di Valerio Piccioni (fonte Gazzetta dello sport)
Il riconoscimento delle "attività sportive" è appena entrato nella Costituzione della Repubblica. L'ha deciso poco fa la Camera dei Deputati con un voto all'unanimità: 312 voti favorevoli su 312. Con questo pronunciamento, vengono soddisfatte tutte le condizioni necessarie per la modifica costituzionale: le due approvazioni dei due rami del Parlamento.
La novità viene inserita all'articolo 33, quello che comincia con "l'arte e la scienza sono libere e libero ne è l'insegnamento" e a cui alla fine è stata aggiunta questa formula: "La Repubblica riconosce il valore educativo, sociale e di promozione del benessere psicofisico dell'attività sportiva in tutte le sue forme". Già nella scorsa legislatura, il Parlamento aveva affrontato l'argomento con un trasversale consenso alla proposta, ma lo scioglimento anticipato delle Camere aveva poi imposto la ripartenza da zero. Fino alla svolta, la parola "sportiva" era presente soltanto all'articolo 117, quello che la inserisce nelle "materie di legislazione concorrente", a metà cioè fra le competenze dello Stato e quelle delle Regioni, una novità inserita nel 2001.
ATTIVITÀ' SPORTIVE— Non viene usata quindi la parola "sport", ma si sceglie l'espressione "attività sportiva", un modo probabilmente per sottolineare l'attenzione verso lo sport praticato piuttosto che verso le espressioni dell'agonismo di vertice. Un distinguo per la verità solo formale perché è chiaro che lo sport, tutto lo sport, occupa da sempre, e ancora di più negli ultimi anni, una parte importante dell'immaginario collettivo. La combinazione fra "benessere psicofisico" e "attività sportive" sottolinea però la priorità verso il ruolo sociale di questa sfera della nostra quotidianità.
TROPPO IMPORTANTE— Peraltro l'espressione "attività sportiva" è stata criticata per un motivo in qualche modo anche opposto. Il privilegiare questo tipo di espressione rispetto a "educazione fisica" o "attività motoria", è stata vista soprattutto nell'ambito della scuola con scetticismo da quei docenti che sottolineano la diversità fra avviamento allo sport, con un'impronta agonistica o comunque preagonistica, e l'educazione motoria. È una lunga discussione che comunque non ha scalfito il percorso che ha coinvolto tutti i gruppi politici, d'accordo sul considerare quest'area della vita collettiva troppo importante per restare esclusa dalla Costituzione.
LA CASA GIUSTA— La decisione di inserire la novità nell'articolo 33 è stata presa dopo un lungo percorso che aveva inizialmente considerato la possibilità di ospitarla nell'articolo 9 (quello sulla promozione dello "sviluppo della cultura e della ricerca scientifica e tecnica" recentemente riformato aggiungendo la tutela di "ambiente, biodiversità ed ecosistemi") o nel 32 (sul diritto alla salute). Ma si è ritenuto che l'articolo 33 fosse invece la "casa" più adatta e rispondesse alle varie "identità" dello sport, quella del benessere psicofisico, ma anche dell'attività sportiva "in tutte le sue forme", quindi con evidente riferimento anche a una sfera non solo agonistica.
SCOMMESSA— Tutti i gruppi parlamentari e i diversi schieramenti politici si sono ritrovati nel sostenere la modifica. Ora si tratta però di riempire questa novità di contenuti. In particolare, di risorse. Lo sbarco dell'attività sportiva nella Costituzione dovrà essere supportato da scelte coraggiose in termini per esempio di presenza della materia nella scuola, non solo nell'educazione fisica ma anche dello studio della storia e della cultura dello sport. C'è poi tutto il tema del sostegno alle società sportive, la base della piramide, anche per sostenere la necessaria riforma approvata e codificata negli ultimi mesi che cerca di dare dignità a quel lavoro "sportivo" finora quasi del tutto privo di tutele. Per non parlare della necessità di investimenti pubblici nel settore che, è l'esempio più recente, ha ricevuto dal Pnrr solo lo 0,5 per cento degli stanziamenti. Dei 27 Paesi dell'Unione Europea, sono 9 quelli che, in forma diverse, citano lo sport nella loro Costituzione: Portogallo, Grecia, Bulgaria, Croazia, Lituania, Polonia, Romania, Spagna e Ungheria. Prima del voto era Intervenuto il ministro dello sport Andrea Abodi: "Prendo il solenne impegno di costruire una sostanza per una svolta che non è una forzatura ma il riconoscimento di un valore. Non si tratta di un'enunciazione di principio ma di un impegno in cui saremo la stessa parte". L'approccio bipartisan era stato sottolineato anche da Mauro Berruto, ex ct del volley oggi deputato del Pd, che è stato il co-relatore del provvedimento nella discussione parlamentare. Dopo aver citato il pantheon dello sport italiano, da Alfonsina Strada a Pietro Mennea, Berruto ha concluso dicendo che oggi "è il giorno del diritto allo sport".