede la punizione a favore, osservare da lontano lo sviluppo dell’azione e una volta che vede la palla finire nella propria porta, buttarsi di nuovo sul prato con le mani sul volto, come se fosse stato colpito dal gancio di un buon peso medio.
TUTTO LECITO— Il massimo dell’antisportività? Nient’affatto: è tutto consentito, tutto lecito. Tanto che nei suoi confronti non è stato preso alcun provvedimento. Zero. Nella partita contro la Juventus, Faraoni ha compiuto un gesto imbarazzante. E non conta che non sia stato decisivo per l’annullamento del gol di Kean, che è stato cancellato (sbagliando) dall’arbitro, richiamato (sbagliando) dal Var, a causa del lieve tocco sul volto del terzino, giudicato falloso, e non per la sceneggiata successiva. Si tratta di un comportamento inaccettabile nei confronti di tutti: dell’avversario, che è comunque un suo collega benché indossi una maglia differente; dell’arbitro, perché si cerca di trarlo in inganno; soprattutto dei tifosi, i quali osservano le partite pensando che ciascuno cerchi di ottenere il massimo per la propria squadra anche con furbizia e con scaltrezza, però senza usare mezzi tanto meschini. Un calciatore che si comporta così dà un’immagine pessima di se stesso, e pazienza, ma anche di tutta la categoria.
TROPPO SILENZIO— Sarebbe stato bello leggere in proposito una condanna da parte dell’Associazione calciatori, ad esempio. Silenzio, invece. Il silenzio più inquietante, però, appartiene alla giustizia sportiva. Il Procuratore federale ha proposto all’attenzione del Giudice sportivo, in quella stessa partita, il pugno di Gatti nei confronti di Djuric, invitandolo a usare le immagini televisive; richiesta caduta nel vuoto, perché l’arbitro ha sostenuto di avere visto e valutato l’evento in campo (un altro errore, da parte sua: se ha davvero visto, avrebbe dovuto espellere lo juventino). Della patetica simulazione di Faraoni, non c’è traccia nelle segnalazioni della Procura federale al Giudice. Eppure, Codice di giustizia sportiva alla mano, con la prova televisiva si possono prendere provvedimenti riguardanti “fatti di condotta violenta o gravemente antisportiva o concernenti l’uso di espressione blasfema non visti dall’arbitro o dal Var”. Ebbene, cosa c’è di “gravemente antisportivo” se non un giocatore che simula nello stile di Faraoni? Né l’arbitro avrebbe potuto dire di avere visto e valutato l’episodio in campo, perché ci auguriamo che nel momento in cui il terzino del Verona si gettava a terra per la seconda volta, lui, Feliciani da Teramo, stesse osservando Kean mentre metteva inutilmente la palla in porta. Occorre forse che il Codice sia scritto in modo ancora più chiaro, affinché si possa intervenire in casi del genere?
PESSIMO ESEMPIO— La simulazione di Faraoni è, nello stesso tempo, istruttiva e diseducativa. E’ istruttiva per i calciatori: hanno capito che si può anche provare a ingannare arbitro e avversari, tanto non si rischia alcunché. Simulazione libera, insomma. E’ invece diseducativa per i ragazzi, i giovani, i bambini che osservano le partite per prendere spunto dai comportamenti dei giocatori professionisti. I loro modelli, comprensibilmente. I loro idoli, in qualche caso. Con quale autorevolezza oggi l’allenatore di una scuola calcio può provare a trasmettere i principi della correttezza ai suoi piccoli giocatori se questi hanno visto in tv quella sceneggiata, con il protagonista che alla fine l’ha fatta franca? Avrebbero potuto portare proprio questo episodio come esempio, gli istruttori: "Avete visto? Chi simula viene punito". Invece no, devono stare zitti. E sperare che gli allievi della loro scuola calcio si fossero già addormentati sul divano, davanti alla televisione, quando Faraoni si è buttato per terra.