venerdì 16 giugno 2023

CRONONUTRIZIONE

QUANDO MANGIARE PER NON INGRASSARE

di Federico Mereta

Stiamo imparando, giorno dopo giorno, quanto è importante non solo rispettare il ritmo dei pasti ma anche prestare attenzione alle ore in cui consumiamo i cibi. È l’epoca della crononutrizione, con approcci dietetici che sempre più spesso tengono conto del “timing dei pasti”, l’orario in cui un pasto viene consumato. Questo perché è ormai chiaro l’importante ruolo dei ritmi circadiani nella regolazione di numerosi processi fisiologici, tra cui il ciclo fame-sazietà. Ora una ricerca italiana prova a fare il punto sulla situazione, partendo proprio dalla cronobiologia delle diverse persone e dal loro cronotipo. C’è chi è allodola, si sveglia presto la mattina, e chi invece è gufo e sta in piedi a lungo la era. In genere, i primi sembrano meglio indirizzati a tavola e negli stili di vita rispetto ai secondi. Ma sarà proprio così? Una conferma, seppure indiretta, viene da una ricerca italiana coordinata da Sofia Lotti con il suo gruppo di ricerca dell’Università degli Studi di Firenze, presentata al Congresso Nazionale della SINU Società Italiana di Nutrizione Umana. Ecco cosa dice lo studio.

Analisi approfondita sull’organismo

L’indagine ha indagato il ruolo del cronotipo sulla composizione corporea, sulle abitudini alimentari e sui parametri di rischio cardiometabolico in soggetti sovrappeso ed obesi. I partecipanti sono stati reclutati presso l’Unità di Nutrizione Clinica dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Careggi di Firenze, da marzo ad aprile 2023. Nel corso della visita ad ogni partecipante è stata fatta una valutazione della composizione corporea ed un prelievo di sangue. Il cronotipo individuale è stato definito avvalendosi del questionario validato maggiormente utilizzato a tale scopo in letteratura, il Morningness-Eveningness Questionnaire (MEQ). Inoltre, sono state raccolte le informazioni sulle abitudini alimentari con un questionario sulla frequenza alimentare ed attraverso la compilazione di un diario alimentare di 3 giorni.  Il campione totale era costituito da 51 soggetti in sovrappeso/obesi (BMI≥25 kg/m2), di cui 71% donne e 29% uomini, con un’età media di 50,3 ± 13,5 anni e un BMI medio di 29,4 ± 4,3 kg/m2. Sulla base del punteggio totale del MEQ è risultato che il 26% dei partecipanti aveva un cronotipo serotino, mentre il 74% un cronotipo mattutino.

Dall’analisi delle abitudini alimentari è emerso che i soggetti con cronotipo serotino consumavano significativamente più calorie giornaliere rispetto ai mattutini (+255 kcal/die) e l’aspetto interessante è che la distribuzione calorica dei pasti cambiava a seconda della preferenza circadiana, con i serotini che consumano significativamente più calorie a pranzo (+88 kcal) e a cena (+166 kcal) rispetto ai mattutini. I soggetti serotini hanno riportato anche di seguire una dieta significativamente più ricca di carboidrati (+40 g/die) e grassi (+13 g/die), dovuti a un più elevato consumo di bevande zuccherate, cibi fast food e dolci. Analizzando l’orario di consumo dei pasti è emerso che i soggetti con cronotipo serotino tendevano a consumare tutti i pasti in ritardo rispetto ai mattutini, raggiungendo la significatività statistica per la colazione e per la cena. Nonostante queste differenze nel regime alimentare seguito, la composizione corporea dei soggetti mattutini e serotini è risultata simile. In ultimo, ecco qualche dato sugli esami del sangue: i serotini hanno mostrato valori significativamente più bassi di acido folico e di vitamina B12.

Come leggere questi dati

Cosa si può dire? Certo è che stando allo studio non esistono differenze significative nella composizione corporea tra gufi ed allodole, appare confermato che i primi sono a maggior rischio di abitudini alimentari. I soggetti serotini si associano a peggiori abitudini alimentari sia in termini di qualità dietetica, che in termini di timing dei pasti, assumendo più calorie totali giornaliere, grassi e carboidrati, e consumando i pasti ad orari tardivi. Inoltre, i soggetti serotini hanno riportato livelli ematici più bassi di acido folico e vitamina B12. Questi peggiori comportamenti alimentari possono avere implicazioni negative per la salute dei soggetti serotini. E nuove ricerche aiuteranno a chiarire ancora meglio questi aspetti.

 

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