Anche se ultimamente non è più considerata tale da parte dell'opinione pubblica, la mimosa è storicamente il fiore della Giornata internazionale della donna o - più semplicemente e forse per errore - della “Festa della donna”. Dietro alla scelta di questo fiore, però, c’è una storia molto avvincente, che riguarda le lotte e le rivendicazioni femministe di un’intera generazione di donne.
LE FEMMINISTE, LA POLITICA E L’UNIONE DELLE DONNE ITALIANE— Ex partigiane, politiche di professione ma anche “semplici cittadine” hanno avuto un ruolo fondamentale nell'affermazione dei diritti delle donne nella società. In Italia, in particolare, il movimento femminista si sviluppa in concomitanza con le proteste per il diritto all’aborto e la conseguente legge 194. Queste donne avevano una storia politica e una grande autorevolezza e individuarono la mimosa come il fiore della loro battaglia.
RITA MONTAGNANA, TERESA MATTEI E TERESA NOCE— Una di loro, forse la più nota, era Rita Montagnana, prima moglie di Palmiro Togliatti, storico segretario del Partito Comunista Italiano, e anche lei comunista. Con lei, Teresa Mattei, partigiana, parlamentare eletta all’assemblea costituente e pedagogista, e Teresa Noce, fondatrice del Partito Comunista Italiano e tra le 21 donne ammesse all’Assemblea Costituente con le elezioni del 2 giugno 1946.
LA MIMOSA— Queste donne proposero di adottare la mimosa come simbolo della Giornata Internazionale della Donna perché si trattava di un fiore economico (e quindi di tutti), l’unico in grado di fiorire a marzo, nei giorni dell’anniversario della Giornata Internazionale dell’operaia che risale alla Seconda conferenza internazionale delle donne comuniste, svoltasi a Mosca nel 1917. In quella data, fu stabilito che l'8 marzo dovesse diventare la Giornata internazionale dell'operaia. La decisione fu messa ai voti e le donne dell'UDI votarono all'unanimità per questo fiore. In seguito l'8 marzo è diventato in tutto il mondo la Giornata internazionale della donna.