a cura di Gloria Micacchi
Disturbi del comportamento alimentare “post-pandemici”.
Con un comunicato stampa del 13 marzo 2023 l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù c’informa che negli anni 2021-2022 sono raddoppiati gli accessi per DCA al suo pronto soccorso e che sono “aumentati di oltre il 50% anche i ricoveri”. La definizione “disturbi del comportamento alimentare” (DCA) racchiude patologie dovute da un’alterazione delle abitudini alimentari o da un’eccessiva preoccupazione per il peso e/o forme del corpo.
Tra queste le principali sono l’anoressia, la bulimia e il disturbo da alimentazione incontrollata (binge eating disorder). La dottoressa Valeria Zanna, responsabile di anoressia e disturbi alimentari, spiega come “il lockdown prima e le restrizioni della socialità dopo, hanno fatto da detonatore per un malessere che era spesso già presente, a volte in maniera meno manifesta a volte di più...” Dai dati raccolti nell’ambito di un progetto finanziato dal Ministero della Salute terminato a febbraio 2021, emerge un aumento di tali patologie di quasi il 40% rispetto al 2019. Il fenomeno che costituisce la seconda causa di morte per ragazze tra i 12 e i 25 anni è da tempo presente anche in Italia, dove si stima che i disturbi del comportamento alimentare coinvolgano circa tre milioni di persone. Il 90% sono donne, il numero dei maschi che si ammalano è in aumento e i dati “rivelano anche un ulteriore abbassamento dell’età di esordio“, con “il 30% della popolazione ammalata che “è sotto i 14 anni”. Sono i più piccoli, di 8 o 9 anni, a soffrire in maniera sempre maggiore di tali patologie. “Questi disturbi, se non diagnosticati e trattati precocemente, aumentano il rischio di complicanze organiche rilevantia carico di tutti gli organi e apparati dell’organismo”, comportando un “rischio di cronicizzazione e anche, nei casi più severi, di mortalità, in particolare per quanto riguarda l’anoressia.” In Italia, bulimia e anoressia causano più di 4000 morti. Come prevedibile, dopo aver vissuto per più di due anni in uno stato di “contenimento” forzato, durante il quale si è favorito in modo assurdo l’instaurarsi di stili di vita malsani, inneggiando allo stare al chiuso, al limitare l’attività fisica all’aperto e al ridurre la possibilità di avere una sana respirazione, fondamentale per mantenere un organismo funzionante ed efficiente e “gestire stati emotivi complessi”, lo squilibrio psicofisico nei più è assai evidente. Aggiungendo il venir meno della convivenza sociale a favore di realtà virtuali sponsorizzate da social e mass media, facile comprendere quanto si sia agito in modo pressante sulle menti e sul sentire di tutti. Il cibo che nutre il corpo, nutre anche il regno delle forme. Se non si riconosce più la realtà nella quale si è immersi come adeguata al proprio sentire e nel peggiore dei casi ci si ritrova a dover attuare adattamenti contro natura per sopravvivere in una realtà oramai artificiale, ecco che il nostro corpo, il nostro Spirito, non è più in grado di trovare il giusto nutrimento. Avremo capito? No. Uno studio italiano pubblicato su International Journal of Environmental Research and Public Health presenta come soluzione al problema una tecnologia che consente a chi è affetto da Dca di essere immerso in un ambiente virtuale... In pratica come chiedere aiuto per disintossicarsi al proprio spacciatore.