di Riccardo Pratesi (fonte Gazzetta dello sport)
Il nuovo ragazzo prodigio della pallacanestro americana ha scelto dove giocare all’università. Cooper Flagg, 17 anni a dicembre, ala del Maine, la nuova, ennesima, speranza bianca statunitense, l’erede di Larry Bird secondo tanti addetti ai lavori, farà il college a Duke University. Giocherà per i Blue Devils, per uno dei programmi di basket più prestigiosi d’America.
A oggi è immaginato come prima scelta assoluta del Draft 2025. Per tanti è la risposta Usa a Victor Wembanyama il fenomeno francese scelto davanti a tutti dai San Antonio Spurs al Draft 2023. Ci sarà da attendere ancora due anni prima di vederlo in Nba. Ma intanto la montatura pubblicitaria, la promozione sui social media, s’impenna, stratosferica. Duke è come i Dallas Cowboys in America, o la Juventus in Italia: amata o odiata, senza mezze misure. Flagg diventerà dalla prossima estate, con la maglia blu della squadra di Durham, North Carolina, un volto noto in quasi ogni casa negli States. C’è chi lo aspetta in gloria e chi lo aspetta al varco…
FACCIA DA SLAM— Il magazine di basket e costume Slam lo ha messo in copertina preferendolo persino a Wemby nell’ultimo numero. Flagg è faccia “virale” sui social. Volto da bravo ragazzo, ma attitudine da guerriero sul parquet, ala di 204 centimetri del Maine che però gioca in Florida a livello di high school, con la “corazzata” Montverde Academy. Flagg avrebbe dovuto annunciare l’ateneo già la scorsa settimana, dopo la visita ufficiale a Duke, ma la strage in Maine, dove un attentatore poi suicida ha sparato in un ristorante e in un bowling, aveva poi verosimilmente alterato i piani originari. Non voleva far festa in un momento così difficile per la sua comunità. L’alternativa a Duke per Flagg era Uconn, gli Huskies campioni in carica Ncaa, altro programma universitario di sangue blu, ma è cresciuto da tifoso della squadra allenata da Coach K e l’ultima visita al campus, quella ufficiale, ha cancellato gli ultimi dubbi. Al Cameron Indoor Stadium era persino finito a tifare tra i Cameron Crazies, gli studenti della “curva” dei Blue Devils, a cantare e ballare durante la partitella in famiglia della squadra ora allenata da Jon Scheyer. Più che un indizio, un segnale chiaro. Il ragazzo si sentiva a casa.
SENZA SCORCIATOIE— Non ha fatto sceneggiate, Flagg. Ha scelto Duke senza pantomime social, senza annunci eclatanti, senza suspense per gli appassionati. Soprattutto ha scelto la pallacanestro di college per proseguire il suo percorso di crescita, dopo questa ultima stagione di liceo che potrà affrontare con la testa sgombra da interrogativi sul futuro prossimo, ora. Ha scelto un college “obbligato” a vincere dalla tradizione. Ha scelto la pressione, non ha avuto paura di avere tutti gli occhi addosso. Di chi è pronto a idolatrarlo e di chi a detestarlo. Ha scelto una fucina Nba, poco, ma sicuro: i Blue Devils ogni anno sfornano prospetti per il “piano di sopra”, ma ha anche scelto di misurarsi con una concorrenza interna tosta, con una Conference, la Acc, tosta, con ambienti in trasferta addirittura roventi. Con la formula ad eliminazione diretta della March Madness, del Torneo Ncaa. Se vinci vai avanti, se perdi vai a casa. Non ha scelto scorciatoie. Non ha anticipato i tempi, lui che già era passato dalla classe 2025 a quella 2024, che tanto i voti scolastici non sono certo un problema. Il ragazzo fa un figurone pure con i libri. Non ha scelto i soldi facili della G League o di Overtime Elite. Ha deciso di fare un passo alla volta e di privilegiare la competizione e le partite che contano alle passerelle per gli scout Nba. Buon segno.
TALENTO UNICO— Per il resto, basta guardarlo giocare. Talento unico, speciale. Duttile, anzitutto. Può giocare da 3 e 4 al college e in Nba, in prospettiva. Grande realizzatore, può fare canestro da sotto o da fuori, attaccando il ferro e da tiratore. Ottimo atleta, schiaccia col tuono se serve l’impressione, oltre la sostanza. Non ha paura di niente e di nessuno come dimostrato ai camp di Curry e Tatum, non solo con Team Usa a livello Under 17 quando è diventato a 15 anni campione del mondo con una prestazione galattica in finale contro la Spagna: 10 punti, 17 rimbalzi, 8 rubate, 4 stoppate. Legge il gioco con intelligenza, ma non è talento solo finesse. Ci mette il fisico e la rabbia agonistica, quando serve. L’aspetto in cui può e deve migliorare di più è la difesa sul perimetro, ma parliamo di un 16enne dopotutto. Il talento più reclamizzato di Duke dai tempi di Zion Williamson, come lui sarà probabilmente la prima scelta assoluta del suo Draft. Non vi stupite se tra una stagione vedrete squadre Nba fare tanking per Flagg. Succederà.