mercoledì 19 luglio 2023

INTERVISTA A MAURO BERGAMASCO

"IL RUGBY E' MAESTRO DI VITA"

di Cursi Masella (fonte Gazzetta dello Sport)

“Il rugby è imparare a condividere, è allinearsi su obiettivi comuni”. Mauro Bergamasco, uno dei simboli del rugby nazionale e oggi mental coach, descrive i benefici del gioco con la palla ovale. Il primo è evidentemente educativo: “Far parte di una squadra richiede l’adesione implicita a un patto di comportamento che insegna ad accettare le regole e a costruire relazioni”. Viene da chiedersi se una carriera come la sua, con 4 scudetti e 106 partite con la maglia azzurra, gli abbia tolto qualcosa. Ma lui risponde “Nulla. Quando le scelte sono libere, non esiste rinuncia e il sacrificio non è negativo. Semplicemente, si identificano le priorità”. Riformulando, allora, la domanda in positivo, il rugby cosa ha dato a Mauro Bergamasco? “Uno stile di vita, lo è tutt’oggi. E’ stato il mio metronomo, scandiva ore e giornate. Mi diceva cosa potevo e cosa non potevo permettermi di fare. Il rugby mi ha fornito svariati strumenti per adattarmi o affrontare ogni situazione”. Questo lo start per mettere sotto i riflettori uno sport utile per la crescita delle nuove generazioni.

BENEFICI FISICI E MENTALI— A livello fisico, il rugby è “uno sport completo che allena tutti i segmenti corporei alimentando forza, velocità ed equilibrio”. Dal punto di vista mentale, il focus è incentrato sull’autostima: “Le tappe del cammino di un rugbista hanno il sapore del riconoscimento di risorse, abilità e talenti sconosciuti. Questo è di fondamentale importanza perché solo un confronto positivo con se stessi e con gli altri crea i presupposti per raggiungere consapevolezza e condividere una passione”. Tradotto nella pratica, secondo Bergamasco questo accade “quando si lavora per potenziare abilità che corrispondono a schemi motori di base e complessi. Un giovane rugbista deve prima riconoscere un certo tipo di movimento, poi metabolizzarne le opportunità. Da qui si comprende l’alto valore di questo sport per l’espressione individuale utile alla risoluzione di problematiche nel gioco e nella vita”.

FRONTINO SÌ O NO?—  “Per molto tempo, forse si discuterà sul destino del frontino nel rugby giovanile. Io sono contrario all’eliminazione di un gesto tecnico funzionale erroneamente giudicato prepotente e, quindi, diseducativo. Punire l’atleta è, a mio parere, limitante. Non permettergli di farlo è un risultato fine a se stesso. Invece di perdere tempo a proibire un gesto, sarebbe auspicabile creare i presupposti affinché i giovani abbiano altri strumenti risolutori. Imparare ad affrontare a testa alta quello cui vai incontro con una piena capacità di spostamento diventerebbe, ad esempio, il gesto tecnico e funzionale di prima scelta e il frontino un’alternativa. La portata di questa libertà di scelta è altamente formativa: più strumenti per evadere una collisione palla in mano e più abilità nello scegliere come risolvere le difficoltà della vita. Leggere l’avversario, i suoi movimenti, scegliendo la migliore tra le soluzioni indicate allo scopo e, fuori dal campo, riconoscere il contesto in virtù di un continuo adattamento situazionale”.

OBIETTIVI E ASPETTATIVE—  Lo sport conosce bene la differenza tra obiettivi e aspettative. “Voglio essere titolare è un’aspettativa. Se viene definito il come - sottolinea Bergamasco - attraverso un piano di azione reale diventa un obiettivo con tanto di tempi e modi di raggiungimento, analisi delle risposte esterne e adattamento rispetto alle variabili. Queste ultime due componenti sono fondamentali per farci comprendere se l’obiettivo sia realmente raggiungibile con quei tempi, quei modi e in assoluto”.

AUTOCONTROLLO—  “La rabbia sorge quando pensiamo di poter controllare qualcosa che, in realtà, non possiamo controllare. La frustrazione nasce quando non gestiamo le cose che possiamo controllare. Prima abbiamo parlato di obiettivi realmente raggiungibili e aspettative: il concetto è lo stesso. La soluzione? Il dialogo con noi stessi e la comunicazione con gli altri. L’autocontrollo richiede una comunicazione pulita, scevra da quelle nozioni con spazio di interpretazione tipiche della manipolazione. Rabbia e frustrazione svaniscono nel momento in cui si prende atto che nessuna persona sia gestibile, né controllabile, al di fuori di noi stessi. Possiamo imparare a influenzare e ad accettare di non riuscirci. Sotto questo punto di vista il rugby è maestro di vita: insegna ad ascoltare, a comunicare nel modo più idoneo in base alla persona o al contesto che si ha di fronte e a percepire le proprie aspettative come tali, ben sapendo che vanno negoziate”.

FORZA MENTALE—  Esiste solo la motivazione che viene da dentro. Parola di Mauro Bergamasco. “Far parte di una squadra di rugby è il carburante che spinge ogni singolo atleta a farsi forza su un’esperienza comune”. E, viene da chiedersi, l’ansia da prestazione come si affronta? La risposta di Bergamasco si veste da ricordo. Rewind fino a San Siro 2009, Italia-Nuova Zelanda: “Quando siamo usciti dal tunnel abbiamo sentito un boato. Lo stadio era stracolmo e io sono diventato piccolo come un lego. Percepita l’ansia, l’ho trasformata in forza. Eravamo a casa nostra e sono diventato alto 2 metri e mezzo. Ero dentro alla mia performance più che mai, anche per essere di supporto ai compagni di squadra”.

 

Post in evidenza

LA JUVE NON SEGNA PIÙ

EH GIÀ  ⚽️⚽️⚽️⚽️⚽️⚽️⚽️⚽️⚽️⚽️⚽️👏👏👏👏👏👏👏👏👏👏👏👍👍👍👍👍👍👍👍👍👍👍🔝🔝🔝🔝🔝🔝🔝🔝🔝🔝🔝✅✅✅✅✅✅✅✅✅✅✅💯💯💯💯💯💯💯💯💯💯💯