di Roberto de Filippis (fonte Gazzetta dello sport)
Fra tutte le aritmie quella più comune è la fibrillazione atriale, la cui incidenza cresce con l’aumentare dell’età. Se infatti al di sotto dei 65 anni è dell’1,3%, fra gli over 80 è superiore al 10%. Se fino a qualche tempo fa era considerata come una malattia benigna in quanto solo “fastidiosa” per i sintomi che comporta, oggi è invece ritenuta un problema serio, perché fa aumentare da 3 a 5 volte il rischio di ictus ischemico. Nel nostro Paese circa il 20% di questi episodi è da ricondurre alla fibrillazione atriale, che è quindi importante diagnosticare e curare tempestivamente.
FIBRILLAZIONE ATRIALE— Sono diverse le cause che possono essere all’origine della fibrillazione atriale. Infatti, questa malattia può essere secondaria a problemi cardiaci, quali patologie valvolari, cardiopatie ischemiche e cardiomiopatie primitive. “In 2-3 casi su 10, però, la fibrillazione atriale si presenta in forma idiopatica, con il tessuto degli atri del cuore che perde la capacità di pompare sangue al ritmo corretto. Così, gli atri battono in modo non sincronizzato e aumenta la possibilità di ristagni di sangue all’interno di queste cavità. In tali condizioni, cresce la probabilità che si formino trombi. Le forme idiopatiche della malattia sono le più subdole, in quanto chi ne soffre può anche non rendersene conto e quindi non curarsi adeguatamente, con tutti i rischi che ciò comporta” osserva il dottor Cesare Storti, responsabile dell’Unità Operativa di Cardiologia e del Servizio di Elettrofisiologia e Cardiostimolazione Aritmologica dell’Istituto di Cura Città di Pavia. I principali fattori di rischio della fibrillazione atriale sono l’ipertensione, l’obesità, il diabete e le patologie polmonari, anche in assenza di cardiopatie.
SINTOMI E DIAGNOSI— La fibrillazione atriale è una malattia che ha un ampio spettro di sintomi. In alcuni casi non dà addirittura alcun segno di sé e si scopre di soffrirne solo dopo essere stati vittima di un ictus ischemico. Quando è sintomatica, questa patologia tende a manifestarsi con palpitazioni, battito cardiaco accelerato e disordinato, riduzione della tolleranza allo sforzo e aumento della sudorazione. “Se si sottovalutano questi sintomi si corre il rischio, soprattutto se si è anziani, di sviluppare scompenso cardiaco” avverte il dottor Storti. Qualora si sospetti una fibrillazione atriale per arrivare alla diagnosi è necessario sottoporsi, dopo che il cardiologo ha eseguito l’auscultazione del cuore, a un elettrocardiogramma. I controlli non si esauriscono però con la diagnosi. Infatti sono necessari approfondimenti per capire se all’origine della patologia vi siano o meno altri problemi al cuore. Perciò, si procede con un ecocardiogramma, un elettrocardiogramma dinamico sec. Holter ed eventualmente una prova da sforzo.
L’ABLAZIONE TRANS-CATETERE— Il cardine della cura della fibrillazione atriale consiste nella prevenzione della trombosi, che a sua volta può causare l’ictus. A chi soffre di questa malattia è dunque in genere prescritta una terapia anticoagulante. È a seconda del rischio di un evento ischemico cardioembolico, che è calcolato in base a un preciso protocollo che tiene conto di fattori quali l’età e l’eventuale presenza di ipertensione e diabete, che si stabilisce se iniziare la terapia anticoagulante e i suoi dosaggi. “Se a soffrire di fibrillazione atriale è un giovane che non presenta sintomi si può anche evitare la terapia, monitorando però costantemente la situazione” aggiunge il dottor Storti. A volte, soprattutto se si è anziani, è necessario prendere dei farmaci anche per tenere sotto controllo la sintomatologia; in questi casi si ricorre ad antiaritmici. “Nei giovani che hanno un cuore sano, soprattutto se la terapia farmacologica per il controllo del ritmo cardiaco non dà i risultati sperati, si può valutare l’opzione dell’ablazione trans-catetere, una semplice procedura chirurgica efficace in più dell’80% dei casi e che consente di non prendere medicine per lunghi periodi. Anche nei soggetti anziani, se opportunamente selezionati, l’ablazione può fornire dei buoni risultati” sottolinea il dottor Storti. Per prevenire la fibrillazione atriale è importante agire sui fattori di rischio. In quest’ottica è utile evitare il fumo e il sovrappeso e svolgere un’adeguata attività fisica, privilegiando discipline che non richiedono sforzi fisici notevoli.