giovedì 14 settembre 2023

INTELLIGENZA EMOTIVA

COS'E' E COME AFFINARLA

di Roberto De Filippis (fonte Gazzetta dello Sport)

Fino a qualche tempo si era convinti che per essere intelligenti bisognasse avere un elevato quoziente intellettivo, vale a dire delle buone capacità negli ambiti numerico, linguistico, logico e spaziale. Però, siccome è influenzato dal livello culturale della persona, ormai il test del quoziente intellettivo non è più considerato come una misura universale. Al netto delle competenze acquisite a scuola, nella valutazione della capacità di ragionamento è invece più attendibile la misurazione dell’intelligenza fluida.

COS'È L'INTELLIGENZA EMOTIVA—L’intelligenza fluida è la capacità di comprendere e risolvere in modo logico situazioni problematiche, a prescindere da quanto si sia appreso sui libri. In processi del genere, le emozioni ricoprono un ruolo centrale. L’intelligenza emotiva è proprio quella capacità di riconoscere e gestire le emozioni (proprie e altrui) per conseguire obiettivi sia personali sia comuni. Diversamente da quanto qualcuno ancora crede, oggi il cuore e la ragione non sono in contrapposizione. Infatti, nel corso del tempo, le emozioni si sono raffinate e adesso ricoprono un ruolo di spicco anche nei processi di ragionamento. Tanti studi scientifici hanno messo in evidenza che persone laureatesi brillantemente non hanno poi avuto una carriera professionale altrettanto soddisfacente perché in possesso di un’intelligenza emotiva non particolarmente sviluppata. "Perché un team di lavoro funzioni bene e, di conseguenza, raggiunga gli obiettivi che si prefigge, è fondamentale che il leader sia in grado di comprendere i sentimenti delle singole persone, mettendole nelle migliori condizioni possibili per rendere al massimo" sottolinea la dottoressa Federica Alemanno, primario del Servizio di Neuropsicologia dell’Irccs Ospedale San Raffaele e docente all’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano.

COME AFFINARLA—  Non è però soltanto in ambito professionale che è utile disporre di una buona intelligenza emotiva. Infatti, le persone che sanno gestire bene le proprie emozioni hanno una migliore qualità della vita anche al di fuori dell’ufficio. "Qualcuno nasce con una maggiore predisposizione emotiva, ma anche chi non la possiede naturalmente può sforzarsi per allenarla. In quest’ottica, a partire dai 3 anni circa bisognerebbe insegnare ai bambini a riconoscere le emozioni che avvertono senza sopprimerle, ma ascoltandole. Per esempio, se il piccolo, in preda a uno scatto d’ira, rompe un giocattolo a cui è affezionato e dopo si rabbuia perché capisce che non potrà più usarlo, i genitori dovrebbero spiegargli che all’origine della tristezza c’è stato un eccesso di rabbia" afferma la dottoressa Alemanno. In questo modo, con il passare del tempo il piccolo impara a gestire le emozioni; di conseguenza, aumenta la qualità della sua vita.

L'EMPATIA—  Nell’intelligenza emotiva ricopre un ruolo centrale l’empatia, ossia la capacità di mettersi nei panni degli altri, provando le loro stesse emozioni pur non avendo vissuto le medesime esperienze. Per comprendere ciò che provano altri è indispensabile essere in grado di riconoscere e gestire la propria emotività. L’intelligenza emotiva può emergere in diverse situazioni, per esempio quando c’è la necessità di mediare, di dirimere delle controversie e di negoziare soluzioni. "Fra tutti i tipi di intelligenze, l’intelligenza emotiva è probabilmente la più ‘intelligente’, in quanto da essa scaturiscono effetti positivi non soltanto per i portatori, ma anche per i beneficiari" osserva la dottoressa Alemanno.

 

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