Una storia di oltre quarant'anni, con ascese vertiginose, cadute e resurrezioni insperate. E' quella dei Duran Duran che Stephen Davis prova a mettere insieme in "Please Please Tell Me Now. La storia dei Duran Duran" (Il Castello - Chinaski Edizioni). Attraverso interviste esclusive ai membri del gruppo, amici e collaboratori, il giornalista e biografo rock ricostruisce la storia della band dagli esordi nel 1978 fino ai giorni nostri.
Quale momento migliore per fare uscire una biografia sui Duran Duran? La band inglese è stata recentemente inserita nella Rock'n'Roll Hall of Fame, riconoscimento che sembra riequilibrare anni di critiche e ironie e che è arrivato in un anno che ha visto il gruppo in grande salute, con un disco ispirato come l'ultimo "Future Past" e un tour di grande successo tra Europa e Stati Uniti (in attesa di nuove date in Europa nella primavera del 2023). Ma questo è il passato recentissimo, quello a cui il libro di Davis non arriva.
Il biografo, noto soprattutto per un libro sui Led Zeppelin, prende in considerazione il periodo che va dalla fine degli anni 70, quando la band si forma a Birmingham, al 2020, arrivando alle soglie del quarantennale del primo album, i cui festeggiamenti sono stati per forza di cose posticipati a causa della chiusura mondiale per Covid. L'operazione di Davis è meritoria da un lato anche se non evita alcuni scivoloni piuttosto clamorosi. Ciò che è più apprezzabile è la volontà di prendere in considerazione la band come un'entita musicale con una sua dignità e non come un semplice fenomeno di costume come la critica più prevenuta l'ha descritta per anni, complice anche il periodo della Duran-mania nella seconda metà degli anni 80 che ha spinto molti a concentrarsi più sull'isteria dei fan che non sulla musica proposta. Proprio in quest'ottica lascia perplessi l'insistenza di Davis nel definire il gruppo "boy band", cosa che i Duran Duran non sono mai stati, tanto più che si può far coincidere la nascita della definizione di boy band con l'esplosione dei New Kids on the Block, ormai a ridosso degli anni 90, vera decade di riferimento di quella tipologia di formazione, esclusivamente vocale con band come Take That, Backstreet Boys, NSynch e via cantando e ballando. Il libro racconta la nascita della band e di come, appassionati di artisti glam e synth pop del periodo come Roxy Music, David Bowie e Ultravox, LeBon e soci si misero alla ricerca di sound inedito per l’epoca: "E se i Velvet Underground fossero prodotti da Giorgio Moroder? Potremmo avere un sound di quel tipo?". Per meglio dire: gli Chic che incontrano i Sex Pistols. Belli, giovani e sfrontati, sin dagli esordi sono stati capaci di realizzare musica raffinata e muoversi nei circoli più glamour mettendo in evidenza sin dagli inizi una visione artistica molto spiccata (basti pensare alla vicinanza di Nick Rhodes ad Andy Warhol). I video sempre più sofisticati, il merchandise, la moda, contribuirono poi a farne un fenomeno dall'esposizione mediatica enorme.
Questo lavoro è in qualche modo figlio di un'autobiografia della band per cui Davis venne incaricato nel 2004, ai tempi della reunion della formazione originale e poi mai più realizzata (sarebbe interessante sapere cosa ne pensa il gruppo di ciò che ne è uscito...). E si basa così sui racconti degli stessi John Taylor, Nick Rhodes, Roger Taylor, Andy Taylor e Simon Le Bon più quelli di gente a loro vicino, in molti casi fonti che "hanno chiesto di restare anonime". Il risultato è il racconto di come i Duran Duran siano diventati una delle pop band più influenti del pianeta, con oltre cento milioni di dischi in tutto il mondo e tour sempre sold out. Nel volume sono documentati anche la prima scissione del 1985 passando per le varie reunion fino agli ultimi anni, con tutte le vicissitudini personali, la sopravvivenza della band rispetto ai vari matrimoni dei componenti e il rapporto con i nuovi social media.