mercoledì 5 aprile 2023

GOLDRAKE

45 ANNI FA ARRIVAVA IN TV IL CARTONE ANIMATO PER ECCELLENZA 

“Goldrake, avanti!". Il 4 aprile del 1978 i bambini italiani sentivano per la prima volta le parole pronunciate da Actarus, protagonista del cartone "Atlas Ufo Robot" e pilota del robottone che avrebbe aperto la strada a una vera e propria prima invasione giapponese della nostra tv.

 L'Anime (ma all'epoca nessuno sapeva che i cartoni giapponesi si dovessero definire così - ndr) andava in onda su Raidue e, in un mondo ancora dominato dai cartoni di Hanna e Barbera o dai Looney Tunes, portò una ventata di entusiasmo, ma anche di polemiche.Goldrake" arrivò in Italia e da allora nulla fu più lo stesso per i bambini di quella generazione. Ma nemmeno per quelli delle generazioni successive a ben vedere: perché se oggi "Goldrake" è preistoria e moltissimi degli attuali fan di Anime e Manga ne conoscono a malapena il mito ma non lo hanno mai visto o lo considerano una cosa sorpassata, senza quella serie tratta dal manga di Go Nagai la storia dell'animazione giapponese nel nostro Paese sarebbe stata molto diversa.

Non che prima di "Goldrake" (il cui vero titolo era "Ufo Robot Grendizer") non fossero arrivate dal Sol Levante altre serie animate, ma si trattava soprattutto di titoli più tradizionalmente per bambini, romantici o comici, come "Heidi" e "Vicky il vichingo". Con "Atlas Ufo Robot", titolo che nulla ha a che fare con l'originale e figlio di una traduzione errata dell'edizione francese che venne acquistata all'epoca per l'Italia, si spalancò una finestra su un universo popolato da robot giganti impegnati a difendere la terra da attacchi alieni. Azione, guerra, combattimenti e morti, ma anche buoni sentimenti ed eroismo: tutte componenti che nella tv dei bambini fino al 1978 erano entrati in maniera molto blanda e all'acqua di rose. Il risultato fu un vero colpo al cuore di milioni di bambini che si innamorarono immediatamente di questo modo nuovo di fare cartoni (rivoluzionario anche nel modo di costruire le scene, con campo e controcampo come nel cinema invece del classico punto di vista fisso) e iniziarono a giocare citando armi come alabarda spaziale e doppio maglio perforante, rese nel cartone ancora più iconiche dall'interpretazione di Romano Malaspina, il doppiatore che prestava la voce ad Actarus.

Le polemiche per le immagini violente Inevitabilmente, come tutte le novità, la cosa non piacque a tutti. Ci furono diversi benpensanti che si scagliarono contro la serie vedendola come un pericoloso incitamento alla violenza. Si arrivò persino a un'interrogazione parlamentare per far interrompere la messa in onda di questo cartone che, secondo qualcuno, traviava le menti dei poveri bimbi italiani. Ma ormai i recinti erano stati aperti. Se la Rai, scottata dalle polemiche, dopo "Atlas Ufo Robot", limitò al massimo la trasmissione di serie robotiche ("Mazinga Z", interrotto prima della fine, e il quasi umoristico "Astro Robot" tra queste), le nascenti tv locali private si buttarono a pesce sul boccone ghiotto. Arrivarono così "Il grande Mazinga", "Jeeg Robot d'Acciaio", "Danguard", "Daitarn III", "Trider G7", "Gundam", "Baldios" e molti altri.

Una sigla passata alla storia A rendere tutto ancora più travolgente contribuì la sigla diventata mitica (firmata da Albertelli e Tempera). All'epoca un enorme successo capace di andare in hit parade con oltre un milione di copie vendute, poi diventata un cult assoluto conosciuta da diverse generazioni. Ma il fenomeno Goldrake arriva fino ai giorni nostri, molto per l'effetto nostalgia dirompente su chi lo ha vissuto da bambino, ma raccogliendo nuovi appassionati grazie a repliche sulle tv locali, ripubblicazioni in dvd e persino libri che ne ripercorrono storia, dietro le quinte, dettagli e fanno un'attenta analisi sociologica del fenomeno.

 

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