di Federico Mereta (giornalista scientifico)
Immaginate una grande pianura, come quelle che si vedono nei documentari sulla natura. E poi, provate a pensare cosa accadrebbe se dal terreno si sviluppassero piccoli rigagnoli di acqua destinati a gonfiarsi, fino ad allagare completamente la piana. Ovviamente, la vita degli animali terrestri sarebbe a rischio perché per loro respirare sarebbe praticamente impossibile. Qualcosa di simile, ed ovviamente ci scusiamo per l’impropria metafora, può accadere quando si sviluppa un edema polmonare. In pratica in questi casi si possono avere i polmoni che in qualche modo vengono a riempirsi di liquido, con conseguente impossibilità ad assicurare la normale respirazione. Chi va incontro a questa situazione, quindi, si deve considerare a rischio per un quadro che va affrontato dal medico precocemente, anche perché occorre svelare le cause dell’edema polmonare, che può essere legato a patologie cardiovascolari o anche a quadri che non interessano direttamente l’apparato circolatorio ma piuttosto i reni o gli stessi polmoni. O addirittura, in alcuni casi, l’edema polmonare può far seguito a gravi intossicazioni.
Cos’è l’edema polmonare e perché insorge
I medici parlano di edema polmonare acuto quando progressivamente si ha una perdita di liquidi dai capillari che circolano nei polmoni verso gli spazi che separano tra loro le strutture polmonari e poi agli stessi alveoli, dove si realizzano gli scambi tra area e sangue. In caso di edema polmonare quindi non si realizza correttamente lo scambio tra aria e sangue e quindi il corpo non si riesce a riempire dell’ossigeno di cui ha bisogno. La situazione tende ad aggravarsi molto rapidamente. Dapprima, il liquido tende a creare questa situazione, portando a difficoltà nel rifornimento di ossigeno. Poi va a circondare gli alveoli, Infine invade le vie respiratorie, togliendo quasi la possibilità di respirare. È evidente che con il suo progredire l’edema polmonare è sempre più pericoloso e come tale va affrontato rapidamente seguendo le indicazioni del medico.
L’importanza della corretta respirazione
Con la respirazione riusciamo a svolgere due funzioni fondamentali per la sopravvivenza del nostro organismo. Da un lato, infatti, con l’aria che entra attraverso il naso e la bocca, scende lungo le vie dell’apparato respiratorio e arriva fino ai polmoni, introduciamo l’ossigeno necessario per la produzione di energia ed il benessere delle cellule. Dall’altro, nella via a ritroso, viene espulsa l’anidride carbonica, il prodotto di scarto dell’organismo. Il fenomeno si ripete mediamente quindici – venti volte ogni minuto, più di venticinquemila volte ogni giorno. L’aria scende dalle alte vie respiratorie attraverso la trachea, un grande tubo che si trova nel torace. Poi, come una linea ferroviaria che giunge in prossimità di una stazione principale, la trachea si suddivide nei bronchi, i “binari” del respiro. Questi diventano sempre più piccoli, fino ad arrivare alla “centrale operativa” del polmone. Un piccolo “sacco” pieno d’aria, che si chiama alveolo. In questo sacchetto giungono non solo le più piccole diramazioni delle vie del respiro, ma anche i capillari del sangue. E proprio negli alveoli avviene il “miracolo”. Le pareti di queste strutture sono infatti tanto sottili da far passare i gas che arrivano dall’esterno e sono trasportati dal sangue. L’alveolo- nel corpo umano ce ne sono circa 300 milioni- svolge costantemente la sua funzione fondamentale. Prende il gas del sangue e lo manda verso l’esterno, per farlo eliminare con la respirazione. E si “impossessa” dell’aria ricca di ossigeno (mediamente circa il 20% dell’aria che respiriamo è fatto di ossigeno), che verrà poi distribuito ai globuli rossi e quindi andrà ad alimentare tutto l’organismo.
