(tratto da Orizzonte Scuola)
Uno dei punti salienti del nuovo decreto anti covid varato dal Consiglio dei Ministri del 2 febbraio è senza dubbio quello relativo alla distinzione, per quanto riguarda le misure per la scuola, fra alunni vaccinati e non: i primi possono seguire in presenza mentre gli altri dovranno fare lezione a distanza. Bianchi e Speranza difendono la scelta del Governo ma i malumori sono tanti. E il primo a contestare la misura è proprio un membro del Governo: il sottosegretario all’Istruzione Rossano Sasso: “Condivido la decisione dei ministri della Lega di disertare il voto che sancisce una inaccettabile discriminazione tra studenti vaccinati e non vaccinati in merito ai protocolli su quarantene e didattica a distanza. La soluzione proposta dal ministro Speranza rappresenta una grave mancanza di rispetto nei confronti della scuola, luogo per eccellenza di accoglienza e inclusione. Negare un diritto a qualcuno non rafforza di certo i diritti degli altri”, tuona il leghista, che dunque si trova in una posizione opposta a quella del numero uno che guida il suo Ministero.
Per Patrizio Bianchi, infatti, “introdurre l’opportunità per i vaccinati di restare a scuola e non per i non vaccinati non è assolutamente un tentativo di discriminazione da parte del governo”.
“E’ invece – secondo il Ministro dell’Istruzione – una indicazione di marcia per il riconoscimento di quelle famiglie che hanno fatto questa scelta. C’e’ la necessità di accelerare la disponibilità di dare a tutti i bimbi questa opportunità e ne ho già parlato con il commissario Figliuolo”.
Bianchi precisa anche un altro aspetto: “Nel concetto stesso dei vaccinati ci sono anche i guariti. E questo fa aumentare di molto il numero. I guariti sono immunizzati“.
Anche il M5S si mostra contrario a tale direzione: ”Apprendiamo che il Consiglio dei ministri ha deliberato importanti semplificazioni al protocollo per la gestione delle quarantene nelle scuole. In particolare, prevedere di ridurre da 10 a 5 i giorni di isolamento in caso di contatto con positivi, anche per le scuole dell’infanzia, e di diminuire il numero dei tamponi ad oggi previsti per il tracciamento nelle scuole secondarie di primo e secondo grado va incontro alle richieste più volte espresse dal Movimento 5 Stelle”, dicono i pentastellati in una nota.
“Non possiamo però dirci soddisfatti per quanto riguarda la differenza di trattamento tra studenti vaccinati e non: ancora una volta ribadiamo che la scuola è e deve rimanere luogo di inclusione. Penalizzare i più piccoli per le scelte compiute dai loro genitori è sbagliato e fa segnare un pericoloso passo indietro nell’impegno a garantire il più possibile il diritto all’istruzione in presenza“, aggiungono i deputati del M5S in Commissione Cultura e Istruzione. Politicamente si rintracciano altre posizioni polemiche sul tema: secondo la senatrice Bianca Laura Granato, per “il governo i vaccinati positivi al Covid possono continuare a frequentare le lezioni o avere una quarantena ridotta in caso di presenze di positivi in classe, mentre i non vaccinati anche se sani devono restare a casa e permettere ai vaccinati di continuare a frequentare anche se positivi, facendo così circolare i contagi e quindi trasformando la Dad dei non vaccinati in una condizione permanente”.
“Si tratta di un obbligo vaccinale di fatto per i minori – insiste l’ex senatrice pentastellata ormai al Gruppo Misto – di cui il governo non vuole assumersi alcuna responsabilità.
C’è chi invece guarda anche all’aspetto pratico della questione. D’altra parte, questo decreto aveva anche come obiettivo quello di semplificazione della gestione delle scuole. Ma secondo la segretaria generale Cisl Scuola, Maddalena Gissi, non si è proprio raggiunto tale obiettivo ancora: “Con le nuove misure si cerca di guardare alla normalizzazione, che purtroppo è parziale, perché anche la distinzione fra vaccinati e non vaccinati nelle quarantene introduce elementi di complessità che la scuola dovrà continuare a gestire a partire dalle difficoltà di comunicazione con le famiglie“.
Per Antonello Giannelli, presidente dell’associazione nazionale presidi, “sicuramente c’è una semplificazione ma è evidente che si debba ancora intervenire per alleggerire al massimo il carico di lavoro burocratico che incombe nelle scuole”. E sulla differenziazione di trattamento tra vaccinati e non vaccinati: “è invece un problema. Me ne rendo conto. Ma al momento attuale non si poteva fare diversamente. Qualunque situazione crea svantaggi per qualcuno e credo che chi non si è vaccinato debba farlo“. “Queste disposizioni confermano tutte le nostre perplessità sulla gestione della pandemia nelle scuole – dice Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – perché invece di ripartire tutti in Dad dopo le feste natalizie si è preferito riaprire le classi portando in Dad un numero altissimo di alunni, contagiati o reputati contatti stretti. Siccome il numero di casi non è tanto trascurabile così come ha detto il Ministero un paio di settimane fa, ora si alza il numero di contagi. Ma in questo modo si mette ancora più a rischio la salute di chi sta nelle scuole, personale compreso. Anche perché è assodato che le vaccinazioni obbligatorie volute sempre dal Governo non servono a evitare il Covid e nemmeno a non trasmetterlo”.