di Gloria Micacchi (parte prima)
Son o nata, in un caldo mercoledì (giorno della settimana che, a detta della mia amica Virginia, mi pone sotto l’influsso di Mercurio, l’i n gegnoso messaggero degli Dei) nel mese di Luglio, anno 1979 e misi miei primi vagiti nell’ospedale di una piccola cittadina chiamata Rieti.
Quest’ultima è dai più conosciuta per essere tradizionalmente considerata l’Umbilicus Italiae, ovvero il Centro geografico dell’Italia e per il monte Terminillo noto per la stazione sciistica, frequentata soprattutto negli anni ‘70/’80 dagli abitanti della Capitale , in ragione di cui esso è anche chiamato la montagna di Roma. Ho vissuto tutta la mia infanzia e l'adolescenza fino ad arrivare all'età adulta, in un paese facente parte appunto della provincia di Rieti.Un paesino di nome Piedicolle, frazione del Comune di Rivodutri. Ho avuto la fortuna di vivere questi luoghi, a mis ura d’uomo, quando anche l’uomo era “misurato”, radicato nella terra e capace di rivolgere lo sguardo al cielo con vera devozione e gratitudine. Sono cresciuta passeggiando tra le vie del paese sotto il controllo costante degli anziani appostati un po’ dappertutto (se fosse accaduto qualcosa, il messaggio vocale, a catena, sarebbe arrivato ad avvisare chi di dovere in un batter d’occhio), correndo sospinta dal sussurrare del vento tra le campagne, arrampicandomi sugli alberi e rotolando dalle colline. Sono cresciuta facendo gare in bicicletta senza mani e a chi sputava più lontano. Il mio luogo preferito erano le
Sorgenti di Santa Susanna che sgorgano proprio ai piedi del paesello . Amavo immergere i miei piedi nell’ac qua gelida e restavo per lunghissimo tempo distesa sul muretto vicino le cascatelle a farmi cullare dal suono dell’acqua mentre osservavo il maestoso salice piangente. Era ed è un luogo di quelli ove è ancora possibile scorgere la magia se si hanno occhi che non si limitano allo sguardo, ma si applicano nel vedere e un cuore capace di ascoltare ...
Malgrado anche li segni di “ inquinamento intenzionale ” siano giunti a intaccarne la salute ( come il Wi - F i , la cui innocuità è solo nella convinzione di chi si osti na a negare le evidenze esperienziali e sì , pure scientificamente provate, ma occorrerà aspettare che lo dicano in TV quando sarà “nuovamente” troppo tardi). Comunque l’Universo vigila e in certi spazi come quello che sto descrivendo, è più facile avere fiducia nella forza della natura e ridimensionare sentimenti negativi scaturenti dall’ inevitabile constatazione dello stupido e arrogante procedere di buona parte dell’umanità.
Che per difendere la natura si debba allontanarsi da essa la dice lunga... Basterebbe fermarsi e tornare a respirare, lentamente, magari proprio li, su quel
muretto...
La chiudo qui.
Le Sorgenti note e apprezzate sin da epoca romana furono citate da Varrone e Cicerone. Nell'VIII secolo Pipino il Breve, padre di Carlo Magno, le scelse come luogo di costruzione di un mulino ad acqua che ancora oggi è utilizzato per la produzione della farina. Crebbi così, circondata da una natura incontaminata, manifestazione chiara del Divino, con una grande fiducia nell’Universo che giorno dopo giorno si donava generosamente a me. Ho ricevuto dai miei genitori un’educazione severa, ma non oppressiva . Mi hanno dato dei limiti, mi hanno fornito mezzi di comprensio ne e dato regole da rispettare. Sono riusciti così a costruire uno spazio protetto in me che mi permettesse di ascoltarmi, conoscermi e venir fuori esattamente così come sono, senza troppi indugi . Sono stati e sono ancora, seppur oggi con maggiori “tentennamenti” di ieri, un uomo e una donna di grande valore. Con loro ho sempre avuto un rapporto d’ incontro/scontro , nel senso che pur non respingendoci, spesso riusciamo a malapena sfiorarci. Caratteri duri i nostri, testardi e poco inclini all’ascolto dell’altro “se familiare”.. . Il nostro spazio condiviso è a volte un vero e proprio teatro di battaglie che alla fine terminano per forza maggiore con il chiudersi del sipario sui protagonisti che si danno la mano e s’inchinano sorridenti al pubblico. Passionali e fumantini, insomma, semplicemente veri. Non mi è mai mancato il loro amore, certamente. Mi hanno insegnato l'accoglienza e il rispetto dell'altro , mi hanno mostrato più con l’agire che con le parole quanto nella vita la scelta giusta non sia la più comoda o vantaggiosa, anzi. I compromessi, intesi come “ scelte convenienti seppur non corrette”, ai quali forse oggi consiglierebbero di scendere, spinti da una stanchezza emotiva e da un vivere inquinato da un eccesso di materialismo (il brutto di giungere in vecchiaia sottopo sti a continui subdoli condizionamenti psicologici che inevitabilmente da qualche parte attecchiscono), fino a ieri non erano minimamente contemplati soprattutto quelli che avrebber o intaccato aspetti morali ed etici. Alla fin fine hanno ottenuto esattamente quel che volevano: una figlia libera e responsabile, incorruttibile, onesta e con una grande fede nello Spirito che tutto permea. Peccato che oggi facciano fatica a vederlo perché , per essere così come me, non si può viaggiare alla mercé del vivere politico - socio - economico attuale e quindi sono infinite le “rotture” con cui dover fare i conti...