Come nasce l’edema polmonare
L’edema polmonare tende ad avere più spesso cause legate all’apparato cardiovascolare, da quadri semplici ed acuti legati ad infiammazione (ad esempio una miocardite) fino a condizioni molto complesse, legate ad esempio al cattivo funzionamento di valvole cardiache, all’ipertensione, ad aritmie, a vere e proprie ischemie. Non va poi dimenticato che quando il cuore non riesce a svolgere la sua normale funzione di pompa del sangue, come avviene nelle diverse forme di scompenso cardiaco, la comparsa di edema polmonare può far parte della situazione. Va ricordato che anche altre condizioni extra-cardiache possono essere alla base di un edema polmonare. È il caso ad esempio del ristagno dei liquidi nell’organismo che si può avere in caso di gravi malattie renali, quando i polmoni presentano un quadro acuto molto grave come l’embolia polmonare o magari vanno incontro a cali drastici della funzione perché il tessuto destinato alla respirazione viene occupato da infezioni, in caso di serie complicanze da gravidanza come l’eclampsia. Non va poi dimenticato che si può verificare un edema polmonare da alta montagna, che va sempre prevenuto evitando di salire rapidamente ad alte quote e di fare sforzi intensi senza il necessario acclimatamento.
Perché lo scompenso cardiaco causa edema polmonare
Lo scompenso cardiaco è una condizione che si verifica quando il miocardio, cioè il muscolo specializzato del cuore, è danneggiato e sovraffaticato. In questi casi si instaura una serie di alterazioni nella circolazione arteriosa, e venosa, che vanno ad affaticare sempre più le prestazioni cardiache, danneggiando in modo irreversibile il miocardio, e di conseguenza peggiorando le condizioni cliniche del paziente. All’inizio il cuore danneggiato non è in grado di pompare sangue con sufficiente efficacia per mantenere la circolazione arteriosa a livelli normali in tutto l’organismo. La quantità di sangue che viene pompata dal cuore al resto dell’organismo risulta pertanto ridotta, mentre quella che ritorna dall’organismo al cuore attraverso le vene incontra un’aumentata resistenza. Con il crescere della pressione venosa, il liquido tende a uscire dai vasi sanguigni e crea il cosiddetto edema sia nei polmoni e così si crea l’edema polmonare. Ad esso si possono associare anche gonfiori agli arti inferiori. Per questo si verifica la formazione di edema declive, classicamente caratterizzato dal visibile ingrossamento delle caviglie.
Perché compare lo scompenso cardiaco
Il cuore è come una pompa. E il carburante che fa funzionare questa pompa viene dal cibo, opportunamente trasformato in una serie di reazioni chimiche che, guarda caso, per svolgersi normalmente hanno bisogno di ossigeno. Quell’ossigeno che proprio il cuore deve immettere nel sangue. In pratica si realizza una sorta di circolo vizioso. Quanto più il corpo ha bisogno di ossigeno, tanto maggiore è la quantità di sangue che deve essere pompata dal cuore. In caso di scompenso cardiaco, purtroppo questa situazione si altera. In genere lo scompenso cardiaco non nasce “di colpo”. Ma viene piuttosto considerato una sorta di “conseguenza” di numerose patologie che direttamente o indirettamente danneggiano il sistema cardiovascolare. La più comune è sicuramente l’aterosclerosi: riduce il calibro di tutte le arterie, specie quelle del cuore, le coronarie, e quindi la diminuzione del flusso di sangue al muscolo cardiaco: il miocardio. Ciò danneggia la normale capacità di pompa muscolare e, contemporaneamente, obbliga il tessuto cardiaco sano a lavorare più del normale. Questa situazione si può verificare anche dopo un infarto che provoca appunto la morte di un’area più o meno ampia del cuore. L’ipertensione porta a livelli di pressione elevati che impongono al cuore di pompare più del normale favorendo lo sfiancamento del ventricolo sinistro, deputata al lavoro di pompaggio del sangue. Il diabete, così come le malattie delle valvole, rappresentano ulteriori elementi di rischio per lo sviluppo di scompenso. Infine l’abuso di alcool e di sostanze stupefacenti, alcuni agenti virali ma anche batterici possono provocare danni seri e permanenti al muscolo cardiaco in grado di rendere sempre meno efficiente la sua funzione di pompa.
