domenica 19 giugno 2022

MOMENTI DI GLORIA

ATTENZIONE FURTO D’IDENTITÀ 
di Gloria Micacchi

Lo scorso anno, mentre svolgevo la mia professione da docente ancora all’interno delle istituzioni scolastiche, le quali erano passate fluidamente, con una certa leggerezza di spirito, dalle lezioni in presenza a quelle in DAD, mi son chiesta che effetto avrebbe avuto l’utilizzo potenziato di questi device già così notevolmente presenti nel nostro vivere quotidiano e come avrebbe potuto influire sul nostro comportamento, oltre che sul nostro stato di salute.
 Tutte domande che ci si sarebbe aspettati venissero  poste in essere da altri, a partire dai dirigenti scolastici, ma su cui nella migliore delle ipotesi si è preferito sorvolare a fronte di una imperfetta  (sono gentile) valutazione dei rischi, nella peggiore non si era nelle condizioni intellettive base per poterlo fare.
Decisi di trattare tale argomento con i miei studenti, e ci imbattemmo subito nel primissimo degli effetti: abbassamento della soglia di attenzione. Lo facemmo proprio durante le ore di DAD, utilizzando gli stessi strumenti verso i quali ci stavamo interrogando…
“Viviamo in una società profondamente dipendente dalla scienza e dalla tecnologia e in cui nessuno sa nulla in merito a tali questioni. Si tratta di una formula sicura per il disastro.” Carl Sagal, astronomo.
“Siamo sempre più connessi, più informati, più stimolati ma esistenzialmente sempre più soli.” Tonino Cantelmi, psichiatra.
Interessante fu l’ascolto di un video della conferenza di Lisa Iotti, giornalista d’inchiesta, a TedX Reggio Emilia del 2018, che consiglio di vedere: https://www.youtube.com/watch?v=rsUxIYQ4LQo.
Ne vennero fuori belle riflessioni, ma ciò che mi colpì fu riscontrare quanto tempo gli studenti passavano effettivamente guardando lo schermo del cellulare ed avere conferma diretta da loro di quanto non riuscissero più ad accogliere un flusso di informazioni in entrata senza perdersi, per poi ritornare e non aver di fatto compreso nulla di quanto l'altra persona stava dicendo. "Professorè pensi che io non riesco neanche a stare più dietro a ciò che mi sta dicendo un'amica, per cui come faccio a seguire ciò che dice un professore?" citazione di una ragazza che alla verifica dei dati relativi al tempo di utilizzo del suo cellulare (“Benessere Digitale e Controllo Genitori”), questo risultò essere di 15h.  15 ORE su 24 ORE con lo sguardo rivolto allo schermo del telefonino. Avete capito bene…
Qualche giorno fa dialogando con il mio amico Matteo Martini che voi conoscerete come coautore e curatore di diversi testi, fra cui il dossier collettivo Operazione Corona colpo di Stato globale (Edizioni Aurora Boreale, 2020) o come autore per la Rivista "Nexus New Times" ed ideatore e conduttore per la stessa del format informativo "Nexus Reloaded" e molto altro (!) ad un certo punto abbiamo riflettuto su quanto la diminuzione della capacità di attenzione sia in realtà verificabile dal punto di vista esperienziale in modo eclatante. Immaginate un colloquio col suddetto: o innalzate la vostra soglia di attenzione o perdete uno degli amici più interessanti e preziosi che la vita vi abbia offerto in dono… Quindi mi è rivenuto in mente il video proposto  ai ragazzi e ho deciso di scrivere un articolo a riguardo.
Per iniziare ho cominciato a fare una ricerca e dopo aver assodato la presenza di studi che attestano la diminuzione della capacità di attenzione e dell’influenza che il navigare su internet e l’utilizzo dei social ha su chiunque ne faccia uso, son rimasta sbigottita per altro: vi sono persone che non ritengono ciò un problema, addirittura lo considerano una naturale e quindi accettabile manifestazione della assai nota capacità di adattamento dell’essere umano a questo mondo che cambia…
Pazzesco!  
Anzitutto che la capacità di attenzione sia indubbiamente ridotta lo possiamo verificare su noi stessi ed anche sugli altri in modo evidente senza troppi sforzi e senza che occorrano studi a darne dimostrazione. Basterebbe guardare le persone negli occhi per capire fino a quando sono con noi e quando la loro mente inizia a viaggiare altrove. La capacità di “prendersi una pausa” può essere salvifica in alcune situazioni, ma il fatto di farlo continuamente anche quando necessità non ve ne è, di sicuro dovrebbe farci riflettere. Per averne conferma vi basterà osservare quante volte il vostro interlocutore rivolgerà il suo sguardo al cellulare durante un confronto verbale.
