Non so voi, ma quando sento suonare una fisarmonica o un bandoneon entro in catalessi. Assieme al contrabbasso e al violoncello sono gli strumenti che più modellano le mie emozioni. Vi dico questo perché mi è capitato tra le mani un lavoro uscito agli inizi di maggio dall’abruzzese Daniele Falasca, fisarmonicista e pianista di grande bravura, dal titolo Triade, pubblicato dall’etichetta Ars Spoletium – Publishing & Recording. Un disco scritto di getto, come spiegato dallo stesso artista, prodotto e confezionato ancora caldo, dove troviamo jazz, tango, samba, frammenti di world music, citazioni classiche, richiami alla musica popolare della sua terra d’origine, elaborati in seducenti percorsi sonori che rimandano da un capo all’altro dell’Atlantico in un suggestivo vai e vieni di ritmi e armonie. Un bel disco, aperto, gioioso, che l’autore ha dedicato alla sua “piccola” famiglia. Come spesso accade nel jazz, il titolo di un brano è l’input per immaginare visioni sonore, renderle quasi palpabili. Prendete Lety, la prima traccia, dove Daniele “racconta” la figlia Letizia. Un tema orecchiabile che parte sommesso e maestoso per poi esplodere in un carnevale carioca dove ballo, fiori, sole, caldo, tamburi esprimono tutta la carica vitale di una bimba ai suoi primi anni di vita. Triade, brano che dà il titolo all’album, descrive, invece, la vita frenetica del suo piccolo nucleo familiare composto da tre persone, un tango per immaginare e scandire la giornata tipo di casa Falasca.
Esperienze, conoscenze reciproche. In questi otto episodi che si susseguono in una sarabanda di note, hanno dato il loro apporto Arturo Valiante al pianoforte, Marcello Manuli al basso e Glauco Di Sabatino alla batteria. C’è spazio anche per due featuring: il pianista Vincenzo Di Sabatino in Città delle Rose e Linda Valori nel riarrangiamento di uno standard, What a Wonderful World, eseguito magistralmente grazie a quella voce soul da pelle d’oca di cui Madre Natura l’ha dotata. In quest’ode alla felicità che è Triade, What a Wonderful World può suonare a prima vista “stonato”, estraneo. Eppure, a pensarci bene, è il timbro di gioia che Daniele ha voluto stampigliare sul suo lavoro. Il mondo è meraviglioso, soprattutto se il padre che stravede per la figlia piccola esprime con le note l’avventura di essere genitore, una piccola vita su cui si ripongono aspettative, sogni, desideri. Falasca nel 2017 aveva addirittura dedicato un intero album all’attesa e alla nascita della bimba …Aspettando Letizia. Unico brano ammantato di un velo di tristezza, anzi, mi correggo, di nostalgia, è Chet, dedicato a Beker. Daniele non è nuovo a questi inserimenti, omaggi ad artisti che hanno contribuito alla sua formazione. Per concludere: Triade è un disco ben riuscito dedicato agli affetti e all’amore, per la famiglia, per la fisarmonica, per la musica. Ho letto da qualche parte che Daniele quando è triste suona il pianoforte e quando è allegro sceglie la fisarmonica. Strumento popolare, accompagnamento degno di feste, tradizioni e balli. Si aprano le danze, dunque!
Consigliato: un antidoto allo stress e alla tristezza…