di Alessandro Ventre
Quando Riccardo Zanotti si era raccontato a Sound On per la prima volta, non aveva nascosto un certo timore all’idea di salire sul palco dopo due anni di silenzio assoluto dovuto alle restrizioni imposte per contrastare il Covid-19. Tuttavia, solo un paio di mesi più tardi, il tour che ha visto i Pinguini Tattici Nucleari impegnati in diversi palazzetti d’Italia ha disperso i suoi dubbi sotto ogni singola nota cantata a squarciagola da una marea di gente pronta ad aggiudicarsi i posti migliori già dalle prime luci dell’alba.
Da Treviso a Eboli, da Firenze a Bologna, il “Dove eravamo rimasti Tour” celebra già dal titolo la vera identità della band, rimasta invariata nonostante il passare del tempo e il continuo aumento dei singoli in classifica, e regala una festa adatta a tutta la famiglia, trovando il suo filo conduttore in una serie di ossimori prolungati per l’intera durata del concerto. Non solo perché alle hit più vendute – a partire da “Ridere”, “Giovani Wannabe” e “Ringo Starr” – rispondono canzoni meno famose ma ugualmente importanti per l’ascesa della band, come dimostra “Verdura”. Ma anche e soprattutto per la capacità di alternare le radici rock, che comprendono il tuffo sulla folla di Zanotti, a un momento acustico che regala un’atmosfera decisamente intima e risalta le capacità musicali dei singoli componenti.
Se questo non fosse sufficiente a certificare lo stretto legame che avvicina il gruppo bergamasco al pubblico, il dialogo è costantemente alimentato da scambi di battute e dai monologhi con cui vengono fotografati tutti i brani, volti verso chiavi di lettura che da un lato scuotono importanti tematiche sociali e dall’altro ripercorrono la carriera attraverso una serie di fotografie sullo sfondo che riportano la memoria agli esordi, quando il gruppo era ben lontano dalla notorietà raggiunta grazie all’esperienza sanremese del 2020.
L’abilità di catturare il pubblico, avvalendosi anche di un’irriverente applicazione per smartphone che regala giochi di luce e attività multimediali, è certamente figlia dei tanti live con cui la band ha raggiunto la sua dimensione ideale, ma non appartiene solo al frontman del gruppo. Un po’ come nel calcio totale esaltato dall’Olanda e dall’Ajax degli anni Settanta, i protagonisti possono lasciare la loro postazione ed essere subito sostituiti senza subire particolari variazioni. È così che Zanotti riprende fiato alle tastiere mentre Elio Biffi si appropria del microfono per “Cancelleria” e “Freddie”, mentre scende in platea a distribuire sushi – prima di aggiungersi ai cori – quando il bassista Simone Pagani canta “Sashimi”. Ognuno è protagonista di uno spazio ben costruito, di gag più o meno improvvisate, ma soprattutto di un divertimento contagioso che mostra la particolare intesa con cui i sei artisti si preparano a vivere le date outdoor. “Pastello bianco”, contenuta nell’Ep “Ahia!”, è il finale perfetto per lasciare in bocca un sapore che mischia malinconia e gioia. Per l’affetto che dona e riceve dal pubblico, per i sacrifici fatti e traguardi raggiunti, per la strada che la band vuole ancora fare, per le soddisfazioni di chi respira la vera felicità.