lunedì 28 novembre 2022

IL RICORDO

JIMI HENDRIX

Jimi Hendrix avrebbe oggi 80 anni e un giorno. Il 27 novembre del 1942, nasceva infatti a Seattle, l'uomo che avrebbe rivoluzionato l'uso della chitarra elettrica, di fatto segnando un percorso nel quale si sono inseriti tutti i più grandi chitarristi rock dagli anni 60 in avanti. Morto a soli 27 anni il 18 settembre del 1970, Hendrix è entrato nella leggenda in particolare grazie alle sue esibizioni al Festival di Monterey del 1967 e al Festival di Woodstock del 1969. In quest'ultima occasione realizzò una reinterpratazione dell'inno americano "The Star-Spangled Banner" passata alla storia.

Pochi artisti hanno lasciato come Jimi Hendrix un segno così profondo e tangibile nella storia del rock. Perché in soli quattro anni e tre album, il chitarrista ha letteralmente invento un nuovo modo di suonare la chitarra, modo che però con qualche variazione sul tema, sarebbe stata la base di tutto quello venuto dopo di lui. Hendrix è stato capace di incendiare la sua chitarra, non solo letteralmente come fatto in alcune esibizioni, ma soprattutto attraverso una serie di effetti sonori che ne hanno ampliato in maniera prima inconcepibile la paletta espressiva. Questo grazie a un uso innovativo di amplificatori, pedali e tutto quello che la (ancora modesta) tecnologia degli anni 60 gli metteva a disposizione. La parabola di Hendrix si è aperta e chiusa a Londra, città dove è arrivato nel 1966 grazie a un'intuizione di Chas Chandler, l'ex bassista degli Animals che diventerà il suo produttore e mentore. Dopo una lunga gavetta nei circuiti minori dell'America segregata dei primi anni 60, Hendrix si trova catapultato nella metropoli britannica, dove si trova a confrontarsi con chitarristi del calibro di Eric Clapton, Jeff Beck, Jimmy Page, Pete Townshend, senza considerare il peso di Beatles e Rolling Stones.

Partendo dal blues e dalla musica nera, Hendrix, grazie a una tecnica mostruosa (mancino suonava la chitarra usandola al contrario) porta prima lo strumento e poi la musica nel futuro. Tutto nello spazio di tre album che aprono nuovi mondi. Si parte nel 1967 con "Are You Experienced?", uno degli album di debutto più straordinari di sempre. Coadiuvato da Mitch Michell alla batteria e Noel Redding al basso, ovvero gli Experience, incide un disco che contiene pezzi passati alla storia come "Purple Haze", "Hey Joe" e "Foxy Lady". Tempo qualche mese e dà alla luce "Axis: Bold As Love", con pezzi da novata come "Little Wing" e "Up From The Sky". Nel 1968 registra il suo ultimo album in studio, il doppio "Electric Ladyland", il più grande successo commerciale della sua carriera, con "Voodoo Chile", la straordinaria cover di "All Along The Watchtower" di Dylan, "Crosstown Traffic".   Dopo essersi fatto le ossa a Londra, nel 1967 Hendrix fa il percorso inverso e torna alla conquista dell'America. Gli basta l'esibizione al Festival di Monterey del 1967, agli organizzatori del quale viene raccomandato da Paul McCartney e viene presentato al pubblico da Brian Jones. Su quel palco, il 18 giugno Hendrix e gli Experience misero in scena uno dei set più entusiasmanti della storia del rock. Nel 1969 Noel Redding lascia la band sostituito da Billy Cox, amico di lunghissima data di Hendrix. La mattina del 18 agosto di quello stesso anno c'è un altro appuntamento con la leggenda: Woodstock. Jimi sale sul palco di mattina, dopo essere stato sveglio per tre giorni. La sua versione distorta dell'inno americano è una delle performance più importanti e sconvolgenti di sempre.

Ma il successo, anche se di pochi anni, stanca Hendrix ben presto che punta a cambiare mondi sonori e sogna un disco con Miles Davis e Gil Evans per esplorare territorti jazz. Nel gennaio del 1970, per liberarsi da un contratto, registra un live con la Band of Gypsies, e cioè Billy Cox e Buddy Miles alla batteria, che uscirà postumo e che contiene "Machine Gun", uno dei vertici della storia del chitarrismo. In agosto finalmente apre al Village di New York, gli Electric Lady Studios i suoi studi registrazione, il sogno della vita. Farà in tempo a registrare una jam session, poi partirà per l'ultima tournèe della sua vita. Il 6 settembre, al festival dell'Isola di Fehmarn, in Germania, Jimi si esibisce nel suo concerto finale: dodici giorni più tardi verrà trovato privo di vita soffocato dal suo stesso vomito nella camera di un hotel di Londra. Da quel momento si aprirà il mistero attorno alla sua morte ma il suo nome entrerà stabilmente nella leggenda. 

 

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