di Gian Luca Pasini (fonte Gazzetta dello Sport)
Quell’attacco di Martyna Lukasik nella notte di Lodz, domenica sera davanti a 8.000 polacchi in festa per la raggiunta qualificazione olimpica, è stato l’ultimo lampo della carriera azzurra di Davide Mazzanti che pochi minuti dopo stava già dichiarando: "Gli allenatori sono giudicati in base ai risultati...", consapevole che questa volta la “sua” storia è conclusa per davvero. L’addio fra la Federvolley e Mazzanti è poi certificato anche dal presidente federale Giuseppe Manfredi, che ha già parlato con l’interessato, in attesa di intraprendere una nuova strada, che porta diritto a Julio Velasco.
Restano i tempi burocratici - Per ratificare il cambio di guida tecnica si deve attendere il prossimo Consiglio Federale (non prima di metà ottobre, dopo la qualificazione olimpica maschile) dove verrà portata la proposta Velasco che rientrerebbe così in federazione poche settimane dopo aver chiuso il contratto come responsabile tecnico delle nazionali giovanili maschili. Una nuova opportunità olimpica 27 anni dopo aver guidato l’Italia maschile nella finale di Atlanta 1996 (con l’oro finito all’Olanda dopo il leggendario tiebreak). Nel 1997 Velasco ha allenato la Nazionale femminile per qualche mese, prima di volare alla Lazio di Cragnotti. L’esperienza non fu indimenticabile dal punto di vista dei risultati (un quinto posto all’Europeo di Brno), ma in quella gestione poi affidata a Frigoni vennero gettate le basi per il primo Club Italia della storia (Velasco lo richiese, poi Magri lo realizzò). E di un salto di qualità anche dal punto di vista della metodologia del lavoro, che poi si confermò qualche anno più tardi con i primi grandi successo della Nazionale a cominciare dall’argento Europeo del 2001 e l’oro al Mondiale del 2002 entrambi ottenuti con Marco Bonitta in panchina.
"La qualificazione per i Giochi di Parigi - ha detto il presidente federale Giuseppe Manfredi dopo la disfatta di Lodz - è ampiamente alla nostra portata e per la nuova stagione l’obiettivo della Federvolley sarà certamente quello di riprogrammare su nuove basi e con accuratezza tutta l’attività azzurra, per permettere alla nazionale femminile di tornare ai vertici del volley mondiale". Come dire che il nuovo corso è già cominciato. A parte le suggestioni storiche legate al nome di Velasco, la Federazione ha bisogno anche di un nome di grande peso. Perché è necessario ricompattare un ambiente che negli ultimi 2-3 anni ha mostrato problemi tecnici, di campo, ma anche di gestione. Con un gruppo che potrebbe non essere granitico come è stato detto negli ultimi mesi. Una squadra scossa da violenti terremoti, e poi c’è la questione Egonu (ma non solo quella, viste anche le altri esclusioni eccellenti, De Gennaro per prima). A Velasco il compito di staccare il pass olimpico e riportare un po’ di serenità in una squadra che resta fra le più forti del mondo, ma deve poi dimostrarlo. A volte è accaduto a questo gruppo, ma spesso non è stato così, come si è visto anche nell’ultima estate, fra le più avare della storia recente della Nazionale, senza neppure un podio. Ora si tratterà di gestire il contratto di Velasco (ha un triennale con Busto Arsizio) e trovare un accordo economico per prendersi carico dell’Italia. Ma i problemi sul tavolo, che comunque esistono, non sembrano insormontabili, quasi tutti tecnico-burocratici. Appare più complicato rimettere assieme i cocci dei tanti vasi che sono stati rotti negli ultimi anni in Nazionale (e non tutti per colpa di Mazzanti che deve dividere le responsabilità con la Federazione). Fra l’altro, anche se è scontato, l’arrivo di Velasco garantisce che Paola Egonu sarà di nuovo del gruppo. E c’è da credere che il coach di La Plata farà una serie di considerazioni anche su altre escluse della stagione. Italia, si cambia, cercando di evitare gli ultimi macroscopici errori.