mercoledì 2 agosto 2023

COME CONTROLLARE IL DIABETE SENZA FARMACI

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Quando si parla di diabete, bisogna distinguere la forma di tipo 1, legata ad una reazione autoimmune che porta a danneggiare le cellule del pancreas che producono insulina, da quella di tipo 2. In questo caso progressivamente si determina una serie di meccanismi che porta ad innalzamento della glicemia. Deve essere il medico ad indicare i trattamenti da adottare caso per caso. Ma per chi ha la glicemia che tende ad innalzarsi, con la conferma di un trend negativo osservabile anche attraverso i controlli dell’emoglobina glicata (il parametro offre una sorta di “film” dei valori del glucosio del sangue nel tempo molto più preciso rispetto all’istantanea che offre la misurazione della glicemia). Perché ci sono abitudini di vita che possono aiutarci a controllare meglio la glicemia. Oltre alla dieta. A partire dalla regolare attività fisica, che favorisce il controllo del peso ed il benessere dei muscoli, con conseguente miglior reazione dell’organismo alla glicemia che sale. 

Come controllare il livello di glicemia oltre all’uso dei farmaci?  

Perdere peso. Una perdita di peso consistente può diventare l’arma più efficace per fa calare la glicemia e magari correggere un diabete iniziale. Lo ricordano gli esperti che hanno pubblicato su Diabetologia, la rivista ufficiale della Società Europea di Diabetologia (EASD), le nuove raccomandazioni per la terapia nutrizionale del diabete mellito. Nelle prime fasi dell’iperglicemia, infatti, calando drasticamente di peso può limitare e addirittura controbattere l’accumulo di grasso nel fegato e nel pancreas. il tutto migliorando il rischio per cuore ed arterie.  

Ogni dieta funziona. I trattamenti dietetici, stando al documento degli esperti europei, vanno tutti bene. A patto che si riducano le calorie. Gli studiosi hanno rivalutato tutti gli studi clinici disponibili arrivando ad una conclusione. Fondamentale, nel tempo, è limitare le calorie ed aumentare il consumo con una regolare attività fisica. in questo senso, ogni dieta che faccia dimagrire va bene a patto che segua gusti e abitudini della persona e che rispettino le raccomandazioni per l’assunzione di proteine, grassi, micronutrienti e fibre. 

Bere acqua. Introdurre liquidi è importante per tutti. Ma contrastare la carenza di idratazione può essere ancor più significativo per chi ha innalzamenti della glicemia. L’acqua, senza esagerare con regolarmente, favorisce la diluizione del glucosio nel sangue e quindi può contribuire a ridurre quella che viene definita tossicità legata al glucosio circolante, non solo agendo sul sangue ma anche attraverso un’azione di “pulizia” nei reni. Non bisogna esagerare, ripetiamo, mantenendosi almeno su un introito di circa 1,5 litri al giorno da aumentare se si fa molta attività fisica. Ricordate che la disidratazione è alleata dell’iperglicemia.  

Contrastare la glicosilazione. Il termine spiega il legarsi spontaneo e irreversibile di zuccheri, come ad esempio il glucosio o il fruttosio, alle proteine cellulari. Se provassimo a vedere con il microscopio cosa accade vedremmo che su ogni proteina cellulare c’è una specie di “chiave” che consente alla proteina stessa di “aprire” alla sostanza con cui deve legarsi. E lo zucchero va a bloccare la serratura, senza più staccarsi. Il che obbliga la cellula a produrre nuovamente la proteina che non è più disponibile. Alla lunga, soprattutto nelle persone anziane, questo compenso sfianca la cellula che quindi muore. È per questo che con gli zuccheri conviene fare attenzione, evitandoli lontano dai pasti. Nel nostro sangue ci sono normalmente cinque grammi di glucosio. In un cucchiaino e mezzo da caffè ce ne sono otto. Se la crescita del glucosio avviene fisiologicamente durante i pasti il pancreas produce insulina e tampona. Ma se l’aumento si verifica più volte nella giornata, si rischia che il pancreas si affatichi troppo e che i tessuti periferici siano sempre meno sensibili all’insulina, fino ad avere bisogno di quantità sempre maggiori di questo ormone.  

Consumare carboidrati “giusti”. Conviene consumare cibi integrali che aiutano a limitare quei picchi di iperglicemia potenzialmente pericolosi per la salute. Gli alimenti integrali sono ricchi di carboidrati ad elevato peso molecolare rispetto a quelli che invece contengono carboidrati più semplici da “sciogliere”, come quelli contenuti nelle patate. Questo significa che il processo di “destrutturazione” delle molecole di carboidrati è più lento, e quindi anche all’assorbimento del glucosio nel sangue. Se invece si ingeriscono velocemente alimenti ricchi di carboidrati complessi come le patate, il glucosio si accumula. E stimola la produzione di colesterolo e grassi da parte del fegato. Affaticando l’organismo. 

Il consiglio finale 

Ognuno ha il proprio orologio biologico. Ma chi si sveglia la mattina presto, le allodole, avrebbe un rischio minore di sviluppare aumenti della glicemia rispetto a chi invece è nottambulo. Stando a diversi studi andare a dormire tardi in chi ha un cronotipo serale si legherebbe più facilmente a comportamenti alimentari non proprio sani. Inoltre, andare a dormire tardi o alimentarsi di notte disallinea l’equilibrio metabolico dettato dai ritmi circadiani. Non solo: i nottambuli tendono a mangiare una minore quantità di cereali, verdure e frutta e a consumare meno pasti durante la giornata, ma più abbondanti. Con conseguente maggior rischio di aumento della glicemia. Infine, va sempre ricordato che di notte il controllo del glucosio è più problematico anche in condizioni di digiuno perché la produzione di melatonina e di cortisolo (nelle prime ore del mattino) tende ad antagonizzare l’azione dell’insulina con il risultato di un possibile aumento della glicemia in chi soffre di diabete.

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