di Federica Cocchi (fonte Gazzetta dello Sport)
L'uomo nero esiste. È un gigante buono che ha un braccio potente e un cuore gigante. Si chiama Matteo Berrettini e oggi, in match incredibile, agguantato quando tutto sembrava perso, ha battuto Gael Monfils in 5 set 6-4 6-4 3-6 3-6 6-2 e ha agguantato la terza semifinale di un grande Slam in carriera.
ORA C'È RAFA— Era il remake del quarto di finale allo Us Open 2019, una battaglia durata tre ore e mezza e vinta dal nostro, alla prima esperienza su un grande palcoscenico. "Stavolta sarà diverso, sono cresciuto, maturato" diceva il romano prima della battaglia. E infatti, nei primi due set è lui che comanda, un match che appare quasi una formalità. Fino a metà del terzo set, quando Berrettini ha un calo, subisce un break e si spalanca il vuoto sotto i suoi piedi. Un vuoto che lo inghiotte, gli succhia le energie fisiche e mentali e lo conduce a a un passo dalla sconfitta. ma la differenza tra un bravo giocatore e un campione è tutta in quel passo, che Matteo fa, ma indietro. Salvandosi dal baratro. Ora un altro dejà vu: la semifinale contro Rafa Nadal, proprio come allora, nel 2019. Anche il maiorchino arriva da una lunga battaglia di 4 ore in cinque set con Shapovalov, ha un piede acciaccato, ma resta sempre il campione di 20 titoli Slam, uno dei più grandi di sempre.