Concetta Talotta nasce e cresce a Catanzaro dove prende la licenza classica e la laurea triennale in psicologia. Sempre a Catanzaro, Talotta inizia a scrivere il suo primo racconto “Luna Bugiarda”, un libro che parla di dipendenza affettiva, una condizione molto diffusa che vede la relazione come unico strumento per esistere. “Mi piacerebbe che arrivasse questo messaggio: Voi non siete soli”, queste le parole dell’autrice quando parla del suo libro in pubblicazione dai primi di giugno e ordinabile in tutte le librerie. “Il libro è scritto in prima persona, come se fosse un diario. Emma, la protagonista, è una dipendente affettiva che salta da una dipendenza all’altra – alcol, droga, cibo – per cercare di uscire dalla sua relazione tossica. Ma la mia è una prospettiva non giudicante: c’è speranza, perché alla fine lei ne esce”. È da questo presupposto che nasce la voglia da parte della giovane scrittrice catanzarese di condividere esperienze e parlare di queste tematiche spesso sottovalutate: dalla speranza che la lettura del libro possa in qualche modo aiutare la persona che sta vivendo simili dinamiche, a sentirsi meno sola e a sapere che si può guarire.D’ispirazione sarà il contributo di Robin Norwood in “Donne che amano troppo”, lettura di approfondimento durante la stesura della tesi triennale sulla dipendenza affettiva e il narcisismo patologico. La protagonista Emma, infatti, è l’espressione della dipendenza: vive la sua relazione in modo morboso e ossessivo; mentre Leonardo, il compagno narcisista, mette in atto dei comportamenti evitanti che fanno scaturire in lei sensazioni di solitudine e inadeguatezza.
Ma questa storia non vuole propinare una caccia alle streghe, l’intento non è quello di demonizzare qualcuno, non ci sono vittime e carnefici a differenza di come si possa pensare. La dipendenza affettiva è una danza a due, i protagonisti necessitano l’uno dell’altro per soddisfare bisogni diversi.
È dunque importante avere una visione d’insieme, obiettiva, sulle dinamiche di questo tipo di relazione e soprattutto avere la consapevolezza che, anche se con fatica, se ne può uscire.