Quali sono i sintomi dell’edema polmonare
Dispnea, tosse secca (a volte con tracce si sangue o striature) e cianosi, magari associati a senso di soffocamento, di dolore toracico e rigonfiamenti a caviglie ed arti inferiori, possono essere sintomi che possono far pensare all’edema polmonare. Proviamo a capire come si manifestano e perché compaiono. Accorgersi che si sta respirando non è certo normale, e non meno “strano” è rendersi conto che si fa fatica a respirare. Sono questi i più tipici segni della dispnea, che a volte è accompagnata dalla sensazione che manchi l’aria. Si tratta di un sintomo che indica quasi sempre l’insufficiente ossigenazione del sangue. A volte il problema nasce nelle vie respiratorie: spesso fa seguito a allergie, bronchiti che si riacutizzano, enfisema polmonare. Ma in alcuni casi può essere il segno di malattie localizzate in altri settori dell’organismo, come può accadere in caso di edema polmonare. Alla visita, poi, il medico può avere la percezione che la persone con edema polmonare fatichi e far correre l’aria lungo le vie del respiro. Si possono quindi manifestare dei sibili, con una sorta di “fischio” che si ripete quando passa l’aria. Spesso la causa di questo fastidioso “rumore” è l’asma bronchiale, che restringe i bronchi. Ma anche un enfisema polmonare, che fa “gonfiare” fino a scoppiare gli alveoli, può portare al sibilo. Se il sintomo non è legato a questi o quadri simili come un’infezione virale, il medico (non certo la persona) può sospettare anche l’edema polmonare. Infine un segno che qualcosa non funziona a a dovere è la cianosi: quando nel sangue non circola ossigeno a sufficienza le prime zone ad accorgersi di questa situazione sono quelle più “lontane” dal cuore come le labbra e le mani di dita e piedi. Se l’ossigeno non basta l’emoglobina non è abbastanza “rossa” e queste parti possono diventare leggermente bluastre, proprio per il deficit del gas vitale. Questo caratteristico sintomo prende il nome di cianosi, una condizione che può essere dovuta tanto a malattie cardiache che respiratorie.
Diagnosi dell’edema polmonare
Oltre alla visita medica, il curante può far ricorso a specifici esami diagnostici per confermare la presenza di edema polmonare. Il più utilizzato è sicuramente la radiografia del torace: in pratica con i raggi del torace si fa una “fotografia” dei polmoni. Con questo test si può fare la distinzione tra un edema polmonare interstiziale ed uno polmonare, si può comprendere se il cuore è ingrossato e se è presente un versamento nel torace. L’esame è estremamente semplice ma purtroppo in alcuni casi non si rivela molto preciso, soprattutto quando si tenta di individuare lesioni di dimensioni molto ridotte. È comunque fondamentale per ipotizzare un quadro di edema polmonare. Utili sono anche esami specifici come l’emogasanalisi che si pratica quando un malato non ha a disposizione ossigeno sufficiente per garantire le funzioni dell’organismo.Sul sangue prelevato da un’arteria vengono controllati i valori della pressione parziale di ossigeno e anidride carbonica e si ottiene quindi un indice attendibile sull’attività degli alveoli polmonari. In molti casi, vista la possibile origine cardiaca del quadro, si possono effettuare test mirati a valutare la funzione del cuore, sia sul fronte elettrico (in questi casi si parla di elettrocardiogramma) sia soprattutto per capire la struttura cardiaca e lo stato di salute dei tessuti e delle valvole. Per questo fine il test di base è l’ecocardiogramma.
Come si affronta l’edema polmonare
Il trattamento dell’edema polmonare va attivato caso per caso in base alle condizioni, ed è di stretta pertinenza medica. Occorre da un lato cercare di correggere la situazione che si è creata, dall’altro risolvere all’origine la causa che ha determinato il quadro. In termini generali, la prognosi dell’edema polmonare dipende sia dalla gravità della patologia che ha provocato la situazione sia dalla rapidità nell’intervenire per rimuovere la causa del problema. Contano molto anche l’età del paziente, le sue condizioni generali ed eventuali altre patologie che potrebbero peggiorare la situazione.