sabato 22 ottobre 2022

TENDINE D'ACHILLE

COME SI GUARISCE DA UNA ROTTURA COMPLETA

di Sabrina Commis (fonte Gazzetta dello Sport)

Stabilità, movimento, equilibrio: sono alcune delle funzioni in cui il tendine d’Achille è coinvolto. È il più lungo e soggetto alle maggiori sollecitazioni tra tutti i tendini del nostro organismo, necessario per camminare, correre, ma anche semplicemente per stare in piedi. In caso di rottura, la sensazione è quella di “un calcio" ricevuto dietro, a metà gamba. L’auto-diagnosi è perciò molto facile. Attenzione però, a non aspettare prima di rivolgersi allo specialista, perché potrebbero allungarsi i tempi di guarigione. Ne parliamo con Federico Usuelli, responsabile di Ortopedia della Caviglia e del Piede di Humanitas San Pio X. 

Dottore perché si rompe il tendine d’Achille? 

"La rottura del tendine d’Achille, comune tra le persone di età compresa tra 40 e 60 anni, ma non rara neppure negli sportivi, è generalmente descritta come una fitta associata alla sensazione di un calcio ricevuto da dietro. Dolore, spesso molto intenso, nella zona del tallone o a metà gamba, gonfiore, impossibilità di piegare il piede verso il basso e di alzarsi sulla punta del piede, rendono doloroso appoggiarlo a terra per camminare, specie se la rottura del tendine è completa". 

Come avviene in genere la rottura?

"In pazienti che si ammalano in precedenza di tendinopatia non-inserzionale. È una patologia che induce degenerazione progressiva a livello del tendine, di cui il paziente si rende conto per una sorta di 'allargamento a clessidra' doloroso lungo il decorso del tendine. La rottura, parziale o completa, è l’atto finale della malattia degenerativa del tendine che avanza silenziosa". 

Chirurgia e medicina rigenerativa possono, insieme, stimolare la guarigione? 

"La rottura del tendine d’Achille può essere trattata in modo conservativo, ma questo richiede lunghi tempi di immobilità, con una serie di gessi, da tenere, cambiandoli, fino a tre mesi. La soluzione chirurgica rappresenta la via più veloce ed efficiente in caso di rottura completa del tendine d’Achille. La diagnosi è clinica, ma una volta stabilita la presenza della lesione, ecografia e risonanza magnetica possono essere utili per studiare entità della lesione ed eventuale retrazione dei monconi tendinei. Le soluzioni chirurgiche oggi più innovative e affidabili sono mini-invasive. L'obiettivo? Evitare grandi incisioni a rischio di non guarigione della cute, e adottare strategie che con mini-incisioni, inferiore ai 2-2,5 cm, permettano una riparazione stabile ed anatomica. Se, però, la rottura ha provocato un allontanamento importante dei due monconi, come accade più frequentemente nelle diagnosi tardive ad oltre 20 giorni dalla lesione, o quando la lesione è 'alta' a livello della giunzione mio-tendinea, la soluzione chirurgica di scelta appartiene agli esperti".

Quali i consigli per una possibile prevenzione? 

"Per ridurre le probabilità di rottura del tendine d'Achille, la prima forma di prevenzione è la diagnosi precoce di 'tendinopatia non-inserzionale achillea'. Il primo approccio terapeutico è l’esercizio fisico appropriato: stretching del tricipite, ma in generale della catena posturale posteriore, potenziamento muscolare in eccentrico. Sono entrambe importanti per ottenere un’unità mio-tendinea fisiologica e meno soggetta alla rottura. Inoltre, la gradualità dello sforzo e dell’intensità dell’esercizio sono elementi determinanti della prevenzione, così come variare gli sport alternando ad esempio, un’attività ad alto impatto come la corsa, a uno a basso impatto come la bicicletta o il nuoto”.

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