Si è riacceso il dibattito sull’educazione sessuale a scuola. Facendo tornare in auge l’interrogativo da cui dovrebbe partire qualsiasi azione. Serve davvero “insegnare” alle nostre ragazze e ai nostri ragazzi, parallelamente alle altre materie scolastiche, anche le nozioni base per vivere consapevolmente la loro sfera affettiva? Seguendo i risultati dell’ultimo Osservatorio Giovani e Sessualità di Durex, svolto in collaborazione con Skuola.net, la risposta non potrebbe che essere affermativa. Oltre 15.000 i giovani tra gli 11 e i 24 anni che hanno partecipato alla rilevazione annuale che da ormai un lustro permette di fare il punto della situazione sul rapporto tra i giovani e la sessualità, permettendo quindi di tracciare anche l’evoluzione degli usi e dei costumi.
Meno di un giovane su due (43,4%), ad esempio, utilizza sempre il preservativo quando consuma un “rapporto”, quando in una rilevazione simile del 2019 la quota si attestava al 57%. È come se, nel frattempo, si sia perso per strada oltre 1 ragazzo su 10. La fascia 11-13 anni è quella che preoccupa di più, con un 55,6% che dichiara di non utilizzare nessun metodo contraccettivo. Non proprio una grande cosa, visto che l’11,6% ha dichiarato di aver avuto la prima esperienza sessuale prima dei 13 anni (in aumento del 4,1% rispetto all’anno scorso). Anche se, a livello generale, l’età media del primo rapporto completo si sta spostando progressivamente in avanti: la fascia d’età in cui si concentrano la maggior parte delle “prime volte” - il 38,7% - è quella compresa tra i 17 ed i 18 anni. Solo un anno fa la fascia preponderante era 15-16 anni. Parlando ancora di contraccezione e protezione, quasi due terzi dei giovani intervistati (62,5%) hanno dichiarato di affidarsi al coito interrotto e oltre il 39,3% (+3,6% rispetto al 2022) lo definisce erroneamente come un metodo efficace contro gravidanze indesiderate o Infezioni Sessualmente Trasmesse, con le percentuali più elevate proprio tra i giovanissimi nella fascia 11-13 anni. Per fortuna, la consapevolezza dell’inefficacia del coito interrotto sembra poi crescere con l’età, sebbene questo non sia un deterrente al suo utilizzo.
Un quadro, quello appena descritto, che potrebbe in buona parte il frutto dello scarso confronto e dialogo tra i più giovani e gli adulti, sia a scuola che in famiglia. I ragazzi, infatti, non sembrano sentirsi a loro agio nell’affrontare questa tematica a casa. Così, quasi la metà (45,3%), quando ha un dubbio di ambito affettivo e sessuale, si rivolge prioritariamente a una delle fonti meno attendibili: Internet. E la maggior parte lo fa proprio per l’imbarazzo di chiedere a qualcuno (31,6%) e perché non sa a chi rivolgersi (12,8%), con il rischio di esporsi a fake news, informazioni sbagliate e fuorvianti. Solamente il 9,3%, alla fine, si rivolge in prima istanza ai genitori (con percentuali in calo negli ultimi tre anni); ancora meno (5,9%) a un medico; solo il 12% chiede aiuto agli amici. Tanti - un altro 12% - tendono a non parlare affatto di queste cose; un trend, quest’ultimo, che vede un picco del 20,3%, ancora una volta, nella fascia 11-13 anni. Le ragioni di questo “silenzio”? Principalmente sono l’imbarazzo e la vergogna che i giovani affermano di provare nel chiedere o nel parlare con qualcuno di questi argomenti sensibili, oltre che la mancanza – culturalmente tipica del nostro Paese – in termini di educazione e comunicazione su queste tematiche.Quanto basta per provare a intervenire. Perché no, partendo proprio dalla scuola. Una piccola rivoluzione a cui i diretti interessati, gli studenti, spianerebbero la strada. Dall’Osservatorio, infatti, emerge infatti che il 93,7% degli intervistati crede che l’educazione alla sessualità e all’affettività dovrebbe essere offerta come materia nel curriculum scolastico, in maniera facoltativa od obbligatoria.