a cura di Giuseppe Di Giovanni (fonte Gazzetta dello Sport)
Con meno di 4.000 passi al giorno, ossia meno della metà di quanto raccomandato finora, si vive più a lungo e il vantaggio si consolida quanto più si cammina, fino ad arrivare a 20 mila passi al giorno. Lo indica il più ampio studio mai condotto al mondo sull'argomento, pubblicato sull'European Journal of Preventive Cardiology. È un'analisi di precedenti ricerche, condotta da Maciej Banach, dell'Università Medica di Lodz, in Polonia, e della Johns Hopkins University School of Medicine. Lo studio rileva che è sufficiente fare almeno 3.967 passi al giorno per iniziare a "ridurre il rischio di morire per qualsiasi malattia", mentre 2.337 passi al giorno riducono il rischio di morire di malattie cardiovascolari.
I RISULTATI—I dati riguardano complessivamente 226.889 persone e dimostrano che più si cammina, maggiori sono i benefici per la salute. Il rischio di morire per qualsiasi causa o per malattie cardiovascolari diminuisce significativamente ogni 500-1000 passi extra che si fanno. Un aumento di 1.000 passi al giorno è associato a una riduzione del 15% nel rischio di morire per qualsiasi causa e un aumento di 500 passi al giorno è associato a una riduzione del 7% nel morire a causa di malattie cardiovascolari. Dalla ricerca è emerso inoltre che, anche se le persone facevano fino a 20.000 passi al giorno, i benefici per la salute continuavano ad aumentare.
NO LIMITS— Non è ancora stato individuato un limite di passi oltre il quale il rischio non scende più. "Il nostro studio conferma che più si cammina, meglio è indipendentemente dall'età e da dove si vive. Inoltre - afferma Banach - la nostra analisi indica che sono sufficienti anche solo 4.000 passi al giorno per ridurre significativamente le morti per qualsiasi causa e ancora meno per ridurre le morti per malattie cardiovascolari". Secondo i dati dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, svolgere poca attività fisica è la quarta causa più frequente di morte nel mondo, con 3,2 milioni di morti all'anno correlate alla sedentarietà. La pandemia ha anche comportato una riduzione dell'attività fisica e i livelli di attività non si sono ancora ripresi a due anni da essa