giovedì 20 luglio 2023

INTERVISTA A SERENA ORTOLANI

“LA MENTALITÀ È L’ARMA DI UN GRUPPO VINCENTE”

di Pietro Razzini (fonte Gazzetta dello sport)

È un mito del volley nazionale. Non si vincono per caso, tra le altre cose, 4 scudetti, 3 Champions League, una Coppa del Mondo e due medaglie d'oro ai Campionati Europei. Serena Ortolani ritornerà in campo anche la prossima stagione con la casacca dell' Omag-MT SG Marignano, in Serie A2. Intanto l'atleta classe 1987 è stata protagonista sulla sabbia del Lega Volley Summer Tour organizzato dalla Lega Volley Femminile e da Master Group Sport, difendendo i colori della Megabox Vallefoglia: 

"I miei genitori hanno sempre pensato che attraverso lo sport potessi acquisire i giusti valori che mi avrebbero accompagnato nella vita. Ma nel mio paese non c'erano alternative alla pallavolo per una ragazza. Infatti, all'inizio, mi sentivo obbligata. Proprio non mi divertivo. Poi è diventata una grandissima passione".

Qual è il segreto per creare un gruppo vincente?

"La ricetta è molto lunga e parte dalla necessità di avere quel pizzico di fortuna che non guasta mai. In secondo luogo bisogna riuscire a costruire una base mentale forte. E poi deve valere il motto dei moschettieri: 'Uno per tutti e tutti per uno'. Non meno importante è il rispetto delle compagne, mettendosi nei loro panni prima di parlare, senza mai giudicarle ma cercando di fare capire quali sono i comportamenti da modificare per il bene comune".

Lei ha una splendida figlia. È stato complicato ripartire con il volley dopo la maternità?

"Oserei dire molto complicato perché la vita era stata completamente rivoluzionata. Ma la voglia di tornare in campo era tanta. E anche il desiderio di stare con Gaia era grande. Quindi vivevo al meglio ogni momento della mia giornata. Per questo consiglio a ogni mamma di riprendere il proprio hobby il prima possibile perché alleggerisce il percorso".

Lo sport le ha insegnato qualcosa che vorrebbe trasmettere a Gaia?

"Credo che tutti i ragazzi così giovani dovrebbero vivere un'esperienza sportiva: imparano dai momenti complicati che incontrano, si pongono degli obiettivi e sviluppano strategie per raggiungerli. Devono però essere seguiti e aiutati a capire che bisogna dare valore al tragitto che si percorre per arrivare al risultato".

I successi ottenuti come mamma hanno un sapore diverso?

"Sicuramente ho avuto una spinta in più. La grande differenza, dal mio punto di vista, è un'altra: quando giocavo a pallavolo mi sentivo più leggera e rendevo al massimo. Ma anche se perdevo, sapevo di tornare a casa dalla mia vittoria più bella: mia figlia. Il volley è stato meno stressante dopo la nascita di Gaia".

Dove ha trovato gli stimoli per ripartire?

"Nel desiderio di dimostrare che potevo dare ancora tanto a questo gioco. Quell'anno è stato particolarmente strano: indossavo la maglia di Busto Arsizio. Non disputammo una grande regular season ma, nonostante gli alti e bassi, conquistammo l'accesso alla finale scudetto".

Come si è tenuta in forma nel periodo di inattività?

"Durante la gravidanza ammetto di avere esagerato. Poi però sono corsa ai ripari perché ho sempre odiato vedere il mio fisico poco tonico. Ho una piccola palestra a casa. Dopo tanti anni di esercizi e preparazione atletica, so cosa mi serve per stare bene e sono consapevole di come reagisce il mio corpo".

Ha trovato delle amiche vere nello sport?

"Ho addirittura trovato il marito nel mondo della pallavolo. Più di così. Molte ragazze sono anche diventate amiche. Nel volley c'è sempre modo di rincontrarsi, ritrovarsi e condividere le proprie esperienze di vita. Mi piace molto anche per questo".

Aver sposato chi vive il suo stesso mondo complica o semplifica la vita?

"Per me è tutto più semplice perché so bene il tipo di giornate che Davide (Mazzanti, allenatore della nazionale italiana di pallavolo femminile, ndr) vive quotidianamente. Capisco ciò di cui ha bisogno. So quando è necessario lasciarlo tranquillo. Non dimentico mai che, a differenza di noi atlete, lui spesso continua a lavorare anche da casa. Senza bisogno di dirci nulla, gestisco nostra figlia in quei momenti".

È stato complicato il rapporto con suo marito quando era anche il suo allenatore?

"La mia paura più grande era legata agli eventuali sfoghi delle compagne sotto la doccia. Quindi io andavo a lavarmi tutti i giorni a casa per evitare quella situazione. Dopo qualche giorno l'allora capitano di Casalmaggiore, Valentina Tirozzi, mi disse che non c'era motivo di agire così se volevamo costruire un gruppo vincente".

Cosa ha imparato da quell'esperienza?

"Ho capito, una volta di più, il valore di parlare chiaramente con le persone. Perché solo così si risolvono i problemi. Dal mio punto di vista, un grande pregio di Davide è che imposta da sempre il rapporto con le sue squadre sul dialogo costante. Anche questo ha aiutato molto nelle stagioni in cui mi ha allenato".

 

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