Il 2001 segnò per Squaresoft un punto di svolta e di non ritorno. Il 2 luglio, negli Stati Uniti, le sale cinematografiche cominciarono a proiettare il disastroso film dedicato alla saga Final Fantasy, intolato Final Fantasy: The Spirits Within. Il clamoroso flop al botteghino causò perdite multimilionarie all’azienda; l’azienda era già da mesi in contatto con Enix per discutere della possibile fusione e questo inciampo rischiò seriamente di compromettere l’accordo. Fortunatamente, il 19 luglio uscì in Giappone il primo capitolo di Final Fantasy per PlayStation 2, Final Fantasy X, accolto in maniera estremamente positiva sia dal pubblico che dalla critica.
La protagonista femminile di questo capitolo, Yuna, è un personaggio complesso, che permette ai giocatori di confrontarsi (in)direttamente con tematiche profonde e tutt’altro che facili. È una consuetudine che le protagoniste dei vari capitoli della serie portino sulle spalle pesi di un certo calibro: le origini di Garnet (Final Fantasy IX), Rinoa (VIII) e Terra (VI), così come quelle di Aerith (VII), le pongono nel mirino delle forze oscure di turno, rendendole allo stesso tempo una delle forze necessarie a debellarle. Con Yuna, Squaresoft decise (finalmente) di mettere le redini della propria storia in mano a una di queste protagoniste, anziché condannarla con delle origini infauste – o almeno, rese tali dalle circostanze. Yuna porta, come le altre, su di sé un enorme peso, questo è vero, ma è stata lei a scegliere, a offrirsi come volontaria. Sì, anche le origini di questo personaggio non sono irrilevanti – la ragazza sceglie di seguire le orme del padre – ma non sono sufficienti a determinare il suo destino. Yuna decide di diventare un’evocatrice, capace di richiamare delle potenti entità (Eoni) al proprio fianco sul campo di battaglia, sperando di riuscire a ottenere l’invocazione suprema per liberare (temporaneamente) il mondo da un mostro terribile, noto come Sin. Lineare, giusto? Non proprio! Per scacciare questo male, l’evocatrice è destinata a sacrificare la propria vita. Una volta presa questa decisione, Yuna convive con questa tremenda consapevolezza della morte, tutt’altro che comune in una ragazza della sua età (appena 17 anni) che si trova a fare i conti con una scelta che inevitabilmente si scontra con altri desideri e altre emozioni. Yusuke Naora, art director del gioco, nei primi bozzetti dedicati a Yuna l’aveva immaginata con indosso dei vestiti sgargianti, dai colori caldi e accesi. È stato poi Tetsuya Nomura, qui in qualità di character designer, a optare per un outfit che richiamasse più da vicino la tradizione giapponese, insistendo perché l’evocatrice avesse indosso abiti lunghi e vaporosi, perché accompagnassero e accentuassero i suoi movimenti nel corso della danza che accompagna il rito del trapasso – che guida le anime dei defunti nell’aldilà – catturata in uno dei filmati più indimenticabili del gioco. Nell’inatteso e discusso seguito diretto dell’opera, Final Fantasy X-2, lo stile di Yuna cambia drasticamente. Non si è trattata soltanto di una scelta fatta per accompagnare un diverso tipo di gameplay, ma anche per rappresentare il profondo cambiamento avvenuto nel mondo di Spira dopo gli eventi del decimo capitolo della saga: la prima parte dell’avventura di Yuna si svolgeva in un mondo in cui l’aspetto religioso è centrale e si respira un’aria densa di preoccupazioni e di cattivi presagi, pertanto la seconda parte doveva mostrare in tutto e per tutto il definitivo abbandono di questo fardello. Questo personaggio si è spinto anche oltre i confini del suo videogioco di origine, finendo tra i combattenti della serie Dissidia e andando a fare compagnia a Sora e soci in Kingdom Hearts II. Numerosi altri sviluppatori, negli anni, hanno reso omaggio a questo personaggio, portandola in giochi come Puzzle & Dragons, Monster Strike e Itadaki Street, a ulteriore testimonianza di un successo ancora in grado di lasciare una traccia concreta, anche a vent’anni di distanza dal debutto originale.