sabato 15 aprile 2023

QUANDO IL WORKOUT FUNZIONA BENE

ALLA SCOPERTA DELL’ALLENAMENTO FUNZIONALE

di Daniela Cursi Masella (fonte Gazzetta dello sport)

La storia ci insegna che nell'antichità le abilità del corpo come la forza, la resistenza e la precisione venivano allenate per sopravvivere. Poi, nel corso del tempo, attività come lanci, salti, corsa, nuoto, equitazione e tiro sono passati dal workout pre-guerra alla competizione sportiva. L’allenamento consisteva per lo più in gesti ripetitivi finalizzati al perfezionamento della performance, fino a logorare l’unica parte del corpo messa sotto costante stress. Volando con la macchina del tempo fino a oggi appare consolidata la constatazione che l’evoluzione delle tecniche di allenamento abbiano garantito una performance superiore quantitativamente e qualitativamente parlando, anche in termini di prevenzione infortuni.

L'ALLENAMENTO CHE FUNZIONA-Quello che fino a poche decine di anni fa era solo un bagaglio culturale di società sportive professionistiche derivante dal settore della riabilitazione, oggi si chiama allenamento funzionale. In poche parole, tutto quello che il nostro corpo sa già fare ma per qualche motivo è andato perso, viene recuperato. Ecco come cambia il concetto di preparazione atletica e fisica, per i professionisti e non. “Si ragiona in termini di movimento non più circoscritto al singolo muscolo ma all’insieme del distretto che viene coinvolto nel gesto motorio”, spiega Simone Pelligra, trainer e chinesiologo. “L’allenamento funzionale in ambito professionistico - prosegue Pelligra - parte da un’analisi delle caratteristiche psico-fisiche di ciascun atleta e dello sforzo richiesto dal suo ruolo in campo. Nelle classi organizzate in palestra, invece, il programma è rivolto a tutti ma si tiene conto dell’unicità di ciascun membro del gruppo. La meta è l’efficienza del movimento e si sviluppa in fasi di riscaldamento, esercizi di mobilità articolare, attività cardio con carichi leggeri e movimenti di coordinazione”. 

MUSCOLI E MENTE—  Il corpo umano è dotato di 640 muscoli. Ognuno di loro ha più di una funzione e collegamenti specifici al funzionamento dell’organismo e dello stato dell’umore. “L’allenamento funzionale tiene presente la complessità del corpo umano e punta alla sua totale coordinazione e armonia portando il cervello ad apprendere abilità motorie nuove o recuperare quelle perse nel tempo. L’aspetto mentale - sottolinea il chinesiologo - è seriamente preso in considerazione come elemento di performance. Molto spesso sono i blocchi psicologici, come il non sentirsi all’altezza o l’incapacità a staccare rispetto ai problemi quotidiani, su cui bisogna lavorare”. 

GUERRA ALLA SOMATIZZAZIONE—  Lo stress coinvolge la muscolatura volontaria fino ad estendersi a quella involontaria producendo la nota somatizzazione. “Il corpo umano è tutto collegato, corpo e mente. Quindi - motiva il personal trainer - come uno stato ansioso nuoce allo stato psicofisico, esercizi mirati e un bel sorriso agiscono su performance e benessere. E’ importante essere consapevoli di poter agire sulla funzionalità del proprio corpo”. 

PSOAS E CORE—  Descrivere questi due distretti muscolari è di fondamentale importanza per abbracciare il tema dell’equilibrio energetico e della consapevolezza funzionale citata da Simone Pelligra. “Al core viene attribuita la funzione stabilizzatrice del corpo. E’ il primo anello di qualunque catena cinetica ma anche elemento funzionale di continenza, ovvero la capacità di gestire intestino crasso e vescica. Lo psoas è definito muscolo dell’anima ed è legato all’istinto di sopravvivenza. Azionandosi in caso di stress dà vita alla reazione di fuga. La costante tensione dello psoas può generare problemi digestivi e dolori mestruali”. Di qui, una conclusione tanto ovvia quanto poco considerata nella pratica: l’allenamento, per essere funzionale, agisce sul sistema meccanico, energetico e organico.

 

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