I soldi fanno la felicità? Una ricerca scientifica pare aver trovato la risposta: affermativo! A svelarlo uno studio pubblicato dalla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences dall'esito per nulla scontato, visto che i due ricercatori che lo hanno condotto, il britannico Daniel Kahneman e lo statunitense Matthew Killingsworth, partivano da tesi diverse.
Superate le tesi del passato Da una ricerca pubblicata nel 2010, emergeva la tesi dell’economista britannico Daniel Kahneman che il grado di felicità sarebbe direttamente proporzionale allo stipendio, ma soltanto fino a 75mila euro (cifra oltre la quale la crescita della felicità si arresterebbe). Dieci anni dopo, in Pennsylvania, il ricercatore universitario Matthew Killingsworth aveva affermato che la felicità collegata al reddito non avesse limiti. La nuova ricerca pubblicata dalla rivista scientifica Proceedings of the National Academy of Sciences è frutto del lavoro dei due esperti insieme.
Per gli individui più infelici Il limite della ricerca del 2010 è stata rintracciata nell'incapacità di misurare alcune sfumature importanti delle persone intervistate: si è scoperto che il modello della felicità che si arresta entro una certa soglia può essere applicata solo a quella fascia di popolazione che risulta più infelice o scontenta. La "medicina" dei soldi non sa curare il loro malessere. Per questo gruppo, salendo da zero fino a 100 mila dollari di reddito, il benessere aumenta più velocemente della media, salvo poi inchiodarsi all’improvviso (oltre i 100 mila).
Per il resto della popolazione La regola generale, invece, dice che il livello di felicità rimane proporzionale al reddito annuale senza alcun limite. I ricercatori hanno però voluto chiarire che il denaro non è tutto, ma soltanto "uno dei tanti fattori determinanti della felicità". E ancora: "Non è il segreto per la felicità, ma può probabilmente aiutare un po'". Una differenza di reddito di quattro volte - ad esempio - incide sull'umore il doppio rispetto al fatto di essere sposati, ma paragonabile a quello di un fine settimana di riposo.