di Massimo Spinosa
La giovane Zoe vive ad Acquaforte, paesino di fantasia e arroccato su una montagna, con il padre, uomo “né cattivo né buono”. È lei la voce narrante di questo breve romanzo-confessione ambientato in un paese, caratterizzato dalla classica mentalità ristretta, dove ha l'immeritata fama di essere una poco di buono. Nei "I sentieri di Zoe", che segna l'esordio narrativo del giornalista Massimo Spinosa, oltre alla protagonista spiccano alcune tipiche figure di questi piccoli centri, come la vecchia Adele, inquietante perché crede di parlare con le anime dei defunti, o il classico gruppo anonimo di anziani, presenza fissa al bar, sempre pronto a sentenziare su tutti e su tutto. La trama, lontana da intrecci inutilmente complicati, si svolge come una sorta di diario dove ogni capitolo ha una sua compiutezza narrativa. Caratterizzato da uno stile semplice, il testo presenta un linguaggio lineare che, a volte, sfocia in sfumature gotiche o ironiche. Zoe decide di fuggire da Acquaforte e di stabilirsi in una grande città, ma dopo anni tornano i fantasmi del passato con cui dovrà fare inevitabilmente i conti. Una lettera le farà risvegliare sentimenti e sofferenze nascosti da tempo. E per lei non sarà facile.