Vi assicuro che ho anche difetti, ma di quelli parleremo altrove.
C ’era poi Lei, mia Nonna. Nonna Ada, tra i miei più grandi maestri di Vita: “La volontà
di Dio è la tua volontà, porta pazienza...” Lei, come Epicuro nel quadrifarmaco, sosteneva che se un dolore durava molto era sopportabile, quindi sulla scia del detto popolare “ognuno ha la sua croce”, invitava a riconoscere la capacità di sostenere le difficoltà insita in ogni uomo e a non perdere di vista quanto, in qualsiasi circostanza, si poteva sempre e comunque continuare ad agire nel bene. Ci fu un lutto in famiglia, uno di quelli che ti segnano il cuore. Io ero tanto giovane e Lei, a distanza di qualche tempo dall’evento, ma forse non abbastanza distante per tutti, mi lasciò organizzare una festa a casa sua. La ricordo al telefono rispondere pacatamente a chi l’accusò urlante di non aver avuto le dovute accortezze: “Figlia mia, non volevo mancare di rispetto al tuo dolore. Lo sai che anche noi soffriamo per l’accaduto, ma non c’è nulla di male a trascorrere serenamente del tempo con gli amici. Chi non c’è più non si dispiacerà del saper gioire di chi resta. ”. Le parole non furono certamente queste e qualche inflessione dialettale le rendeva senz’altro più poetiche e veraci, ma i l senso profondo che si scalfì nei miei ricordi sì . Vivido ancora pure il dispiacere che provai nel percepire profondamente che mia nonna, in quel momento avesse premura, più di ogni altra cosa, di difendere me e non se stessa. Lei non ne aveva bisogno. Mi guardò, “porta pazienza” e si procedette senza fretta nello scorrere del tempo. Saggia e premurosa, coraggiosa e splendidamente “banalmente umana”. Se ne andò quando era pronta, fino a quando ha potuto, restò lucida, puntuale, attenta. Pazi ente, appunto. Mi manca e tanto avrei voluto avere vicino una creatura di siffatta caratura in questi tempi . Cosa avrebbe detto di questo procedere insensato e ridicolo che sempre più si sta diffondendo senza un freno e senza vergogna? Forse ancora una volta solo questo:
“Porta pazienza...”.
Altro maestro fu e oggi è con forza, mio fratello. Uomo di grande talento e sensibilità, dall’animo generoso e inquieto, requisito quest’ultimo necessario per divenire tramite reale dell’arte. Lui parte trasformando il suo sentire fino a raggiungere quel “momento di vuoto” in cui cogliendo il proprio sé profondo s’identifica con esso e gli Dei parlano attraverso di lui.Non perché sia mio fratello, ma la sua musica è senza dubbio un dono grande e prezioso per tutti noi. Più che parlarne,consiglio l’ascolto della sua musica. https://www.youtube.com/channel/UCvttUt9opP0LTZpMNd26bcg
Da piccoli prima di dormire, Nonna ci teneva la mano e con lei recitavamo le preghiere, sempre, ogni notte.