L'aspetto che ritengo in assoluto il più importante è che lo sviluppo delle aree del cervello che sono deputate all’acquisizione di informazioni, all'elaborazione di queste, alla costruzione della nostra memoria e quindi anche alla creazione di una nostra identità rischino di venire fagocitate da quelle che alimentano il nostro essere multitasking . Ammesso e non concesso che possa apparire utile "sembrare" capaci di fare più cose insieme, il pericolo che si incorre nel non avere più il tempo e lo spazio nel quale ognuno di noi possa formare la propria identità è spaventoso.
Come afferma Michael Merzenich, professore emerito di Neuroscienze presso la University of California di San Francisco, i circuiti neuronali si plasmano a seconda di come li usiamo,  il cervello è plastico e cambia a seconda dell’esperienza, quindi se non facciamo più delle cose, perdiamo di fatto la capacità di farle.
L’essere multitasking come riferito dalla professoressa Gloria Mark dell’Università della California, vuol dire, non fare e portare a termine più cose per bene, ma continuare a switchare, andare avanti indietro, rifocalizzando continuamente la nostra attenzione. Tutto ciò a favore di un aumento di stress negativo e a sfavore di un rendimento realmente in positivo.
Augurandomi che questo scritto sia riuscito a trattenere la vostra soglia di attenzione ad un buon livello vado a concludere: non solo facciamo lavorare il nostro cervello contro di noi innescando degli effetti stressanti negativi a cascata su tutti gli aspetti psico-fisico-emotivi, ma eliminando completamente la possibilità di ascoltarci, di fare nostre le informazioni che vengono dall'esterno filtrandone i contenuti attraverso il nostro peculiare sentire ed il nostro comprenderne il senso e quindi assassinando sul nascere la nostra identità a breve saremo tutti uguali, tutti omologati, tutti incapaci di porre domande, privi di spirito critico, incapaci di nuove idee, di creare, di evolvere, incapaci di giudicare, di discriminare il bene dal male…
Il nostro essere autentici non sarà più possibile perché avremo inibito in ogni modo la possibilità di rendere manifesti chi siamo realmente o chi avremmo potuto decidere, scegliendo, di essere. Questo vuol dire che non ci saranno più talenti da esprimere, da scoprire negli altri soprattutto nei bambini, ma ci sarà solo un agire a seguito di istruzioni impartite da qualcun altro, un ricopiare qualcosa di già esistente, reiterando negli errori senza possibilità di correzione, un procedere ritmato, controllato, vuoto, triste, privo di vita.
Chiediamoci dove ci porterà percorrere questa strada. In base a cosa faremo scelte riguardanti il nostro vivere: dalla sessualità alla salute, dall’alimentazione all’educazione… Cosa stanno facendo i nostri figli, come lo fanno, perché in quel modo e non in un altro? Sono loro stessi o sono il prodotto di un mondo che non si fa più domande?
Sarà anche capacità di adattamento, ma chiedersi se tale capacità si sta usando per qualcosa che ci porta ad un'evoluzione e non a un'involuzione è avere senso di responsabilità o vogliamo abbandonare/farci togliere completamente anche questo?
“Possa ciascuno di voi, nonostante tutte le distrazioni generate dalla tecnologia, avere successo nel trasformare le informazioni in conoscenza, la conoscenza in comprensione, e la comprensione in saggezza.” Edsger Wybe Dijkstra, scienziato, informatico.
https://www.ilsaggiatore.com/libro/8-secondi/
https://time.com/3858309/attention-spans-goldfish/
https://www.independent.co.uk/news/science/our-attention-span-now-less-goldfish-microsoft-study-finds-10247553.html
https://www.focus.it/comportamento/psicologia/come-i-social-media-ti-cambiano-il-cervello;
https://www.gqitalia.it/soldi/2016/06/01/che-cose-il-diritto-alla-disconnessione-dalle-mail-fuori-dallorario-di-lavoro

 

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